Autore: Davide Levi

 

 

YIGDAL ELOHIM HAI e L'UNITA' DI DIO (YIHUD HA SHEM)

 

 

 

Il cantico (piyut) sinagogale Yigdal Elohim Hai fu scritto dal rabbino Daniel ben Yehuda ha Dayan, che visse a Roma nel sec. XIII. L'attribuzione è confermata dal R. Shmuel David Luzzatto (Shadal) nella sua introduzione al Sidur (Libro di preghiere) della Comunità ebraica italiana (secondo la consuetudine liturgica italiana).

 

Si tratta di una parafrasi metrica dei tredici Articoli di fede ebraica elaborati dal Rambam (Moshe ben Maimon, 1130-1205).

 

Il piyut venne pubblicato per la prima volta a Bologna nel 1541.

 

Prima di commentare il Cantico, è bene riportare in questa sede la polemica che il grande Hacham yemenita, Yehie ben Shlomo El Kapah, condusse contro i cabalisti di Gerusalemme (anno 1931) tramite il suo scritto "Milchamot Ha Shem" , che in questa sede useremo per spiegare l'Unità di Dio (Yihud Ha Shem), secondo i nostri Saggi di benedetta memoria.

 

Nel capitolo 40 del libro (pag. 128-129 nella versione italiana che abbiamo curato, "Le Sacre Guerre contro la Kabbalah"), è riportato il motivo per il quale i movimenti cosiddetti chassidici, che si rifanno a R. Yitzhak Luria (Ari), Habad in primis, non includono questo piyut nei loro libri di preghiera.

 

Scrive R. El Kapah: L'autore dello Zohar ha dimenticato una mishnà intera in Avot: "Conoscere, far conoscere e capire che Egli è Dio, Egli è il Creatore, Egli è il Fattore, Egli è il Giudice, Benedetto Egli sia, alla cui presenza non esiste inganno, né dimenticanza, né favoritismo, né corruzione".

 

E similmente i nostri Saggi scrissero nel Talmud Yerushalmi (Bezà 62b): "Chiunque affermi che il Signore è 'volubile' nel giudicare, possano le sue viscere essere sciolte! Al contrario, Egli, prima di emettere una sentenza, giudica con ponderazione".

 

E anche (Trattato Yebemot, 121b) : "Ha Kadosh Baruch Hu è scrupoloso nel giudicare i giusti come lo spessore di un capello". E inoltre: "Egli espia la colpa di chi si pente ma non di colui che persevera nel peccato".

 

E contro le false credenze che R. Tam ibn Yihia si espresse quando affermò che coloro che si occupano di questa nuova kabalà demoliscono le pietre angolari della Torà, abbattendone i suoi pilastri.

 

Le sue parole vanno riferite anche a ciò che venne scritto nel nome di Yitzhak Luria (vedasi Sefer Mahberet ha Kodesh, pag. 28, S.Hemdat Yomin e Tikunei Shabat, cap. 6), secondo cui non bisogna recitare il cantico Yigdal Elohim Hai. A spiegazione di tale proibizione viene addotto il fatto che essi credono che nessun servizio, preghiera o lode debbano essere riferiti a Dio, la Causa Prima, dal momento che Egli è "al di sopra" anche delle lodi e delle benedizioni. Egli, il Dio Infinito, non si occupa né di leggi, né di servizio, né di preghiere. A loro dire, Egli si è emanato e investito nelle Sefirot degli innumerevoli mondi, che sovrastano il mondo di Atzilut, che sono troppo 'sottili' e 'spirituali' per poter essere concepite o percepite. Anche Adam Kadmon di Atzilut come pure Atik Yomin, Arich Anpin, Aba, Ema, non possono essere serviti o invocati in preghiera, a causa della loro finezza e segretezza. Soltanto l'ultima emanazione o partzuf di Atzilut, ossia Zeir Anpin (e la sua controparte femminile, Nukve), può essere servito e invocato perché ha già acquisito un poco di 'densità'.

 

Considerate l'assurdità che è scritta in un loro testo, il Sefer ha Brit:

"Ebbene, fratello mio, devi sapere che la nostra fede è dissimile da quella dei metafisici o degli Ismaeliti per quanto riguarda l'Unità del Creatore. Costoro, infatti, ignorano del tutto il meraviglioso Tetragramma. Essi credono soltanto in quell'esistenza necessaria, nella sua forma più semplice, che precede la creazione... Non è così per noi, per il popolo del Dio di Abramo, che crede nella sua esistenza necessaria, dopo che essa si è 'rivestita' tramite le sue Sefirot. Questo è il segreto del Tetragramma, nella categoria del 'dopo la creazione'. Esso fu rivelato a Moshè sul Sinai. Ci trasse dalla terra d'Egitto e diede la Torà ai nostri padri. E' a questa categoria che i nostri servizi, i nostri sacrifici, le nostre preghiere, le nostre mitzvot debbono rivolgersi. Fu questo meraviglioso nome, Ha Shem Eloeha, Zeir Anpin, che Moshe ci esortò a temere".

 

Similmente il cabalista Haim Vital, nel suo libro "Etz Haim" (Sha'ar Te'amim, fine cap. 2) scrive: "La luce che scende da Adam Kadmon è estremamente pura; tuttavia, durante la sua discesa ed il suo allontanamento dalla fonte, acquista sempre più densità e lo fa in questo modo: la luce che scende dall'orecchio è pura, ma quando viene aspirata nel naso e da qui ne esce diventa un po' più spessa. Quindi scende alla bocca e uscendone aumenta di nuova densità, diventando così percepibile".

La ragione per la quale servizio e preghiera si addicono soltanto ad un Dio 'percepibile' e 'denso' permette all'individuo di immaginarlo in una forma ordinata e materiale. L'Ein Sof (Infinito) che non ha consistenza e non si è materializzato non può essere connesso a servizio alcuno. Non è infatti abbastanza 'denso' per essere rappresentato o immaginato nel pensiero. Per cui, il servizio del cabalista è rivolto a questo 'piccolo naso', Zeir Anpin, che, a suo dire (Dio ci scampi!) è il nostro Dio, Ha Shem Elohenu, che in tale forma si rivelò a Mosè nel Roveto Ardente ed ai nostri padri sul Sinai!

Tali stolti hanno tuttavia dimenticato che la Torà esprime chiaramente che fu un angelo ad apparire nel Roveto, come è scritto (Esodo 3, 1): "E gli apparve un Angelo di Dio in una fiamma di fuoco all'interno del roveto". E riguardo al Sinai è scritto (Deut. 4, 15): "poiché non vedeste immagine alcuna il giorno in cui Dio parlò con voi". Non videro dunque un'immagine 'percettibile' con 248 membra e 365 arterie e vene come, farneticando, affermano i cabalisti!

 

Nel cap. 41 l'Autore di "Milchamot Ha Shem" scrive: Vedi dunque, prezioso lettore, che i loro cuori si sono colmati di cattive intenzioni perché si sono espressi contro i Saggi d'Israele e hanno sradicato i quattro fondamenti della Santa Torà, pronunciati nell'Yigdal Elohim Hai. Ecco cosa scrive il loro Hemdat Yomin: "Dopo aver dato prova in 'va-yechulu' (e furono completati i cieli e la terra e tutte le loro schiere celesti) del costante rinnovamento del mondo, è diventato consuetudine recitare il piyut Yigdal Elohim Hai ogni sabato. E sebbene si sappia che l'Ari z''l si rifiutò di recitarlo, tuttavia, la sua collera è giustificata solo in relazione ai primi quattro principi che non concordano con la vera via. Lo Zohar, infatti, in parashat Terumà, permette che si reciti soltanto ciò che è vera kabalà. Il piyut può essere letto dalla quinta strofa in avanti, da Hinò Adon Olam le kol notzar (Padrone dell'Universo...ecc)"

 

Questa spiegazione è molto chiara. I primi quattro principi dell'Yigdal non sono considerati vera Kabalà, a loro dire. Capite dunque come R. Tam ibn Yehie avesse ragione quando affermò che costoro distruggono i recinti della Torà e finiscono col rinnegarla. Secondo loro, la Kabalà dei Saggi non solo è di secondaria importanza ma è persino falsa, Dio ci salvi! Essi pervennero a tale considerazione in quanto videro che grandi Hachamim, come Sa'adyà ha Gaon, Rambam, Yehuda ha Levi, R. Behiye (in Hovot ha levavot) si erano rifatti spesso alle parole dei filosofi per riportare prove inconfutabili, relative alla verità dell'Unità di Dio, mettendo così a tacere i miscredenti che si facevano beffe della Santa Torà. I cabalisti ritenevano che il menzionare le parole dei filosofi andasse contro la vera Kabalà. Le nuove idee dell'autore dello Zohar, invece, espresse nelle sue interpretazioni delle Scritture (usando il metodo del 'significato esteso' del senso letterale di ogni termine, per cui 'la mano di Dio' o 'gli occhi di Dio' vanno intese letteralmente per poi assumere un livello mistico), falsamente attribuite a R. Shimon bar Yochai, sono state accettate come vera Kabalà.

 

Ecco perché si rifiutano di recitare l'Yigdal, perché sono convinti che il servizio e la preghiera vadano rivolti al solo Zeir Anpin. E dicendo che Zeir Anpin non esisteva prima della creazione come potrebbero affermare "Sia esaltato e lodato Dio Vivente: Egli esiste e non c'è tempo alla Sua esistenza"? Zeir Anpin, infatti, ha iniziato ad esistere dopo la creazione e non prima, oppure da Abramo in poi (infatti i cabalisti sostengono che fino ad Abramo, Zeir Anpin non si era ancora fissato stabilmente), per cui non è dato servire un dio... ancora mancante! Yitzhak Luria, pertanto, avrebbe conferito una falsa lode se avesse pronunciato "Sia esaltato e lodato Dio Vivente: Egli esiste e non c'è tempo alla Sua esistenza", poiché Zeir Anpin era ancora in via di formazione.

 

Allo stesso modo, lo infastidiva affermare il secondo Articolo di fede "Egli è Uno e non c'è unità alcuna pari alla Sua". I cabalisti portano spesso l'esempio della casa, che è fatta di legno, pietra, calce, ferro, ecc. mentre il "costruttore" della stessa è colui che, nella sua saggezza, amalgama insieme i materiali per farne un unico prodotto finito. Ciò significa che, per loro, l'Unità di Dio è formata da singole entità che si sono assemblate e amalgamate; ecco perché non possono proclamare "Egli è Uno e non c'è unità alcuna pari alla Sua".

 

Parimenti non dicono "Egli è Imperscrutabile e non esiste termine alla Sua Unità". Ciò perché, secondo loro, esistono molti mondi emanati, creati, formati e materializzati sopra il mondo di Atzilut. A motivo però della loro segretezza non fu fatto alcun tentativo di rivelarli o di spiegarli. Così nello Zohar, Adam Kadmon viene menzionato solo con alcuni vaghi accenni. La loro opinione generale considera che tutti i Partzufim, sovrastanti il mondo di Atzilut, a motivo della loro segretezza, raffinatezza e spiritualità, non possano venire serviti o invocati in preghiera. Soltanto i Partzufim che hanno acquisito densità parziale o completa e, in particolare Zeir Anpin (che avendo raggiunto uno spessore sufficiente, può essere rivelato e diventare comprensibile) è degno di servizio e di invocazione. Per questo non possono proclamare "Egli è Imperscrutabile e non esiste termine alla sua Unità", dato che non si tratta di una vera lode a Zeir Anpin.

 

E anche il terzo Articolo di fede "Egli non ha forma corporea o sostanza alcuna" si rifiutano di recitare, dato che è in contrasto col fatto che Zeir Anpin ha la forma di un corpo con 248 membra e 365 arterie e vene spirituali.

 

Una volta compreso il motivo per il quale Luria evitò di recitare anche questo articolo di fede è necessario comprendere anche l'infondatezza della loro argomentazione secondo la quale Zeir Anpin non è un corpo fisico bensì un corpo di luce. A tale proposito, tuttavia, la forma (demut) rimane tale (con 248 membra ecc). Eppoi, non sanno forse che anche la luce ha una propria consistenza materiale, quantunque più 'sottile' e 'spirituale'? Essi stessi sostengono che l'essenza dei Partzufim di Atzilut comprende un'anima, un corpo e un indumento. La Sefirà è il corpo, la luce interiore è l'anima e la luce esteriore è l'indumento; così anche in molti passi dello Zohar si parla di "gufa d'Malka" (il corpo del Re).

Pertanto si sarebbero contraddetti se avessero pronunciato "Egli non ha forma corporea o sostanza alcuna" in quanto ciò non corrisponde all'essenza dei loro Partzufim emanati.

 

E altresì si rifiutano di proclamare il quarto Articolo di fede "Egli è il Primo e non c'è inizio al Suo inizio", poiché, secondo la Kabalà dell'Ari

ci sono molti inizi di Zeir Anpin, sul quale è incentrato il loro culto.

E' risaputo dalla lettura dei loro testi, che c'erano più origini che precedettero lo Zeir Anpin, come l'Ein Sof, l'Adam Kidma'a, l'Adam Kadmon, Atik, Arich, Aba, Ima. Per tale motivo, si rifiutano di proclamare che il Santo Benedetto regna su tutto il creato, Egli è il Primo ed è Anteriore (Kadmon) ad ogni cosa creata.

 

In parashat Terumà, lo Zohar dichiara che è lecito recitare solo quelle lodi che sono nel contesto della 'vera Kabalà'! La nostra cosiddetta 'vecchia' Kabalà che ci insegna che Ha Shem Baruch Hu è Anteriore ad ogni cosa creata ed è il Primo e non c'è inizio al Suo inizio evidentemente non rientra più nei canoni della loro nuova dottrina!

 

Come già detto, dalla quinta strofa in poi, l'Yigdal Elohim Hai può essere recitato e cantato, poiché si tratta di lodi attribuibili a Zeir Anpin, da considerarsi 'vera Kabalà' e non tali da destare la collera dell'Ari.

 

Rav Yehie El Kapah, conclude il cap 41 di "Milchamot Ha Shem" (pag. 135) con questa amara riflessione: L'orecchio capace di intendere potrà capire il grave errore dei Rabbini che hanno fatto entrare e adottato questa nuova Kabalà che ha abbattuto i primi quattro princìpi basilari della nostra sacra Torà.

In Yosher Levav, un testo cabalistico, il verso della Torà "Conoscete il Dio dei vostri padri" viene così commentato: Ciò include cinque Partzufim e Zeir Anpin e anche se egli è oggetto di creazione tuttavia così facendo servirete la sua anima senza la quale non c'è esistenza...

 

L'affermazione per la quale Zeir Anpin è un oggetto di creazione è reperibile anche in Edrà Rabbà: "Dio ti ha fatto, entro gli anni Egli lo fa vivere" ciò allude a Zeir Anpin ".

 

E anche se è un oggetto di creazione è obbligo servirlo! Se avessero fatto loro le parole dei Saggi per cui "tutto ciò che ha generazioni non è degno di preghiera" non sarebbero caduti in questo volgare errore di servirlo!

 

 Ma vediamo ora il testo dell'Yigdal Elohim Hai:         
 
 

éÄâÀãÇÌì àÁìÉäÄéí çÇé åÀéÄùÀÑúÇÌáÇÌç, ðÄîÀöÈà, åÀàÅéï òÅú àÆì îÀöÄéàåÌúåÉ:

àÆçÈã åÀàÅéï éÈçÄéã ëÀÌéÄçåÌãåÉ, ðÆòÀìÈí, åÀâÇí àÅéï ñåÉó ìÀàÇçÀãÌåÌúåÉ:

àÅéï ìåÉ ãÀîåÌú äÇâÌåÌó åÀàÅéðåÉ âÌåÌó, ìÉà ðÇòÂøåÉêÀ àÅìÈéå ÷ÀãËùÈÌÑúåÉ:

÷ÇãÀîåÉï ìÀëÈì ãÈÌáÈø àÂùÆÑø ðÄáÀøÈà, øÄàùÑåÉï åÀàÅéï øÅàùÄÑéú ìÀøÅàùÄÑéúåÉ:

äÄðÌåÉ àÂãåÉï òåÉìÈí ìÀëÈì ðåÉöÈø éåÉøÆä âÀãËìÈÌúåÉ åÌîÇìÀëåÌúåÉ:

ùÆÑôÇò ðÀáåÌàÈúåÉ ðÀúÈðåÉ àÆì àÇðÀùÅÑé ñÀâåÌìÈÌúåÉ åÀúÄôÀàÇøÀúÌåÉ:

ìÉà ÷Èí áÀÌéÄùÀÒøÈàÅì ëÀÌîÉùÆä òåÉã ðÈáÄéà åÌîÇáÄÌéè àÆú úÀÌîåÌðÈúåÉ:

úÌåÉøÇú àÁîÆú ðÈúÇï ìÀòÇîÌåÉ, àÅì, òÇì éÇã ðÀáÄéàåÉ ðÆàÁîÇï áÅÌéúåÉ:

ìÉà éÇçÂìÄéó äÈàÅì åÀìÉà éÈîÄéø ãÈÌúåÉ. ìÀòåÉìÈîÄéí, ìÀæåÌìÈúåÉ:

öåÉôÆä åÀéåÉãÅÍòÇ ñÀúÈøÅéðåÌ, îÇáÄÌéè ìÀñåÉó ãÈÌáÈø áÀÌ÷ÇãÀîÈúåÉ:

âÌåÉîÅì ìÀàÄéùÑ çÆÍñÆã ëÀÌîÄôÀòÈìåÉ, ðåÉúÅï ìÀøÈùÈÑò øÈò ëÀÌøÄùÀÑòÈúåÉ:

éÄùÀÑìÇç ìÀ÷Åõ éÈîÄéï îÀùÄÑéçÅÍðåÌ, ìÄôÀãÌåÉú îÀçÇëÅÌé ÷Åõ éÀùÑåÌòÈúåÉ:

îÅúÄéí éÀçÂéÆÌä àÅì áÀÌøåÉá çÇñÀãÌåÉ, áÈÌøåÌêÀ òÂãÅé òÇã ùÅÑí úÀÌäÄìÈÌúåÉ:

àìä ùìåù òùøä äò÷øéí äï äí éñåã ãú àì åàîåðúå. úåøú îùä àîú åðáåàúå, áøåê òãé òã ùí úäìúå.

 

 

1. Sia esaltato e lodato Dio Vivente: Egli esiste e non c'è un tempo alla Sua esistenza.         

2. Egli è Uno e non c'è unità alcuna pari alla Sua; è Imperscrutabile e non esiste termine alla Sua unità.    

3. Egli non ha forma corporea o sostanza alcuna​: nulla può essere paragonato alla Sua santità.      

 

4. Anteriore ad ogni cosa creata – Egli è il Primo e non c'è inizio al Suo inizio.

 

5. Egli è il Padrone dell'universo: ad ogni creatura insegna la Sua grandezza e la Sua maestà.      

6. L'abbondanza della Sua profezia ha concesso agli uomini della Sua elezione e della Sua gloria.

 

7. In Israele non è mai sorto un profeta come Mosè, che vide da vicino la Sua maestà,

 

8. Il Signore ha fornito la Legge della Verità al Suo popolo per mano del Suo profeta (Mosè), fedele nella Sua casa.

 

9. Dio non cambierà né altererà la Sua Legge in eterno per nessun altra.

 

10. Egli scruta e conosce i nostri pensieri segreti: prevede la fine di una cosa prima che avvenga.      

11. Egli retribuisce il misericordioso secondo le sue buone azioni e punisce il malvagio secondo la sua malvagità.

 

12. Alla fine dei giorni Egli manderà il nostro Unto per redimere coloro che aspettano la Sua salvezza finale.

 

13. Nella Sua immensa bontà, Dio resusciterà i morti. Benedetto in eterno sia il Suo Nome glorioso.  

Questi sono i 13 Fondamenti della fede ebraica, sono il fondamento della religione di Dio e dei suoi fedeli. La Torà di Mosè e la sua profezia sono vere, Benedetto in eterno sia il Suo nome.

 

 

Nel Sefer Milchamot Ha Shem, R. Yehie spiega al cap. 71 (pag. 193): Riportiamo qui alcuni dei 13 Articoli di Fede del Rambam nel suo commento alla Mishnà, così come vengono riportati nel libro di R. Meir Aldobi "Shvilei Emunà" (anno 1559):

 

Primo Principio (Ikkar): Sia esaltato e lodato Dio Vivente: Egli esiste e non c'è un tempo alla Sua esistenza.

 

Crediamo che il Creatore, Benedetto Egli sia, esiste di un'esistenza assoluta. Egli è la Causa dell'esistenza di tutto ciò che esiste; da Lui deriva la conservazione di tale esistenza. Se noi immaginassimo l'assenza della Sua esistenza, l'esistenza di tutto il resto verrebbe a mancare e non ci sarebbe creazione alcuna. Se, al contrario, immaginassimo l'assenza di tutto ciò che esiste all'infuori di Lui, la Sua esistenza non verrebbe a mancare, né tantomeno ne risentirebbe. Il Creatore non dipende da alcunché. Tutte le esistenze del creato necessitano di Dio, mentre Dio non necessita di esse. Questo principio si deduce dalle parole del Primo Comandamento "Io sono il Signore, tuo Dio".

 

Secondo Principio: Egli è Uno e non esiste unità alcuna pari alla Sua; è Imperscrutabile e non esiste termine alla Sua unità.

 

Dio è Uno, non doppio o trino. Il Suo essere Uno è dissimile da qualsiasi altra unità esistente nell'universo; non è come l'uno di specie, che include molte unità, né come un corpo che è suddiviso in arti, organi e vasi. La Sua unità non ha alcuna analogia o somiglianza con le altre unità in esistenza. La conoscenza di ciò è un precetto positivo, come sta scritto: "Ascolta, Israele, il Signore, nostro Dio, il Signore è Uno".

 
 

Terzo Principio: Egli non ha forma corporea o sostanza alcuna​: nulla può essere comparato alla Sua santità.

 

Viene spiegato nella Torà e nei Profeti che Ha Kadosh Baruch Hu non ha corpo, come sta scritto: "Poiché il Signore, vostro Dio, è il Dio nei cieli di sopra e nella terra di sotto". Un corpo, infatti, non potrebbe esistere (contemporaneamente) in due diversi posti. E' scritto anche: "Poiché non vedeste immagine alcuna" e anche: "A chi Mi potresti paragonare? A chi Mi potresti rendere simile?". Se, per ipotesi, Dio avesse un corpo, Egli sarebbe simile ad altre entità fisiche. Stando così le cose, perché allora la Torà usa espressioni del tipo "sotto i Suoi piedi", "scritto con il dito di Dio", "la mano di Dio", "il braccio disteso", "gli occhi di Dio" e simili? Tali espressioni vengono pronunciate in una forma comprensibile all'intelletto umano, che è in grado di comprendere solo la realtà fisica delle cose. La Torà, infatti, parla in un linguaggio umano, per cui si esprime anche con metafore. Come nella frase "ho mostrato la lama della Mia spada"; ha forse Dio una spada? No, di certo, si tratta di un'espressione figurata. Un ulteriore esempio sono le parole del Profeta che dice di aver visto Ha Shem ammantato in una veste bianca come neve. Mosè stesso disse di aver visto Dio sul mar Rosso nelle sembianze di un prode guerriero. Ma Dio non possiede alcuna forma fisica o mentale e questi riferimenti antropomorfici intendono dare consistenza alla visione profetica. Il loro senso è assolutamente figurato. E siccome Dio non ha una consistenza materiale e altresì chiaro che nessun attributo fisico Gli si confà; né congiunzioni, né divisioni, né separazioni, né collocazione, né sopra, né sotto, né destra, né sinistra, né davanti, né dietro, né postura eretta, né dimensione temporale, né inizio, né fine, né età. Egli è immutabile poiché non esiste alcunché che possa generare un qualsiasi cambiamento in Lui. Egli non ha né morte, né vita, come le intendiamo noi. Egli non ha intelligenza o sapienza come le intendiamo noi. Egli non dorme, né veglia, né parla, né tace, come lo intendiamo noi.

E R. Sa'adya Gaon nel suo commentare la visione di Daniele scrisse: "Sappiate quindi che Daniele ebbe questa visione in sogno e non da desto. Ed ogni sogno ha poi una sua interpretazione, giacché spesso si tratta di un esempio (mashal). Così anche le visioni dei Profeti che videro "sotto i Suoi piedi un tizzone ardente" oppure "Egli era seduto su un trono elevato" non significa che videro il Signore, che non ha sembianzaa alcuna. Anche le visioni dei sogni si esprimono con simboli e metafore, che spetta poi alla saggezza umana interpretare.

 

Quarto Principio: Anteriore ad ogni cosa creata – Egli è il Primo e non c'è inizio al Suo inizio.

 

Dio precede ogni creazione ed è Primo ed Eterno in senso assoluto. Abbiamo prima scritto che i cabalisti si rifiutano di accettare i primi quattro principi dell'Yigdal Elohim Hai quali Articoli di Fede. Fra di loro, ci sono quelli che giustificano una tale presa di posizione sostenendo che non si possono applicare Principi (Ikkarim) alla Torà. In altre parole, ogni mitzvà è un principio a sé, per cui ogni parte della Torà è un principio a se stante. Noi rifiutiamo quest'argomentazione pretestuosa che dimostra come non abbiano capito i principi generali. Ciò che sostengono è infatti racchiuso nell'Ottavo Principio. In esso, infatti, è detto chiaramente che l'intera Torà proviene da Kadosh Baruch Hu. Mosè ne fu lo scriba. Ciò che il Santo Benedetto pronunciò fu registrato fedelmente dal nostro Maestro Mosè. Egli scrisse sulle generazioni precedenti, sugli eventi passati più significativi e riportò tutti i precetti. Perciò egli viene chiamato 'ha Mehokek' (colui che registra la legge). Noi crediamo che tutto quanto è scritto nella Torà è "mi-pì ha Ghevurà" (per bocca della Maestà dell'Onnipotente). Per cui la Torà è perfetta, pura e sacra nella sua verità. Colui che si è reso degno al cospetto del Signore meriterà di comprenderne i concetti più elevati. Tutto fu ricevuto da Mosè sul Sinai, come dimostra il verso "Con ciò saprai che Dio mi ha mandato per operare tutte queste azioni e non da me stesso". Da ciò arguiamo che la loro giustificazione per la quale non bisogna applicare principi alla Torà è priva di fondamento, in quanto Il Signore ha fornito la Legge della Verità al Suo popolo per mano del Suo profeta (Mosè), fedele nella Sua casa.

 

Quinto Principio: Egli è il Padrone dell'universo: ad ogni creatura insegna la Sua grandezza e la Sua maestà.

 

E' a Dio soltanto che bisogna rivolgersi in preghiera, in quanto Egli è l'Unico Padrone del creato. Quando si prega, non bisogna pensare ad Angeli o supposti intermediari divini, tramite immagini mentali. Essi, infatti, sono limitati nella loro essenza, nelle loro azioni, nelle loro funzioni, essendo appunto oggetti di creazione. Non possiedono un vero potere regnante (reshut), né hanno un proprio arbitrio se non quello di adempiere la volontà del loro Padrone. I fedeli della Kabalà, invece, hanno abbattuto questo principio fondamentale rivolgendosi in preghiera a questo piccolo nasuto Zeir Anpin, ultima emanazione della luce originata dall'Infinito.

 

Sesto Principio: L'abbondanza della Sua profezia Egli concede agli uomini della Sua elezione e della Sua gloria.

 

Le vie del Signore non sono le nostre vie, e le Sue scelte, aggiungiamo noi, non sono simili alle nostre. Il sesto Principio tratta la profezia.

 

Secondo il Rambam, la profezia viene concessa solo a persone che sono degne di riceverla e che possiedono determinate qualità. Tra di loro "il saggio" (hacham) e il "forte" (ghibor). Chi è saggio? Colui che impara da ogni persona. La persona che è disposta ad imparare da tutti, ha un'indole umile e bonaria. Chi è forte? Colui che sa dominare la propria inclinazione a peccare. Da qui si può dedurre che la profezia è un dono che viene dato a chi è fondamentalmente umile e sempre pronto a correggersi e migliorarsi, per seguire la volontà di Ha Shem.

 

Settimo Principio: In Israele non è mai sorto un profeta come Mosè, che vide da vicino la Sua maestà.

Dopo aver trattato il tema della profezia, il Rambam parla del più grande dei profeti mai sorti in Israele, Moshe Rabbenu, che parlò con il Signore "faccia a faccia".

 

Scrive il Rambam: Mosè e la sua profezia sono unici. La differenza tra i contenuti della profezia di Mosè, ossia la Torà, e quella degli altri profeti, consiste nel peso halachico dei contenuti. Mentre ad un profeta non è consentito determinare halachot secondo la sua profezia, la profezia di Mosè è in realtà una profezia di halachà, il ché significa che la rivelazione profetica di Mosè è il fondamento di tutto il mondo halachico che da esso si ramifica. Maimonide spiega anche che il livello profetico di Mosè fu unico e speciale; anche la sua missione fu un dono speciale dal Cielo per ricevere la Torà e trasmetterla ai figli d'Israele.

 

Maimonide sottolinea anche quattro differenze tra la profezia di Mosè e quella dei successivi profeti: A. La profezia di Mosè avvenne direttamente da Dio; B. Non avvenne tramite visione o sogno, ma da desto; C. Durante l'apparizione della Maestà di Ha Shem, Mosè era in uno stato di 'normalità', non era indebolito o spaventato; D. La profezia di Mosè avvenne in più momenti durante la giornata.

 

 

Nono Principio: Dio non cambierà né altererà la Sua Legge in eterno per nessun altra legge.

 

La Torà di Mosè non sarà abolita, né modificata, né alterata, secondo quanto è scritto "non aggiungerete né toglierete nulla da Essa".

 

Decimo Principio: Egli scruta e conosce i nostri pensieri segreti: prevede la fine di una cosa prima che avvenga.        

Commentando questo decimo Principio di Fede, Maimonide nega le parole di quei filosofi che sostengono che Dio Infinito non si occupa della 'piccolezze' del mondo, altrimenti non si vedrebbero i malvagi trionfare e i giusti soccombere. Per confutare tale tesi, il Rambam spiega che i metri di giudizio dell'Onnipotente sono diversi da quelli umani.

 

Dio scruta e conosce i nostri pensieri più profondi ed è Onnisciente e anche se concede all'uomo il libero arbitrio sa in anticipo in che modo l'uomo agirà. La pre-conoscenza di Dio non limita la libertà di agire dell'uomo.

 

Undicesimo Principio: Egli retribuisce il misericordioso secondo le sue buone azioni e punisce il malvagio secondo la sua malvagità.

 

Viene qui ribadito il concetto della retribuzione (premio-castigo) alle azioni dell'uomo.

 

Rambam spiega che lo scopo della creazione è il bene, per cui la persona che agisce per il bene, ottiene una "ricompensa", che contribuisce al raggiungimento del fine ultimo della volontà del Creatore. Ogni buona azione favorisce la costruzione e la conduzione del mondo secondo le leggi amate da Dio. Al contrario, chi sceglie di fare il male ostacola lo scopo della creazione del mondo, per cui il Creatore retribuisce la sue cattive azioni applicando la regola del "middà ke-neghed middà", ossia la corresponsione del castigo conforme alla gravità del peccato commesso.

 

Dodicesimo Principio: Alla fine dei giorni Egli manderà il nostro Unto per redimere coloro che aspettano la Sua salvezza finale.

 

Tredicesimo Principio: Nella Sua immensa bontà, Dio resusciterà i morti. Benedetto in eterno sia il Suo Nome glorioso.



Davide Levi, 01.03.2020