Autore:
Peretz Green
Revisione:
Davide Levi
Libro
dei Precetti
26
gennaio 2007, Gorgonzola
Agosto
6, 1989
Con
l'aiuto di Dio Altissimo collego qui il Libro dei Precetti del Rambam, su di
lui la pace, con la Chiave della Nuova Santificazione del Patto Nuovo per
rispondere alla domanda: "in che modo l’ebreo può compiere tutte le
mitzvot della Torà tramite l'Altare di Giuda e l'Altare di Efraim nella
Casa di Preghiera della Redenzione Completa?"
Ovviamente anche gli ebrei
ortodossi non possono compiere la maggior parte dei comandi della Torà
che vigono quando esiste il Tempio. In ogni caso, tutti i comandamenti che
riguardano il Tempio, la sua santificazione e le leggi per i sacerdoti ed i
sacrifici, così come tutte le norme rabbiniche su tali argomenti, non
subiscono alcuna modifica da parte del Patto Nuovo. Tali leggi rimangono come
studio sacro nella Sinagoga Tradizionale. Il Terzo Tempio a Gerusalemme (e la
sua replica a Beer Sheva) rappresenta la Nuova Casa di Preghiera di 7 Piani e
Tredici Altari ed il Tappeto dell'Islam.
Cosa
significa, allora, che la Torà entra nel Patto Nuovo Finale?
La
Torà risponde: “Mosè ci ha comandato nella Torà, che
è l’eredita della congregazione di Giacobbe”. Il Patto Nuovo risponde: “Poiché
tramite questo Patto che farò con la Casa di Israele, dopo quei giorni,
parola del Signore, metterò la Mia Legge dentro di loro, nel loro cuore
la scriverò, Io sarò per loro il Signore ed essi saranno per Me
il popolo.”
La
Nuova Legge viene in virtù del “poiché Mi conosceranno dal più
piccolo al più grande” ecc. (Geremia 31: 33), Tutti ameranno la
Legge di Dio, Legge che sarà dentro di loro e scritta nel loro cuore.
Non ci sarà bisogno di comandare le leggi nella severità di
Sinai, dato che il popolo sarà illuminato nella conoscenza della
volontà di Dio e si comporterà con amore e con saggezza in ogni
situazione.
In
verità, il Patto Nuovo non esce dai comandamenti della Torà, che
sono validi eternamente.
Il
Patto Nuovo rinnova e ristabilisce gli Antichi Patti, in particolare il Patto
della Circoncisione con Abramo e il Patto della Torà.
Pertanto,
non esula dalla Torà; la Torà, invece, ha raggiunto il nuovo
tempo storico del Patto Nuovo Completo per cui trova la sua continuazione
storica nel Patto Nuovo, simile a come l’ha trovata fino ad ora tramite la
legge orale. La tradizione talmudica e rabbinica, comunque, deve seguire la
strada della sua santificazione fino in fondo ma non è assolutamente
adatta per poter mantenere l’equilibrio universale della Terza Redenzione
Finale.
Il
Patto Nuovo rappresenta l’inizio della nuova via della vita, nella Nuova
Santità, in grado di distinguere fra la Tradizione Sacra della Sinagoga
Tradizionale e fra la Nuova Santificazione della Casa della Redenzione.
Tenterò,
dunque, di usare ora il Libro dei Precetti della Grande Aquila, il Rambam, per
potere indicare in questo elenco il rapporto fra la Legge della Torà e
la Nuova Legge del Patto Nuovo Finale.
Non
intendo spiegare qui le 613 mitzvot della Torà, cosa che non mi compete.
Faccio solo delle brevi annotazioni su certe mitzvot di cui intendo dimostrare,
con l’aiuto di Dio, in che modo avvenga il passaggio storico dalla Legge della
Torà alla Nuova Legge del Patto Nuovo. Il legame principale, in termini
di legge, che regge fra la Torà e il Patto Nuovo è IL
PRINCIPIO DELLA PURA FEDE MONOTEISTA.
Dopo
il principio della fede, segue il legame delle Feste ebraiche che vengono
celebrate nella Casa di Preghiera negli stessi giorni del lunario ebraico,
secondo la Tradizione. Segue quindi il legame coi precetti morali e i
comportamenti giusti, che ovviamente sono validi per tutti i tempi. Dopo di
ciò vengono le leggi che riguardano la giustizia. Non ci occuperemo di
tutte le leggi civili che riguardano i tribunali, perché a questo punto
della storia, la Casa di Preghiera non è nella posizione di sostenere
tribunali.
Ci
sono nella Torà precetti specifici per gli ebrei di ulteriore
santificazione come Tefilin e Tzitzit. Queste mitzvot rimangono nella Sinagoga
Tradizionale e non entrano a far parte del Nuovo Rito del Patto Nuovo Completo.
Le
mitzvot che riguardano la terra di Israele appartengono alla Sinagoga
Tradizionale.
Vedremo
altre categorie man mano che si procede con le annotazioni di questo elenco. Il
Rambam riporta 248 precetti positivi e 365 precetti negativi, spiegandone
l’essenza nell'ambito del conteggio dei 613 comandamenti.
A
noi, qui, ovviamente, non interessano i motivi del conteggio, né
è nostro scopo spiegare le mitzvot della Torà. Perciò
riporterò il nome del Comandamento, ma lo spiegherò soltanto se
riguarda una questione del Patto Nuovo. Con l’aiuto di Dio procedo:
Primo
Precetto: E'
il comando che abbiamo ricevuto di credere in Dio e noi crediamo che esiste una
causa ed un movente, che è il Creatore di tutto ciò che è
in esistenza.
Secondo
Precetto: E'
di credere nell’unità di Dio, e cioè di credere che il Creatore
di tutto e la prima causa sono Uno solo, ed a questo si riferisce il detto di
Colui che va esaltato: "Ascolta, Israele, il Signore è il nostro
Dio, il Signore è uno" (Deuteronomio, 6: 4). Tutto ciò che
riguarda la fede nella Torà, la purezza della fede, la fede nei miracoli
di Dio, la fede nella missione di Mosè, magister noster, le cose dette
nella Sacra Torà, non cambia affatto nel Patto Nuovo. Tutto ciò
entra nel Patto Nuovo, tale e quale, con tutta la forza della Sacra
Torà, mentre le nuove spiegazioni del Patto Nuovo rinnovano lo spirito
presente in questi precetti.
Per
questo genere di comandamento, useremo l’espressione: La fede della Torà
è la stessa fede del Patto Nuovo.
Il
Terzo Precetto: E'
di amare Dio e di porre mente e di considerare i Suoi precetti ed i Suoi
comandi e le Sue azioni, affinché Lo comprendiamo ed arriviamo alla
massima gioia nella comprensione di Lui. Incluso in questo precetto c'è
quello di invitare tutte le persone al culto di Colui che va esaltato ed ad
avere la fede in Lui.
La
fede della Torà è la stessa fede del Patto Nuovo. Inoltre, noi
invitiamo il mondo a studiare il Patto Nuovo per capire la storia della
Redenzione Finale.
Il
Quarto Precetto: E'
di credere nel fatto che Dio vada temuto e rispettato e che non dobbiamo stare
tranquilli e fiduciosi, ma dobbiamo invece aspettare la venuta della punizione
ad opera di Lui in qualsiasi momento.
La fede
della Torà è la stessa fede del Patto Nuovo.
Il
Quinto Precetto: E'
di servire Dio.
La
fede nella Torà è la stessa fede del Patto Nuovo.
Nella
Casa di Preghiera si serve Dio con la preghiera del Nuovo Rito della Terza
Redenzione Finale.
Il
Sesto Precetto: E'
di mescolarci tra i Maestri ed unirci a loro e sedere assiduamente con loro ed
associarsi ad essi in ogni forma di associazione nei pasti e nel bere e nel
commercio, per poter giungere ad essere simili a loro nelle azioni e credere
nelle idee vere in base alle loro parole.
Se una
persona desidera imparare e intende elevarsi, non ha altra scelta che seguire
la saggezza di questo precetto. Perciò noi diciamo la Saggezza della
Torà è la stessa Saggezza del Patto Nuovo. Questa è anche
vero per ciò che riguarda tutta la tradizione ebraica, nei ventiquattro
libri della Bibbia ebraica e nelle tradizioni dei Saggi di Israele in tutti i
tempi. La Saggezza di Israele è la Saggezza del Patto Nuovo.
Il
Settimo Precetto: E'
di giurare nel nome di Dio, quando abbiamo questa necessità per
confermare qualcosa o negarla.
Questo
comandamento viene rinnovato nel Patto Nuovo nella forma: "il giusto non
giura se non vi è costretto, e se è costretto, giura nel nome di
Dio".
L’Ottavo
Precetto: E'
di assomigliarci a Colui che va Benedetto per quanto possibile; il comando
viene espresso nel detto “E andrai nelle Sue vie” (Deut., 28: 9) - - e viene
spiegato “Come Dio viene chiamato misericordioso - sii anche tu misericordioso;
Dio viene chiamato pietoso – sii nche tu pietoso, ecc.
Le vie
della Saggezza della Torà sono le stesse vie del Patto Nuovo.
Il
Nono Precetto: E' di
santificare il nome di Dio... e di essere pronti a sacrificare la nostra
vita... e a non rinnegare Colui che va esaltato.
La
Torà, come per tutte le mitzvot, ha santificato questo precetto per
Israele, cioè l'essere pronti a sacrificare la propria vita pur di non
rinnegare Dio è una santificazione che appartiene ad Israele
perché Israele è comandato nella vera fede dell’Unico Dio. La
particolare santificazione di Israele tramite le mitzvot della Torà
è sempre in vigore.
Tramite
il Patto Nuovo, la pura fede è uguale per tutti. La questione del
sacrificio della vita per non rinnegare Dio, nel Patto Nuovo rappresenta un
livello di amore per la verità di Dio. Ognuno poi arriva là dove
arriva nel sacrificio fatto per amore della verità.
Perciò,
nel Patto Nuovo, non si tratta di un comandamento esclusivo per gli ebrei,
bensì di una questione che ognuno deve meditare e riconoscere nel proprio
intimo, davanti a Dio. Se un non ebreo, che ha una grande fede in Dio, si
imbatte in una situazione in cui dichiarare l’unità di Dio rappresenta
un sacrificio, e persino un sacrificio estremo, e costui subisce tale
sacrificio e perde la vita per non rinnegare la vera fede, ebbene, chi oserebbe
dire che costui non si è santificato davanti a Dio? Chissà quale
merito si è guadagnato nei confronti del suo Creatore!
Nel
passato si poteva generalizzare e dire che all’infuori degli ebrei (senza
parlare, però, dell’Islam) tutti gli altri non erano in grado di subire
una vera santificazione nel nome di Dio, perché non conoscevano la pura
fede in Lui.
Questa
barriera cade, grazie a EL SHADDAI, con il Patto Nuovo Finale e con l’apertura
della Casa di Preghiera della Redenzione Finale. Chiunque viva nella vera fede
del Dio Vivente può santificarsi, persino in un sacrificio della vita
che dovrà subire per il Signore. E’ una questione fra la persona e Dio.
Il
Decimo Precetto: E'
di leggere lo 'Shemà Israel' ogni giorno, sera e mattina.
Nel
Nuovo Patto abbiamo ricevuto anche una nuova formula per dichiarare
l’unità di Dio: Grazie EL SHADDAI, EL SHADDAI è Grande, EL
SHADDAI è Uno.
Nel
Patto Nuovo si usano principalmente i Sette Nomi di Dio che si ricollegano con
I Sette Cerchi Profetici da noi ricevuti nei Segni: EL SHADDDAI, ADONAI
ELOHEINU, EL 'ELYON, EL HAI, ADONAI EL 'OLAM, ADONAI TZEVAOT, EHEYE ASHER
EHEYE.
Parlando
fra di noi tendiamo ad usare il nome EL SHADDAI che rappresenta la tradizione
dei Patriarchi nel Segno della Temimut, la semplicità della fede in EL
SHADDAI. Questo nome può essere pronunciato da tutti, una volta che si
conosce la pura fede di Abramo.
L’11°
precetto: è di insegnare la Torà e di studiarla.
Tutto
ciò che proviene da Dio è degno di essere studiato giorno e notte
e questo studio rappresenta un grande merito per l’anima davanti a Dio, se
fatto con umiltà e con le giuste intenzioni. (vedi gli insegnamenti del
Maestro Haim)
Il 12°
Precetto:
è di legarci i Tefilin della testa.
Il 13°
Precetto:
è di legarci i Tefilin del braccio.
Per il
Patto Nuovo, abbiamo ricevuto dal Maestro Haim che fra 400 / 500 anni, non si
metteranno più i Tefilin nella Sinagoga Tradizionale. E ciò per
la grande elevazione e santità che avrà il popolo di Israele in
quell’epoca, per cui non ci sarà più bisogno della santità
dei tefilin. Allo stesso tempo, questo Segno profetico, rivelato dal Goel Haim,
è un nuovo principio su cui viene formato il Nuovo Rito della Casa di
Preghiera: ciò che è stato dato all’ebreo per aggiungere
santità, può, col tempo, essere modificato; o quando lo scopo per
cui è stato dato viene raggiunto o quando subentra una santità
che supera quella precedente.
Ad
esempio, il servizio nel Tempio tramite i sacrifici era una forma di
santificazione; ciò non significa che essa sia l’unica possibile. Lo
stesso Rambam spiega (nel Morè Nevochim) che sarà possibile, in
futuro, nel Terzo Tempio, servire Dio tramite forme ben più elevate di
quelle sacrificali, come le preghiere.
Molti
rabbini hanno contestato il Rambam, su di lui la pace, per questa affermazione
e ciò perché non hanno capito lo spirito profetico della Grande
Aquila. Noi procediamo felicemente tramite le rivelazioni date dal Goel Haim,
che ci svelò il segreto, noto soltanto ai Giusti Nascosti, secondo il
quale il Maimonide era il Capo dei Giusti Nascosti della sua generazione.
Il
Goel Haim annuncia profeticamente che i Tefillin non serviranno in futuro. E
siccome la Casa di Preghiera è basata sulla Nuova Santificazione del
Segno Sacerdotale del Profeta Elia, di benedetta menzione, che regola tutto
ciò che riguarda il Sacerdozio e le nuove leggi della Nuova Casa di
Preghiera, non viene praticato alcun precetto che verrà superato tramite
la Redenzione stessa. La Nuova Santificazione prevede già il livello di
Santificazione che ci sarà durante i periodi della Redenzione.
Pertanto,
l’ebreo sull'Altare di Giuda è esentato dall'indossare i Tefillin.
Spero, con l’aiuto di Dio, di approfondire questo argomento negli scritti.
Inoltre, tutto ciò che rientra nella Santificazione particolare della
Sinagoga Tradizionale, come lo stesso Sefer Torà e ciò che
è collegato con la santificazione rabbinica, non viene praticato nella
Casa di Preghiera. I Tefillin, ad esempio, devono essere fatti secondo precise
prescrizioni rabbiniche, per cui sono di sola competenza della Sinagoga
Tradizionale.
Il 14
Precetto:
è di fare Ziziyoth.
Nella
Casa di Preghiera i maschi, dopo il Bar Mitzvà, a 13 anni, indossano il
Taleth (manto di preghiera) e dicono:
"
Benedetto è il Signore, Dio nostro, che ci ha santificato nella Nuova
Santità dello Tzitzit". Il Taleth si compra dagli ebrei
tradizionali.
Il 15°
Precetto:
è di mettere sugli stipiti delle porte di casa la Mezuzà.
Nel
Patto Nuovo abbiamo ricevuto dal Goel Haim, il Segno della Nuova Santificazione
della Nuova Pasqua, incluso il Segno del Sangue dell’Agnello sugli stipiti,
cioè la Nuova Mezuza.
Avremo,
quindi, nel Patto Nuovo Finale, la Nuova Mezuzà, con una formula nuova e
con un nuovo modo di preparazione, ciò perché anche la Mezuzà dipende
direttamente dalla santità della tradizione rabbinica; i rabbini devono
scriverla e controllarla. Tale legame di dipendenza verso la Sinagoga
Tradizionale non c’è più, nonostante la Casa di Preghiera
riconosca la santità superiore e l’autorità della Sinagoga
Tradizionale. Ciò dimostra anche il perfetto equilibrio del Patto Nuovo.
Come ricevuto da Sig. Davide Banin in sogno in cui fu dimostrato che la Nuova
Casa di Preghiera è sotto ma indipendente dalla Sinagoga Tradizionale.
Per ora, comunque, si può usare la Mezuzà tradizionale fino a
quando non verrà diffusa la Nuova Mezuzà.
Il 16°
Precetto:
è che tutto il popolo si riunisca il secondo giorno di Sukkoth dell’anno
successivo a quello sabatico e che in sua presenza si leggano alcuni versetti
del Deuteronomio.
Questa
riunione verrà restaurata dopo la costruzione del Terzo Tempio, con
l’aiuto di Dio, a Gerusalemme.
Il 17°
Precetto:
è che ogni re, che segga presso di noi sul trono, si scriva un rotolo
della Torà e non si separi da esso.
Grazie
a EL SHADDAI, non ci sono, né ci saranno mai più dei re, e
perciò questo comandamento è obsoleto. Forse, ai tempi della
Redenzione, i capi del governo dovranno fare qualcosa di analogo per dimostrare
la loro fedeltà a ciò che è voluto e amato da Dio.
Il 18°
Precetto:
è che ogni maschio tra noi abbia un rotolo della Torà suo. Se lo
scrive di sua mano, è cosa molto encomiabile.
E’
bene che ognuno abbia a casa una Bibbia (Tanach) in ebraico anche se non
conosce l’ebraico, e che si comporti con grande rispetto verso il Libro.
Ciò porta una benedizione a casa. Ma il rotolo della Torà
è troppo sacro che tutti lo possano tenere a casa.
IL 19°
Precetto:
è di ringraziare Dio dopo ogni pasto, secondo quanto è scritto
(Deut. 8: 10): “E mangerai e ti sazierai e benedirai il Signore, tuo Dio”.
Grazie
a EL SHADDAI, abbiamo ricevuto per il Nuovo Rito la nuova formula della
benedizione per i pasti “ha-kol okhlim mishelò” (tutti mangiano dal Suo)
ed abbiamo le nuove benedizioni dopo i pasti nella Chiave della Benedizione di
Malchitzedek.
Il 20°
Precetto:
è di costruire un Santuario per il culto, in cui si offrano i sacrifici
ed arda sempre un fuoco, a cui ci si rivolga, ed in cui si abbiano il
festeggiamento e la riunione ogni anno.
Il
Patto Nuovo si occupa di tutto ciò che riguarda la Nuova Casa di
Preghiera per tutti i Popoli e per la sua costruzione; e in ciò seguiamo
i Segni che ci dirigono passo dopo passo in questa meravigliosa impresa della
Costruzione Amata del Terzo Tempio che non verrà mai più
distrutto.
Il 21°
Precetto:
è di avere il massimo timore del Santuario summenzionato... come
è scritto (Esodo 19, 30): “Ed il Mio Santuario temerete”. Questo dovere
vale sempre, anche durante il periodo in cui il Santuario non esiste.
Il
Nuovo Insegnamento ci esorta ad amare e temere il Tempio che verrà
costruito a Gerusalemme ed a Beersheva, presto ai nostri giorni, con l’aiuto di
Dio.
Il 22°
Precetto:
è di custodire il Santuario e di girarvi sempre ogni notte per tutta la
notte, per onorarlo ed esaltarlo e glorificarlo.
Questi
precetti del Tempio sono per i sacerdoti e i leviti ma tutto ciò viene
sostituito nella Casa di Preghiera dal Nuovo Sacerdozio sugli Altari del
Sacerdote Unto, di Giuda, di Efraim e di Malchitzedek.
Il 23°
Precetto:
è il comando imposto ai soli leviti di compiere nel Santuario
determinati lavori, come: chiudere le porte, recitare il salmo durante
l’offerta del sacrificio.
Il 24°
Precetto: è
il comando imposto ai soli leviti di lavare le proprie mani ed i propri piedi
ogni volta che debbano entrare nel Santuario.
Il 25°
Precetto:
è il comando imposto ai sacerdoti di accendere sempre i lumi davanti al
Signore.
Il 26°
Precetto:
è il comando imposto ai sacerdoti di benedire Israele ogni giorno.
Il 27°
Precetto:
è di mettere sempre il pane della presentazione davanti al Signore.
Il 28°
Precetto:
è il comando imposto ai sacerdoti di mettere l’incenso due volte ogni
giorno sull’altare d’oro.
Il 29°
Precetto:
è di far ardere il fuoco sull’altare ogni giorno sempre.
Il 30°
Precetto:
è il comando imposto ai sacerdoti di togliere la cenere ogni giorno da
sull’altare.
Il 31°
Precetto:
è di far uscire gli impuri dall’accampamento (Numeri 5, 2);
l’accampamento ricordato qui è l’accampamento della Presenza divina,
equivalente all’atrio del Santuario.
Il 32°
Precetto:
è di glorificare ed onorare ed esaltare la stirpe di Aharon e di
attribuirle uno speciale grado di santità e di onore.
Il 33°
Precetto:
è l'ordine ricevuto dai sacerdoti di indossare abiti speciali per onore
e gloria, e di prestar culto dopo di ciò nel Santuario.
Il 34°
Precetto:
è che i sacerdoti portino l’Arca sulle loro spalle quando bisogna
trasferirla da un posto all’altro.
Il 35°
Precetto:
è di avere olio preparato in un modo speciale, pronto perché vi
si unga ogni sommo sacerdote che venga nominato.
L’olio
sacro di unzione della Torà riguarda il Tempio. Nel Patto Nuovo, nella
Casa di Preghiera, si usa 'l’olio sacerdotale', sotto l'autorità del
Giudice Unto del Regno dei Cieli, secondo la Santità di ogni Altare.
Il 36°
Precetto:
è che i sacerdoti prestino servizio in gruppi, cioè ogni
settimana presti servizio un gruppo e non vi mettano mano tutti, creando
confusione.
Il 37°
Precetto:
è che i sacerdoti debbano rendersi impuri (facendo lutto) per i
familiari stretti ricordati nel Levitico.
Tutte
le leggi per i sacerdoti nella Casa di Preghiera sono nuove leggi diverse da
quelle della Torà. Come spiegato, il Patto Nuovo rappresenta una Nuova
Santificazione che non è simile a quella dei due Tempi precedenti.
Il 38°
Precetto:
è il comando che ha ricevuto il sommo sacerdote di sposare una donna vergine.
Il 39°
Precetto:
è di offrire nel Santuario due agnelli ogni giorno per il sacrificio
quotidiano.
Il 40°
Precetto:
è che il sommo sacerdote offra sempre ogni giorno un’offerta farinacea
la mattina ed il pomeriggio.
Il 41°
Precetto:
è di offrire un sacrificio ogni giorno di sabato.
Il 42
Precetto:
è di offrire un sacrificio in ogni capo-mese.
Il 43°
Precetto:
è di offrire un sacrificio, oltre a quello quotidiano, in tutti i sette
giorni della festa di Pasqua.
Il 44°
Precetto:
è di offrire un’offerta farinacea di orzo il giorno 16 di Nissan, per
l’offerta dell’Omer; essa va accompagnata con l’offerta di un agnello di un
anno come olocausto.
Il 45°
Precetto:
è di offrire un sacrificio aggiunto anche nel cinquantesimo giorno
dell’offerta dell’Omer che è il 16 di Nissan, e questo è il
sacrificio aggiunto della Pentecoste.
Il 46°
Precetto:
è di portare due pani lievitati al Santuario insieme con i sacrifici
indicati nel testo, che vengono ad accompagnare il pane nel giorno della
Pentecoste.
Il 47°
Precetto:
è di presentare un sacrificio aggiunto il giorno 1 di Tishreì,
cioè il sacrificio aggiunto del capo d’anno.
Il 48°
Precetto:
è di presentare un sacrificio aggiunto il decimo giorno di Tishreì.
Il 49°
Precetto:
è di fare il culto del Giorno di espiazione (Yom Kippur).
Il 50°
Precetto:
è di presentare un sacrificio aggiunto nei giorni della Festa delle
Capanne (Sukkot).
Il 51°
Precetto:
è di presentare un sacrificio aggiunto l’ottavo giorno della Festa delle
Capanne, e questo è il sacrificio aggiunto di Sheminì Atzeret.
Il 52°
Precetto:
è di salire al Santuario tre volte all’anno (Esodo 23: 14). Tre precetti
sono stati comandati ad Israele nelle feste di pellegrinaggio: il sacrificio
festivo, il presentarsi al Santuario e il gioire. Pertanto va offerto un
sacrificio di contentezza.
Il 53°
Precetto:
è di presentarsi al Santuario.
Il 54°
Precetto:
è di gioire nelle feste di pellegrinaggio.
Il 55°
Precetto:
è di offrire l’agnello pasquale il giorno 14 di Nissan.
Il 56°
Precetto:
è di mangiare l’agnello pasquale la notte del 15 Nissan, secondo le
condizioni stabilite, cioè che sia arrostito, che sia mangiato in una
sola casa, che sia mangiato accompagnato da azzime ed erba amara.
Il 57°
Precetto:
è di scannare il secondo sacrificio pasquale per chi era stato impedito
di offrire il primo sacrificio pasquale.
Il 58
Precetto:
è di mangiare il secondo sacrificio pasquale la notte del 15 di lyar,
accompagnato da azzime ed erba amara.
Il 59°
Precetto:
è di suonare le trombe nel Santuario al momento di presentare qualsiasi
sacrificio delle ricorrenze.
Il 60°
Precetto:
è che ogni quadrupede che offriamo in sacrificio abbia almeno otto
giorni di età e non meno.
Il 61°
Precetto:
è che ogni sacrificio che offriamo sia perfetto nella sua specie, privo
di difetti.
Il 62°
Precetto:
è di presentare sale con ogni sacrificio.
Il 63°
Precetto: è
che ogni sacrificio olocausto che venga presentato, sia esso privato o
pubblico, si attenga ai precetti descritti nel Levitico.
Il 64°
Precetto:
è che il sacrificio di espiazione venga fatto nel modo indicato nel
Levitico.
Il 65°
Precetto:
è che il sacrificio di colpa sia fatto nel modo indicato nel Levitico.
Il 66°
Precetto:
è che il sacrificio di contentezza sia fatto nel modo indicato nel
Levitico.
Il 67°
Precetto:
è che l’offerta farinacea venga fatta nel modo descritto nel Levitico
per ogni suo singolo tipo.
Il 68°
Precetto:
è che il tribunale presenti un sacrificio, se i suoi membri hanno errato
ed hanno insegnato qualcosa in modo difforme della Halachà.
Il 69°
Precetto:
è che chiunque abbia commesso per errore uno dei peccati gravi noti
offra un sacrificio di espiazione.
Il 70°
Precetto:
è di offrire un certo sacrificio se abbiamo il dubbio di aver compiuto
una delle gravi trasgressioni per cui siamo passibili di Kareth.
Il 71°
Precetto:
è che chiunque compia determinate trasgressioni presenti un sacrificio e
la sua colpa venga espiata.
Il 72°
Precetto:
è di presentare un sacrificio “che sale e scende” per certe colpe.
Il 73°
Precetto:
è di confessare verbalmente davanti a Colui che va esaltato i peccati
che abbiamo commesso.
Tutti
questi precetti del Tempio e del Sacerdozio e dei Sacrifici vengono sostituiti
dal Nuovo Rito del Patto Nuovo Finale.
Il 74°
Precetto:
è che ogni uomo che abbia avuto uno scolo e sia guarito presenti un
sacrificio.
Il 75°
Precetto:
è che ogni donna che abbia avuto uno scolo e sia guarita presenti un
sacrificio.
Il 76°
Precetto:
è che ogni puerpera presenti un sacrificio, ed è un agnello di un
anno per olocausto ed un colombo od una tortora come sacrificio di espiazione -
-
Il 77°
Precetto:
è che ogni lebbroso offra un sacrificio se è guarito della sua
piaga.
Il 78°
Precetto:
è di prelevare la decima a ciò che ci nasca ogni anno dai
quadrupedi puri, di presentarne il grasso ed il sangue e che lo si mangi a
Gerusalemme.
Il 79°
Precetto:
è di consacrare i primogeniti, sia fra i figli di Israele sia fra i
quadrupedi (bovini, ovini e asini).
L'80°
Precetto:
è di riscattare il primogenito dell’essere umano e di darne il riscatto
al sacerdote.
L'81°
Precetto:
è di riscattare il primogenito del proprio asino con un agnello – se non
lo si riscatta col suo valore – e di dare quell’agnello al sacerdote.
L'82°
Precetto:
è di decapitare il primogenito dell’asino, se non lo si vuole
riscattare.
L'83°
Precetto:
è di adempiere a tutti gli impegni, che ci siamo assunti, nella prima
delle tre feste di pellegrinaggio che ci capiti, perché non passi
nessuna delle tre feste di pellegrinaggio senza che l’individuo abbia
presentato i sacrifici a cui è tenuto.
L'84°
Precetto:
è di presentare tutti i sacrifici solo nel Santuario.
L'85°
Precetto:
è di portare tutti i sacrifici che le circostanze rendono obbligatorie
per noi al Santuario
L'86°
Precetto:
è di riscattare tra gli animali destinati al sacrificio quello in cui si
sia formato un difetto; allora esso diventa profano, lo si può scannare
e mangiare.
L'87°
Precetto:
è che un animale, con cui si voglia scambiare un altro destinato al
sacrificio, sia sacro.
L'88°
Precetto:
è che i sacerdoti mangino i resti delle offerte farinacee.
L'89°
Precetto: è
il comando che hanno ricevuto i sacerdoti di mangiare la carne dei sacrifici
sacri e cioè: il sacrificio di espiazione e quello di colpa, che sono
santissimi.
Il 90°
Precetto:
è di bruciare le carni dei sacrifici sacri che siano divenute impure.
Il 91°
Precetto:
è di bruciare ciò che avanzi dei sacrifici.
Il 92°
Precetto:
è il comando che ha ricevuto il nazireo di far crescere la sua
capigliatura.
Il 93°
Precetto:
è il comando che ha ricevuto il nazireo di radere il proprio capo e di
presentare i suoi sacrifici al termine dei giorni del suo nazireato.
Il 94°
Precetto:
è di mettere in atto tutto quello che ci siamo presi su di noi con un
detto – giuramento o voto o sacrificio e simili – come sta scritto (Deut. 23,
24): “Ciò che esce dalle tue labbra (lo) osserverai ed eseguirai”.
Questo
è un fondamento di giustizia, di onestà e di lealtà che
è valido in tutti i tempi ed è un cardine del comportamento di
chi appartiene al Patto Nuovo Finale.
Il 95°
Precetto:
riguarda lo scioglimento dei voti.
Il 96°
Precetto:
riguarda l'impurità di chi tocca una carogna.
Il 97°
Precetto:
riguarda l’impurità degli otto brulicanti.
Il 98°
Precetto:
riguarda l’impurità dei cibi e delle bevande.
Il 99°
Precetto:
riguarda l’impurità della donna nel periodo della mestruazione.
Le
norme riguardanti la purità della donna e i rapporti intimi col marito
rimangono tali nel Patto Nuovo.
Il
100° Precetto:
riguarda l’impurità della puerpera.
Il
101° Precetto:
riguarda l’impurità dell’uomo lebbroso.
Il
102° Precetto:
riguarda l’abito colpito da lebbra.
Il
103° Precetto:
riguarda la casa colpita da macchie.
Il
104° Precetto:
riguarda l’impurità dell’uomo che abbia uno scolo.
Il
105° Precetto:
riguarda le norme connesse all’impurità del seme umano.
Vedasi
Nuova Legge sull'argomento.
Il
106° Precetto:
riguarda l’impurità della donna che abbia uno scolo.
Il
107° Precetto:
riguarda l’impurità del cadavere.
Il
lavaggio del morto viene rinnovato nelle leggi del Patto Nuovo.
Il
108° Precetto:
riguarda l’acqua dell’impurità, che in certe condizioni rende puri ed in
altre rende impuri.
Il
109° Precetto:
riguarda il precetto che abbiamo ricevuto di immergerci nell’acqua del
ricettacolo per purificarci di ogni specie di impurità che abbiamo
contratto.
Vedere
la Nuova Legge per la Mikveh.
Il
110° Precetto:
riguarda la purificazione dalla lebbra.
Il
111° Precetto:
riguarda il comando che ha ricevuto il lebbroso di radersi.
Il
112° Precetto:
è di fare segni di riconoscimento nel lebbroso, perché la gente si
tenga lontana da lui.
Il
113° Precetto:
è di fare gli atti necessari con la vacca rossa, in modo che essa sia
pronta per ciò che va fatto per purificare dall'impurità del
cadavere.
Il
114° Precetto:
riguarda la valutazione, in termini monetari, degli essere umani.
Il
115° Precetto:
riguarda la valutazione di un animale impuro.
Il
116° Precetto:
riguarda la valutazione delle case.
Il
117° Precetto:
riguarda la valutazione dei campi.
Il
118° Precetto:
è il comando che abbiamo ricevuto che chiunque goda di cose sacre o
mangi cibi sacri, cioè che mangi per errore della Terumà,
restituisca quello che ha mangiato o quanto abbia goduto con l’aggiunta di un
quinto.
Il
119° Precetto:
è che i frutti della piantagione nel quarto anno siano tutti sacri.
Il
120° Precetto:
è di lasciare un angolo dei campi di cereali e di frutta e simili.
Il
121° Precetto:
è di lasciare le spighe cadute.
Il
122° Precetto:
è di lasciare nel campo il manipolo dimenticato.
Il
123° Precetto:
è di lasciare ai poveri i resti che rimangono nella vigna dopo la
vendemmia dei suoi frutti.
Il
124° Precetto:
è di lasciare ai poveri ciò che sia caduto dell’uva durante la
vendemmia.
Il
125° Precetto:
è di mettere da parte le primizie e di portarle al Santuario.
Il
126° Precetto:
è di mettere da parte la Terumà grande.
Il
127° Precetto:
è di mettere da parte la decima di ciò che spunta dalla terra.
Il
128° Precetto:
è di mettere da parte la seconda decima.-
Il
129° Precetto:
è il comando che hanno ricevuto i leviti di mettere da parte una decima
della decima che ricevono dagli israeliti e di darla ai sacerdoti.
Il
130° Precetto:
è di mettere da parte la decima del povero in ogni terzo anno dopo
l’anno della remissione, ed anche nel terzo anno dopo il terzo, cioè nel
sesto da quello della remissione.
Il
131° Precetto:
è di dichiarare davanti Colui che va esaltato, che abbiamo messo da
parte le decime e le offerte di obbligo e che siamo del tutto liberi da questo
obbligo anche con la parola.
Il
132° Precetto:
è di raccontare le bontà usate verso di noi da Dio e come ci
abbia salvato dall’inizio della situazione di Giacobbe, nostro padre, fino al
nostro asservimento agli egiziani ed alle sofferenze inflitteci da loro, e di
ringraziare il Signore per tutto questo, e chiederGli che ci conceda sempre la
benedizione – nel momento in cui portiamo le primizie.
Il
133° Precetto:
è di mettere da parte la Challà da ogni impasto e di darla al
sacerdote.
Il
134° Precetto:
è di considerare “res nullius” tutto quello che la terra produce
nell’anno della remissione e di permettere di usare a chiunque i prodotti dei
nostri campi.
Il
135° Precetto:
è di astenerci dal lavoro della terra nel settimo anno.
Il
136° Precetto:
è di santificare il cinquantesimo anno, cioè di astenerci in esso
dal lavoro della terra come nell’anno della remissione.
Il
137° Precetto:
è di suonare lo Sciofar il 10 di Tishreì dell’anno del Giubileo e
di proclamare in tutto il nostro Paese la liberazione degli schiavi.
Il
138° Precetto:
è che tutti i beni fondiari venduti tornino nel Giubileo ai loro
proprietari ed escano dalla potestà degli acquirenti, senza pagamento.
Il
139° Precetto:
è che vi sia la possibilità di riscattare i terreni venduti
dentro le mura delle città, solo fino al termine di un anno, e che dopo
di ciò rimangano in possesso stabile del compratore e non escano nel
Giubileo.
Il
140° Precetto:
è di contare gli anni dal momento in cui ci siamo impossessati del Paese
e lo abbiamo detenuto, di sette in sette anni, fino all’anno del Giubileo.
Il
141° Precetto:
è di rimettere tutti i debiti nell’anno della remissione.
Il
142° Precetto:
è di opprimere lo straniero e fargli pressioni nell’esigere il pagamento
dei debiti.
Non
è questo del linguaggio chiaro della Redenzione Finale che non distingue
fra ebreo o non ebreo bensi di legge equilibrato universale.
Il
143° Precetto:
è di dare al sacerdote la gamba anteriore, le guance e lo stomaco di
ogni animale puro che scanniamo.
Il
144° precetto:
è di mettere da parte la prima parte della tosatura e darla al
sacerdote.
Il
145° Precetto:
riguarda le norme dell’interdetto, e cioè che chi ha dichiarato
l’interdetto su qualcosa dei suoi possessi ed ha detto: “Questo è
interdetto” deve dare quella cosa al sacerdote.
Il
146° Precetto:
è di scannare l’animale e mangiarlo dopo di ciò e che non
c’è nessuna via di renderlo permesso all’alimentazione se non con lo
scannamento.
Questo
comandamento rimane tale nel Patto Nuovo.
Il
147° Precetto:
è di coprire il sangue quando si scanna un volatile o un animale
selvatico.
Il
148° Precetto:
è di allontanare gli uccelli dal nido, come sta scritto (Deut. 22, 7):
“allontanerai la madre ed i figli prenderai per te”.
Ogni
legge che è motivata dalla misericordia rimane intatta nel Patto Nuovo.
Il
149° Precetto:
riguarda i segni distintivi dell’animale domestico e selvatico, cioè che
siano ruminanti ed abbiano l’unghia fessa, ed allora sia permesso mangiarli.
Tutte
le regole alimentari che riguardano gli animali, i pesci, i volatili e le
categorie che sono permesse o proibite da mangiare, si rinnovano nel Patto
Nuovo e per i non ebrei ciò non è sotto la forma di comando,
bensì di raccomandazione per la salute.
Abbiamo
ricevuto nei segni, ad esempio, di separare i prodotti e gli utensili per la
carne e per il latte, esattamente come nella tradizione rabbinica.
Il
150° Precetto:
è di esaminare i segni dei volatili.
Il
151° Precetto:
riguarda i segni delle locuste.
Il
152° Precetto: riguarda
i segni dei pesci (che per essere commestibili devono avere le squame e le
pinne).
Il
153° Precetto:
riguarda il computo dei mesi e degli anni e la santificazione del capo-mese; ma
questo precetto non lo esegue altro che il solo tribunale supremo e solo in
Terra d'Israele.
Nel
Patto Nuovo si usa il lunario ebraico tradizionale per tutte le feste della
Casa di Preghiera.
Il
154° Precetto:
è di astenerci dal lavoro di Sabato.
Tale
precetto rimane inalterato nel Patto Nuovo, sull'Altare di Giuda e l'Altare di
Efraim, all'eccetto di alcune agevolazioni, ad esempio, non si decreta 'muktze'
ed altre semplificazioni.
Il
155° Precetto:
è di dire nel giorno di sabato, quando inizia e quando termina, delle
frasi che ricordino la grandezza e l’onore di quel giorno che deve essere
distinto dagli altri giorni che lo precedono e lo seguono.
Tutto
ciò è incluso nel Nuovo Rito di Shabbat nella Casa di Preghiera.
Il
156° Precetto:
è di eliminare le sostanze lievitate in nostro possesso il giorno 14 di
Nissan.
Questo
comando rimane inalterato nel Patto Nuovo con il Pesah nella Casa di Preghiera,
secondo il Nuovo Rito della Terza Redenzione Finale.
Il
157° Precetto:
è di raccontare dell’uscita dall’Egitto nella notte del 15 di Nissan.
Tutto
è incluso nel Nuovo Rito di Pesah nella Casa di Preghiera. C'è la
Nuova Haggadà per tutti i Popoli.
Il
159° Precetto:
è di astenersi dal lavoro nel primo giorno di Pesah.
Il
160° Precetto:
è di astenersi dal lavoro il settimo giorno della festa di Pesah
La legge
di astenersi dal lavoro nei giorni festivi rimane inalterata nel Patto Nuovo
nella Casa di Preghiera, sull'Altare di Giuda e sull'Altare di Efraim.
Il
161° Precetto:
è di contare l'Omer (per sette settimane dalla seconda sera di Pesah –
il cinquantesimo giorno è Shavuot).
Il
conteggio dell’Omer viene rinnovato nel Nuovo Rito della Casa di Preghiera.
Il
162° Precetto:
è di astenersi dal lavoro nel giorno di Shavuot.
Il
163° Precetto:
è di astenersi dal lavoro nel primo giorno di Tishreì.
Il 164°
Precetto:
è di digiunare il 10 di Tishreì.
Il
giorno del digiuno di Kippur rimane inalterato nel Patto Nuovo e viene
rinnovato nel Nuovo Rito della Casa di Preghiera, dove il Kippur si chiama
anche Yom ha-Tikkunim, Giorno delle Correzioni.
Il
165° Precetto:
è di astenersi in tale giorno dalle occupazioni e dai lavori.
Il
166° Precetto:
è di astenersi dal lavoro il primo giorno della Festa delle Capanne
(Sukkot).
Il
167° Precetto:
è di astenersi dal lavoro l’ottavo giorno di Sukkot (il Shemini Atzeret)
Come
già detto, tutte le astensioni dal lavoro di Shabbat, di Kippur e delle
feste rimangono tali sugli Altari di Giuda ed Efraim. Le regole più
particolareggiate seguono la Nuova Legge della Terza Redenzione Completa.
Il
168° Precetto:
è di abitare nella capanna in tutti i giorni di Sukkot.
Si
rinnova la Festa delle Capanne nella Casa di Preghiera della Terza Redenzione
Finale, con il Segno di fare la Capanna dentro la casa, senza il precetto
rabbinico di Scach.
Il
169° Precetto:
è di prendere il Lulav (salice, mirto e ramo di palma uniti fra loro) e
l'Etrog (il cedro) e di rallegrarci davanti al Signore nei sette giorni di
Sukkot.
Il
comando della Torà che riguarda il Lulav e l'Etrog si rinnova nel Patto
Nuovo ed entra nella Casa di Preghiera.
Il
170° Precetto:
è di sentire il suono dello Shofar il primo di Tishrì.
Il
comando dello Shofar entra nel Patto Nuovo e nel Nuovo Rito di Rosh
ha-Shanà nella Casa di Preghiera.
Il
171° Precetto:
è di dare mezzo siclo ogni anno ma questo precetto si applica quando
esiste il Tempio.
Il
172° Precetto:
è di dar retta a ciascuno dei profeti, la pace sia su di loro, e di
mettere in atto qualsiasi cosa comandi, anche se comandi qualcosa contro un
precetto o vari precetti tra questi, purché si tratti di una
disposizione temporanea; ma non che stabilisca come eterna un’aggiunta 0 una
detrazione.
Non
bisogna confondere questo precetto con la Nuova Tradizione Profetica dei Segni
Completi della Terza Redenzione Finale. Noi riceviamo, grazie a Dio, delle vere
profezie, ma non siamo profeti né figli di profeti.
Il
173° Precetto:
è di nominarci un re israelita, che unifichi tutta la nostra nazione e
diriga tutti noi.
Questo
precetto è obsoleto e non più valido.
Il
174° Precetto:
è di dar retta al Tribunale supremo e di agire secondo i suoi detti, in
tutti i dettami che dia realmente a ciò che è proibito e a
ciò che è permesso.
I
Segni Completi del Patto Nuovo Finale stabiliscono il Tribunale di Mordechai
ha-Tzadik. Esso è una parte integra del Nuovo Equilibrio Storico del
Disegno di Dio nella Storia della Redenzione.
Il
175° Precetto:
è di seguire la maggioranza, se insorge una controversia tra i Maestri
su una qualsiasi norma della Torà.
Questo
è un principio sempre solido e valido.
Il 176°
Precetto:
è di nominare giudici, per poter mettere in atto i comandi della
Torà, che costringano coloro che deviano dalla strada giusta a seguirla.
Ciò
riguarda i Nuovi Giudici del Nuovo Tribunale di Mordechai Ha-Tzadik. Essi,
oltre alla conoscenza della Torà e la Tradizione riconoscono e conoscono
tutto il Patto Nuovo della Terza Redenzione Finale per merito dello scelto Goel
Haim.
Il
Nuovo Tribunale, comunque, in genere, non tratterà la Halachà
perché ciò compete ai rabbini. Esso è nel contesto della
Nuova Legge. Lo stesso Dio che ha dato la Legge sul Sinai, ora ha mandato per
il popolo di Israele e per le Nazioni le Chiavi del Regno dei Cieli che
scendono nel mondo tramite la Casa di Preghiera per tutti i Popoli, in merito
al Goel Haim.
Il
177° Precetto:
è il comando dato ai giudici di mettere in condizioni uguali tutte le
parti in causa e di dare a ciascuno la possibilità di parlare, tanto che
sia prolisso quanto che sia breve.
La
giustizia della Torà è la stessa giustizia del Patto Nuovo.
Il
178° Precetto:
è di prestare testimonianza davanti ai giudici su tutto ciò che
sappiamo, tanto che ciò possa costituire rovina per colui a proposito
del quale testimoniamo, quanto salvezza per lui riguardo al suo denaro ed alla
sua vita; noi siamo obbligati a testimoniare su tutto questo e a far conoscere
ai giudici quello che abbiamo visto o sentito.
Il
179° Precetto:
è di investigare la testimonianza dei testimoni ed indagare bene a
proposito di essa.
Il
180° Precetto:
è di punire i testimoni che abbiano fatto falsa testimonianza, facendo
loro quello che avevano pensato di procurare con la loro testimonianza.
Il
181° Precetto:
riguarda la decapitazione di una giovenca, nel caso che si trovi in campagna un
assassinato e non si sappia chi lo abbia assassinato.
Il
182° Precetto:
è di separare sei città di rifugio, che siano pronte a ricevere
chi abbia ucciso per errore.
Il
183° Precetto:
è di dare ai leviti delle città in cui abitare, perché
essi non ricevono una parte del Paese.
Il
184° Precetto:
è di eliminare gli ostacoli e gli inciampi da tutte le nostre residenze,
cioè: che costruiscono un muro perimetrale attorno ai tetti e alle
cisterne ed alle fosse e simili; perché qualcuno non cada in essi o da
essi.
Questa
è una legge valida per tutti i tempi e per tutti.
Il
185° Precetto:
è di distruggere ogni idolatria e gli edifici ad essa destinati con ogni
azione distruttrice e devastatrice: spezzare, bruciare, abbattere e svellere,
come sta scritto (Deut. 7, 5): “Distruggere distruggerete tutti i luoghi” vige
questa legge solo in Israele.
Il
nostro modo di “distruggere distruggerete” è con le spiegazioni del
Nuovo Messaggio.
Il
186° Precetto:
è di uccidere la gente della città traviata, tutta, e di
incendiare la città con tutto quello che si trova.
Il
187° Precetto:
è di uccidere i sette popoli e di distruggerli, perché essi
costituiscono la parte essenziale e la prima base dell’idolatria.
Il
188° Precetto:
è di distruggere la sola stirpe di Amalek tra tutto il resto della
stirpe di Esaù, maschi e femmine, grandi e piccoli, come è
scritto (Deut. 20, 17): “Distruggerai la stirpe di Amalek”.
Il
189° Precetto:
è di ricordare quello che ci aveva fatto Amalek, che ci venne incontro
per farci del male, che diciamo questo in ogni momento e suscitiamo gli spiriti
con le parole a combattere contro di lui, che invitiamo gli uomini ad odiarlo,
in un modo che la casa non si dimentichi né si indebolisca né si
diminuisca l’odio contro di lui tra la gente col passar del tempo.
Abbiamo
ricevuto nei Segni che la stirpe di Amalek verrà distrutta
definitivamente durante questa Quarta Generazione.
Il
190° Precetto:
riguarda la guerra con le altre nazioni, questa si chiama guerra facoltativa...
che se combattiamo contro di esse, dobbiamo far un patto con esse di salvare
solo le vite; se fanno la pace con noi e ci consegnano il Paese, imponiamo a
loro il pagamento di tributi e servitù.
Per
tutte le leggi che riguardano lo Stato di Israele, sarà il governo
israeliano a decidere.
Il
191° Precetto:
è di nominare un sacerdote che pronunci davanti al popolo il discorso
della guerra e rinunci a chi non è idoneo a combattere.
Il
192° Precetto:
è che quando le nostre armate scendono in guerra prepariamo una via
fuori del campo in cui si facciano i propri bisogni, e la gente non faccia i
propri bisogni in ogni luogo e fra le tende – come fanno altre nazioni.
Il
193° Precetto:
è che uno strumento da scavo sia appeso con gli strumenti da guerra per
tutti gli uomini dell’accampamento perché scavino con esso nel luogo in
cui facciamo i propri bisogni nella strada a ciò preparata, e coprano
gli escrementi.
Il
194° Precetto:
è di restituire il corpo della refurtiva (nel caso che il furto venga
scoperto o il ladro si penta) se ancora esiste com’era, e di aggiungere un
quinto del suo valore; o di calcolare il suo valore, se è stato
trasformato.
Il
195° Precetto:
è di fare beneficenza e aiutare i poveri e di dare loro sostegno come
sta scritto (Deut. 15, 8): “Aprire aprirai la tua mano” e (Levitico, 25, 35):
“E lo sosterrai, forestiero e residente, e vivrà con te”.
La
misericordia e la carità della Torà sono le stesse del Patto
Nuovo. Vedere massaggio per Rosh Hashana 5778.
Il
196° Precetto:
è di dare un’elargizione allo schiavo ebreo e di aiutarlo quando esce
libero, affinché non esca a mani vuote.
Grazie
a Dio, la schiavitù sta scomparendo dalla faccia della terra.
Il 197
Precetto:
è di dare prestiti al povero, per sostenerlo economicamente nelle sue
faccende. Questo precetto è più grande e rigoroso di quello della
beneficenza; perché chi è bisognoso e si scopre a disagio e
addolorato come chi non si è ancora scoperto ed ha bisogno di aiuto
perché non si scopra la sua condizione e non risulti bisognoso.
La
sensibilità della Torà è la stessa sensibilità del
Patto Nuovo.
Il
198° Precetto:
è di imporre un interesse al non ebreo.
Nella
Nuova Epoca della Redenzione Finale non c'è più differenza fra
ebrei o non ebrei, siccome, tramite il Patto Nuovo, essi vivono nella stessa
fede in EL SHADDAI e in amore fraterno reciproco. Questo precetto nel Patto
Nuovo viene così riformulato: “Se tu devi prestare soldi a qualcuno, dovrai
conformarti alla sua attitudine; se tu sai che se ti avesse prestato dei soldi
non ti avrebbe chiesto interesse, allora anche tu non gli dovrai prestare soldi
a interesse; ma se, invece, tu sai che ti avrebbe chiesto interesse, allora
anche tu gli dovrai chiedere interesse.”
Il
199° Precetto:
è di restituire il pegno al proprietario israelita nel momento in cui ne
abbia bisogno. Se il pegno è qualcosa di cui si serve di giorno, come
strumenti da lavoro o da artigianato – bisogna restituirli per il giorno e
prenderli poi di nuovo in pegno per la notte; e se qualcosa di cui ci si serve
di notte- come materassi o coperte con cui si dorme – bisogna restituirli per
la notte e prenderli di nuovo in pegno per il giorno.
La
misericordia della Torà è la misericordia del Patto Nuovo della
Terza Redenzione Finale.
Il
200° Precetto:
è di pagare la mercede dell'operaio il giorno stesso e di non rinviarla
ad un altro giorno.
La
precisione e la correttezza della Torà sono la precisione e la
correttezza del Patto Nuovo.
Il 201°
Precetto:
è che l'operaio possa mangiare durante il suo lavoro della cosa su cui
lavora se quella cosa è attaccata al terreno.
Il
202° Precetto:
è di togliere il carico dall’animale che sia inciampato nel campo a
causa del suo carico.
La
misericordia di Dio è anche sugli animali.
Il
203° Precetto:
è di rimettere il carico sull’animale o sull'uomo, se egli è
solo, dopo che lo abbiamo aiutato a scaricarlo.
Il
204° Precetto:
è di restituire l’oggetto trovato al suo proprietario.
Il
205° Precetto:
è di protestare contro chi compie una trasgressione, o contro chi vuole
compierla, di avvertirlo ed ammonirlo, a questo proposito con discorsi, come
è scritto (Levitico, 19, 17): “Ammonire ammonirai il tuo
prossimo..."
Il
206° Precetto:
è di amarsi reciprocamente, come amiamo noi stessi, dato che la mia
compassione ed il mio amore per il mio correligionario sia come il mio amore e
la mia compassione per me stesso, per ciò che riguarda il suo denaro e
la sua persona e tutto quello che gli appartiene e tutto quello che desidera; e
tutto quello che io vorrei che succedesse a me, che voglia che succeda a lui; e
tutto quello che non vorrei succedesse a me o a i miei amici, che non voglia
che succeda a lui. Questo precetto è espresso dal detto di Colui che va
esaltato (Levitico 19, 18): “Ed amerai il tuo prossimo come te stesso”
L’amore
della Torà è per Israele e l’amore del Patto Nuovo si estende
dalla Grande Israele fino alla moltitudine di nazioni di cui è padre
Abramo, nostro padre. I confini del passato si aprono verso nuovi orizzonti
perché il promesso Patto Nuovo è sceso nel mondo. Tramite esso
anche le isole lontane conosceranno il Dio di Israele.
Il
207° Precetto:
è di amare il forestiero, come è scritto (Deut. 10, 9): “Ed
amerai il forestiero” perché il forestiero è colui che si
è convertito, dato che è entrato nella nostra religione, Il
Signore gli ha concesso maggior amore ed ha riservato per lui un precetto
speciale. In molti Midrashim i Maestri hanno spiegato che il Signore ci ha dato
a proposito del forestiero ordini analoghi a quelli riguardanti Lui stesso,
dato che ha detto: “Ed amerai il Signore tuo Dio” e “Ed amerete il forestiero”.
Ricordatelo
bene, figli di Israele, nei confronti dei Nuovi Ebrei dell'Altare di Efraim e
nei confronti dei Nuovi Cristiani detti Figli di Malchitzedek dell'Altare di
Malchitzedek e nei confronti dei Mussulmani del Tappeto dell'Islam nella Casa
di Preghiera per Tutti i Popoli.
Essi
sono amati da Dio e sono nella vera fede in EL SHADDAI, tramite il Patto Nuovo
Finale, per merito dello scelto Maestro Haim. Perciò se voi amate il
Signore, Dio, amerete anche questi 'forestieri' della Casa di Preghiera, e
capirete ciò che è amato da Dio.
Il
208° Precetto:
è di usare pesi e bilance e misure giuste e di esser molto scrupolosi
nella loro esattezza.
Il
209° Precetto:
è di onorare i saggi e di alzarci davanti a loro per rispettarli.
Il
210° Precetto:
è di onorare i propri genitori.
Il
211° Precetto:
è di aver rispetto riverenziale per i genitori, come è scritto (Levitico
19, 3): “Ognuno di sua madre e di suo padre abbia rispetto riverenziale”.
Tutto
ciò che riguarda il derech eretz, il rispetto per i genitori, gli
anziani e il prossimo, ed il giusto comportamento in ogni situazione è
di primaria importanza in tutti gli insegnamenti del Maestro Haim. Si segue
sempre il principio "il giusto comportamento viene prima della Torà
(derech eretz kadmà la Torà)" come spiegato negli scritti.
Il
212° Precetto:
è di prolificare e di moltiplicarci e di proporci di mantenere la specie
umana.
Il
213° Precetto:
è di possedere la donna solo in base ai Kiddushin, cioè dando
qualcosa in mano della donna, o un atto scritto, o con l’atto sessuale.
Abbiamo
ricevuto nel Patto Nuovo il Nuovo Rito del Matrimonio. Ci saranno molte regole
particolari per il Nuovo Matrimonio, dato che nella Casa di Preghiera l'Altare
Matrimoniale deve reggere i matrimoni degli Altari di Giuda, Efraim e
Malchitzedek. Nella nuova formula la sposa dice allo sposo: “Tu sei la mia
vita” e lo sposo dice alla sposa “e tu sei la mia fortuna”.
Il
214° Precetto:
è che lo sposo resti riservato a sua moglie per un anno intero e non si
metta in viaggio né vada all’esercito né sia obbligato a nulla di
simile, ma invece gioisca con lei un anno intero dal giorno in cui l’ha sposata
– come è scritto (Deut. 24, 5): “Libero sarà per la sua casa un
anno e rallegrerà la sua moglie che ha preso”.
Il
215° Precetto:
è di fare la circoncisione, come Il Signore disse ad Abramo (Genesi, 17:
10): “Sia circonciso per voi ogni maschio”.
Nel
Patto Nuovo il comando della circoncisione rimane intatto per tutti gli ebrei
dell'Altare di Giuda e l'Altare di Efraim. C’è, inoltre, grazie a EL
SHADDAI, la Nuova Circoncisione per i Figli di Malchitzedek che ricollega la
persona al Patto di Abramo senza che essa sia obbligata negli altri
comandamenti esclusivamente ebraici. (Inoltre c’è un Nuovo Segno
chiamato la Circoncisione della Donna in cui si fa un piccolo taglio vicino
alla mammella sinistra).
Il
216° Precetto:
è che il cognato sposi la moglie del fratello se questi è morto e
non ha lasciato discendenza.
Questo
precetto non serve più, ed anche nella Sinagoga Tradizionale, la
scalzatura è una pura formalità. A meno che non venga smentito
dai Segni che arrivano, questa usanza non rientra nel Patto Nuovo.
Il
217° Precetto:
è che la cognata scalzi il proprio cognato, se questi non la sposa, come
è scritto (Deut. 25, 9): “E scalzerà la sua scarpa dal suo
piede”.
Il
218° Precetto:
è di sposare la donna che ha subito violenza carnale, come sta scritto
(Deut. 22, 29): “E a lui sarà per moglie, dato che l'ha violentata, per
cui non potrà ripudiarla per tutti i giorni”.
Non
conosco ancora la nuova legislazione su questo tema, come per tanti altri argomenti
che devono ancora arrivare, con l’aiuto di Dio. La rivelazione che stiamo
ricevendo è viva e attuale e arriva secondo le esigenze dei tempi e non
e applicabile costrigere una persona al matrimonio o a non lascirla mai.
Violentare una donna è severamente proibito.
Il
219° Precetto:
riguarda la norma del calunniatore, cioè il comando di fustigarlo e che
sua moglie resti presso di lui.
Il
220° Precetto:
riguarda la norma del seduttore, secondo quanto è scritto (Esodo 22,
15): "E se un uomo sedurrà una vergine".
Il
221° Precetto:
riguarda la prigioniera bella di aspetto (Deut. 15, 11): “Se vedrai tra i
prigionieri una donna bella di aspetto”.
Il
222° Precetto:
è di ripudiare solo con un atto scritto, come è scritto (Deut.
24, 1): “E le scriverà un atto di ripudio e glielo darà in mano”.
Nel
Patto Nuovo c’è il divorzio, sia per l'Altare di Giuda, per l'Altare di
Efraim e per l'Altare di Malchitzedek. Tutto viene regolato tramite la Nuova
Legge ed il Nuovo Rito della Terza Redenzione Finale.
Il
223° Precetto:
è la norma della donna traviata (Numeri 5, 12).
Questo
precetto è obsoleto.
Il
224° Precetto:
è di fustigare con lo staffile chi trasgredisce a certi precetti.
I
tempi sono cambiati e il precetto è inattuale.
Il
225° Precetto:
è di far esulare dalla sua città in una città di rifugio
chi abbia ucciso una persona per errore.
Il
226° Precetto:
è di uccidere con la spada chi trasgredisce a certi precetti.
I
tempi sono cambiati e il precetto è inattuale (anche precetti 227-229).
Il 227°
Precetto:
è di strangolare chi trasgredisce a certi precetti.
Il
228° Precetto:
è di bruciare chi trasgredisce a certi precetti.
Il
229° Precetto:
è di lapidare chi trasgredisce a certi precetti.
Il
230° Precetto:
è di impiccare alcuni di coloro che sono stati condannati a morte per
sentenza del tribunale.
Il
231° Precetto:
è di seppellire chi è stato ucciso per sentenza del tribunale il
giorno stesso della sua uccisione.
Il
232° Precetto:
riguarda la norma dello schiavo ebreo.
Non ci
sono più leggi per schiavi, ebrei o non-ebrei.
Il
233° Precetto:
è di sposare la schiava ebrea, cioè che la sposi il padrone che
l’aveva comprata o il di lui figlio.
Il
234° Precetto:
riguarda il riscatto della schiava ebrea.
Il
235° Precetto:
riguarda lo schiavo cananeo, che lo si asserve per sempre e non esce in
libertà se non dopo la perdita di un dente o di un occhio.
Il
236° Precetto:
riguarda la norma di chi ferisce il prossimo, “Come ha fatto cosi sia fatto a
lui, che si prende dal denaro del feritore nella stessa misura in cui ha
causato danno al prossimo”
Si
tratta del principio di risarcire con il denaro il danno causato al prossimo.
Il
237° Precetto:
riguarda la norma del bue (Esodo 21, 35), “E se un bue di un uomo
colpirà il bue del suo compagno”.
Il
238° Precetto:
riguarda la norma della cisterna (Esodo 21, 33) “Se un uomo aprirà una
cisterna”.
Il
239° Precetto:
riguarda il ladro, da cui dobbiamo riscuotere il doppio, o il quadruplo o il
quintuplo di ciò che ci ha sottratto col furto.
Il
240° Precetto:
riguarda i danni causati dal pascolo, secondo Esodo 24, 4: “Se un uomo
farà pascolare in un campo o in una vigna, ecc.”.
Il
241° Precetto:
riguarda la norma dell’incendio, secondo Esodo, 24, 5: “Se un fuoco
uscirà e troverà pruni, ecc.”.
Il
242° Precetto:
riguarda la norma del custode senza mercede, (Esodo 21, 6): “Se un uomo
darà al suo prossimo denaro o oggetti da custodire”.
Il
243° Precetto:
riguarda il custode che riceve mercede e colui che prende in affitto, (Esodo
21, 9): “Se un uomo darà al suo prossimo un asino o un bue o un agnello
ecc.” .
Il
244° Precetto:
riguarda la norma di colui che prende a prestito, “E se un uomo prenderà
a prestito dal suo prossimo” - -
Il
245° Precetto:
riguarda le norma della compra-vendita, cioè le vie con le quali si
effettua la compra-vendita tra venditori e acquirenti.
Il
246° Precetto:
riguarda la norma dell’attore e del convenuto – in cui è compreso tutto
quello che può succedere tra le persone riguardo a richieste che abbiano
l’uno verso l’altro, a proposito delle quali possa esserci riconoscimento e
smentita.
Il
247° Precetto:
è di salvare l’inseguito da chi lo insegue per ucciderlo.
Il
248° Precetto:
riguarda le norme delle eredità, “Qualora un uomo muoia e non abbia un
figlio, ecc.”.
Il
Rambam, su di lui la pace, conclude che dai 248 precetti positivi, quando si
tolgono i precetti che non sono per il singolo, bensì per la
collettività, o i precetti destinati al Tribunale supremo in Israele, o
i precetti del Tempio e quelli che riguardano i sacerdoti o i leviti, o i
precetti che sono applicabili solo in certe situazioni particolari, rimangono
60 precetti positivi necessari per cui l’ebreo è sempre responsabile,
come Tefilin, Zizith e l’osservanza di Shabbat.
Da
questi 60 solo 46 riguardano anche le donne. I 60 sono: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8,
9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 18, 19, 26, 32, 54, 73, 94, 143, 146, 147, 149, 150,
152, 154, 155, 156, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 163, 164, 165, 166, 167, 168,
169, 170, 172, 175, 184, 195, 197, 206, 207, 208, 209, 210, 211, 212, 213, 214,
215.
Praticamente
in termini dei precetti necessari indicati dal grande Maimonide, la
diversità con il Patto Nuovo s’incontra nei Tefillin ed in tutto
ciò che riguarda tutte le Feste e le Usanze del Nuovo Rito nella Casa di
Preghiera.
Fu
proprio per questo motivo che nel Segno del ‘Contratto’ consegnatomi dal
Maestro, Haim, egli annunciò che fra 400 e 500 anni, nella Sinagoga
Tradizionale, l’ebreo non metterà più Tefillin.
Questo
annuncio rappresenta un principio che distingue la Sinagoga Tradizionale dalla
Casa di Preghiera. Se un comandamento contiene un mezzo per arrivare ad un
grado di santità, quel mezzo potrebbe essere dispensato o cambiato, una
volta che quella méta è stata raggiunta e può essere
mantenuta senza quel mezzo.
Quel
mezzo, comunque, è stato comandato dalla Torà o comunque dalla
tradizione orale dal Sinai (i Tefillin). Esso è già ancorato
nella sacra tradizione della Sinagoga Tradizionale e ciò deve continuare
fino a quando il suo altissimo scopo verrà raggiunto.
Il
Maestro Haim non ha detto che l’ebreo non deve indossare i Tefillin. Anzi,
insegnava agli ebrei come metterli e spiegava la grandezza di questo precetto e
la santità con cui deve essere fatta.
La
Nuova Santità del Patto Nuovo Finale, però, conosce tutti gli
scopi della Redenzione Finale ed è la base per stabilire le Nuove Leggi
per le generazioni della Redenzione Finale. Essa non esula dalla Torà
così come il grande profeta Geremia non uscì dalla Sacra
Torà quando profetizzò l’avvento di un Patto Nuovo, ben diverso
dal Patto precedente che gli ebrei in effetti avevano violato, non avendolo mai
recepito dentro di sé. Anche se era scritto nei loro cervelli, non era
impresso nei loro cuori.
Perciò
non si tenta di riprodurre la santità stabilita dalla tradizione
rabbinica, una seconda volta nella storia. E coloro che l’hanno mantenuta beati
siano nella sacra tradizione della Sinagoga Tradizionale.
I
nuovi ebrei, dunque, tramite il Patto Nuovo, sono esentati dalla santità
della tradizione rabbinica. La Nuova Santità dell'Altare di Giuda
conosce le giuste misure per tutti gli ebrei ed anche per le pecore smarrite
della Casa di Israele sull'Altare di Efraim.
Non
manca nulla al nuovo ebreo della Casa di Preghiera, come il principio detto nel
Sogno della Casa di Preghiera per tutti i Popoli, in Israele, nel Giorno di
Purim, “un ebreo, qui, nella Casa di Preghiera, può adempiere a tutti i
precetti della Torà, come nella Sinagoga Tradizionale”.
Nella
Terza Redenzione Finale, la Torà entra nel Patto Nuovo e per ciò
che riguarda l’adempimento dei comandamenti della Torà, ci pensa il
Patto Nuovo tramite la Nuova Santità. Per merito del Giudice Unto del
Regno dei Cieli, il Goel Haim, tutto verrà attuato nel migliore modo possibile,
per l’elevazione e per la santificazione, per la salute e per il benessere, per
l’allegria e per la gioia di coloro che entrano nel Patto Nuovo Finale.
Agosto
9, 1989
Visto
il beneficio dello scritto precedente sui 248 precetti positivi, basato sul
Libro dei Precetti (edizione in italiano*) della grande Aquila, il Rambam,
cercherò, con l'aiuto del Signore Benedetto, di completare l’elenco che
riguarda i 365 precetti negativi. Qui, però, riporterò solo
quelle proibizioni che possono interessare attualmente gli ebrei, e più
spesso i non ebrei, nella Casa di Preghiera per tutti i Popoli.
Riporterò
il numero del precetto come nel Libro, e metterò anche un numero
ordinario, così da poter vedere alla fine quanti precetti negativi
abbiamo elencato.
1) Primo
Precetto negativo: è la proibizione di credere in un'altra
divinità all’infuori di Dio (Esodo, 20, 3): “Non avere altri dèi
al Mio cospetto”.
2) Il
2° Precetto: è la proibizione di fare idoli a cui si presti culto
(Esodo, 20, 4): “Non farti statua né immagine alcuna”.
3) Il
3° Precetto: è la proibizione di fare un oggetto di idolatria –
anche per altri – allo scopo di prestargli culto, anche se colui che ci chiede
di farglielo è un non ebreo (Levitico 19, 4): “E dèi di getto non
fate”.
4) Il
5° Precetto: è la proibizione di prostrarci agli oggetti
dell’idolatria (Esodo 20, 23): “Non prostrarti ad essi e non prestar loro
culto”.
5) Il
6° Precetto: è la proibizione di prestare culto idolatrico anche in
forme diverse dalle quattro già ricordate (prostrarsi, sacrificare,
incensare e libare) (Deut. 12, 30): “Come prestano questi popoli culto ai loro
dèi e farò così anch’io” - -
6) Il
10° Precetto: è la proibizione di rivolgerci all’idolatria e di
occuparci dei suoi argomenti, cioè di considerare e studiare quelle
allucinazioni e quelle vanità che dicono i suoi fondatori (Levitico 19,
31): “Non rivolgetevi agli idoli”.
7) Il
14° Precetto: è la proibizione di giurare su idoli, anche in
rapporti con coloro che prestano loro culto. Cosi pure non si deve far giurare
(altri) per gli idoli (che rispettano) (Esodo 23, 13): “Ed il nome di altri
dèi non fate ricordare”.
8) Il
22° Precetto: è la proibizione di godere di ornamenti con cui erano
stati ornati oggetti di idolatria (Deut. 7, 25): “Non desiderare argento e oro
che si trova su di essi”.
9) Il
26° Precetto: è la proibizione di profetizzare a nome
dell’idolatria, e cioè di dire che il Signore gli ha comandato di
prestare culto idolatrico o che l’idolo stesso ha comandato di prestargli culto
ed ha promesso premi e castighi (Deut. 18, 20): “Ma quel profeta che
parlerà in nome di altri dèi – quel profeta morirà”.
10) Il
27° Precetto: è la proibizione della falsa profezia, e cioè
che uno profetizzi in nome del Signore, ma che dica quello che il Signore non
ha detto, o quello che il Signore ha detto ad altri e lo riferisca a se stesso
e dica che il Signore ha detto a lui quelle cose Deut. 18, 20): “Ma il profeta
che ostinatamente dica a nome Mio una cosa che non gli avevo comandato di
dire”.
11) Il
30° Precetto: è la proibizione di andare dietro ai miscredenti e di
comportarci secondo le loro usanze, perfino di vestirci come loro e di riunirci
come loro nelle loro assemblee (Levitico 20, 23): “E non seguire le leggi della
popolazione che lo scaccio davanti a voi”.
12) Il
31° Precetto: è la proibizione di esercitare la magia cioè di
eccitare la forza di supposizione con qualche specie di incantesimo (Deut. 18,
10): “Non si dovrà trovare in mezzo a te chi fa sortilegi o chi fa
l'indovino, il mago o lo stregone, l'incantatore...”.
13) Il
32 Precetto: è la proibizione di scegliere il tempo per le nostre
azioni in base alla posizione delle costellazioni, cioè che diciamo:
Questa giornata è adatta per la tal azione e ci proponiamo di farla, o
questa giornata non è gradita per farvi la tale azione e ci asteniamo
dal farla. Poiché è scritto (Deut. 18, 10): “Non vi sia in te
ecc. Chi fa l'indovino”.
14) Il
33° Precetto: è la proibizione di dedicarci alla magia. (Levitico
19, 26): “Non esercitare la magia”.
15) Il
34° Precetto: è la proibizione di fare ogni atto di stregoneria:
“Non si trovi in te ecc. e stregone” (Deut. 18, 10) e “Una strega non lasciar
vivere” (Esodo 22, 17).
16) Il
38° Precetto: è la proibizione di chiedere una notizia ai morti
(necromanzia). “Non si trovi in te il necromante” (Deut. 18, 10).
17) Il
39° Precetto: è la proibizione per le donne di indossare abiti
maschili e di ornarsi con ornamenti maschili (Deut. 22, 5): “Non vi sia oggetto
di uomo su di una donna”.
18) Il
40° Precetto: è la proibizione per l’uomo di adornarsi con ornamenti
femminili (idem) “Né indossi un uomo un vestito di donna”. E sappi che
questo atto, e cioè che le donne indossino ornamenti maschili o gli
uomini ornamenti femminili, può portare a sollecitare gli istinti della
depravazione, come è ben noto tra le genti.
19) Il
41° Precetto: è la proibizione di tatuare il nostro corpo con colori
azzurri e rossi ed altri (Levitico 19, 28): “E non fate su di voi tatuaggi”.
20) Il
45° Precetto: è la proibizione di tagliarci la nostra pelle, come
facevano gli idolatri : “Non fatevi tagli sulle vostre persone” (Deut. 14, 1);
“e non fate nessun taglio nel vostro corpo per un morto” (Levitico 19, 28).
21) Il
60° Precetto: è la proibizione di pronunciare il gran Nome; questo
argomento si chiama “bestemmia” (Levitico 24, 16) “E chi pronuncia il nome del
Signore morire sia fatto morire, lapidare lo lapidi tutta la
collettività” e (Esodo 22, 27): “non maledire Dio ”.
22) Il
61° Precetto: è la proibizione di trasgredire a un giuramento fatto
(Levitico 19,12): “E non giurate in Mio nome il falso” Il giuramento è
quando giuriamo di fare o di non fare cose, che possiamo fare o non fare senza
nessun impedimento da parte della religione; noi siamo tenuti a mettere in atto
ciò a proposito del quale abbiamo giurato, e ci è proibito di
contravvenire al giuramento fatto.
23) Il
62° Precetto: è la proibizione di giurare invano (Esodo 20, 7): “Non
pronunciare il nome del Signore tuo Dio invano”.
24) Il
63° Precetto: è la proibizione di profanare il nome di Dio, ed
è il contrario della santificazione del Signore (Levitico 22,32): “E non
profanate il Mio Santo Nome”.
25) Il
64° Precetto: è la proibizione di mettere alla prova le promesse e
le minacce di Dio, che i profeti ci hanno fatto, mettendole in dubbio dopo che
siamo venuti a conoscenza della veridicità della profezia di chi le ha
proferite (Deut. 6, 16): “Non mettete alla prova il Signore vostro Dio come
faceste a Massà”.
26) Il
157° Precetto: è la proibizione di mancare a quello a cui ci siamo
impegnati a parole, anche senza giuramento (e questi sono i voti) (Numeri, 30,
3): “Chi avrà fatto un voto al Signore... non profani la sua parola, ma
faccia secondo quanto è uscito dalla sua bocca”.
27) Il
171° Precetto: è la proibizione di radersi per i morti, come fanno
gli stolti (Deut.14, 1): “E non radetevi fra gli occhi a causa di un morto”.
28) Il
172° Precetto: è la proibizione di mangiare un animale domestico
impuro ed un animale selvatico impuro (Deut. 14, 5-6): “Ma questi non mangerete
tra i ruminanti, il cammello, il cinghiale e la lepre e il coniglio”.
29) Il
173° Precetto: è la proibizione di mangiare un pesce impuro
(Levitico 11, 11): “E abominio saranno per voi, della loro carne non mangiate e
la loro carogna considerate abominevole”.
30) Il
174° Precetto: è la proibizione di mangiare un volatile impuro
(Levitico 11, 13): “E questi considerate abominevoli tra i volatili; non
vengono mangiati”.
31) Il
175° Precetto: è la proibizione di mangiare brulicame volante, come
le mosche, le api, le vespe ed altri esseri di questa specie (Deut. 14, 19):
“Ed ogni brulicame volante è impuro per voi, non verrà
mangiato".
32) Il
176° Precetto: è la proibizione di mangiare brulicame terrestre,
come i vermi, gli scarabei, i granchi (Levitico 11, 41): “Ed ogni brulicame
sulla terra è abominio, non verrà mangiato”.
33) Il
177° Precetto: è la proibizione di mangiare il brulicame che si
forma dalle muffe, anche se non costituisce una specie determinata e non nasce
da maschio o femmina (Levitico 11, 44): “E non rendete impure le vostre persone
con nessun brulicame che striscia sulla terra”.
34) Il
178° Precetto: è la proibizione di mangiare esseri viventi che si
formano dentro i semi ed i frutti dacché sono venuti fuori e strisciano
su quel seme o quel frutto; ed anche se li troviamo poi dentro il cibo è
proibito mangiarli.
Commento:
Nel parlare dei Precetti Positivi, ho scritto prima che da noi le ‘mitzvot’ non
sono più nella forma di comandamenti, perché la fase storica dei
comandamenti è quella dal Sinai e non si ripete due volte. Un altro
motivo è perché nella Redenzione Finale non ci sarà
bisogno del comando “poiché tutti Mi conosceranno” ecc.
A
proposito dei comandi riguardanti l’obbligo di controllare i segni dei vari
animali, ho detto che tutte le leggi riguardanti l’alimentazione sono per la
salute dell’uomo, e che vengono nel Patto Nuovo sotto forma di consigli e
raccomandazioni.
Ora,
ricopiando per iscritto i Precetti Negativi e guardando le proibizioni
riguardanti i cibi, vedo che ciò che ho detto non è chiaro,
perché si potrebbe chiedere giustamente se il Nuovo Ebreo dell'Altare di
Efraim è comandato nelle mitzvoth della Torà o non lo è.
Cercherò, dunque, di chiarire questo argomento.
Abbiamo
riportato un principio, detto “la Torà è entrata nel Patto
Nuovo”. Ciò significa che tutta la Torà entra nel Patto Nuovo,
non una sua sola parte. La Torà, poi, non contiene soltanto leggi, ma
anche la storia della Creazione, la storia di Adamo ed Eva e della loro
discendenza, la storia del diluvio, la storia dei Patriarchi, la storia di
Giuseppe, la storia di Mosè, la redenzione di Israele dall’Egitto, la
rivelazione dei Dieci Comandamenti e poi la rivelazione delle leggi che
Mosé, magister noster, scrisse nella Sacra Torà, accanto agli
eventi più importanti dei quaranta anni nel deserto.
La
parola Torà, in ebraico, più che legge, significa “istruzione”
dato che istruisce sul giusto modo di agire.
Inoltre,
quando diciamo che la Torà è entrata nel Patto Nuovo, non
intendiamo solo il Pentateuco, bensì tutti i 24 libri del canone
ebraico. La Tradizione Profetica è essenziale alla Tradizione della
Torà perché i Profeti ne rappresentano la continuazione. E
intendiamo anche tutto ciò che fa parte della Tradizione della Torà,
ossia la Tradizione Orale e la Tradizione Talmudica e Rabbinica.
Nel
Nuovo Messaggio, citiamo sovente i Saggi, di benedetta memoria, per la loro
autorità e per la loro saggezza ispirata dalla Sacra Torà. Non
citiamo, nel Patto Nuovo, Aristotele o Agostino.
E’
essenziale capire, quindi, che nel Patto Nuovo non esiste il rifiutare qualcosa
della Torà o della Tradizione; per fare un esempio, non potremmo
accettare la parte morale e rifiutare la ritualistica dei sacrifici, oppure,
accettare i precetti della Torà, ma rifiutare la storia di Adamo ed Eva
o la tradizione dei Saggi di Israele.
L’intera
Torà e l’intera Tradizione sono entrate nel Patto Nuovo Completo della
Redenzione Finale, senza esclusione alcuna. Detto questo, va chiarito, e con
non poca urgenza, che è ugualmente vero che il Patto Nuovo non segue la
tradizione talmudica e rabbinica. Ed il non seguire la tradizione talmudica,
secondo i rabbini, significa non seguire la Torà. E quando sapranno che
nella Casa di Preghiera non si mettono i Tefillin, saranno ancora più
convinti di ciò. Troveranno poi mille altre cose da dire, per gli
Altari, per il Nuovo Rito, per il Nuovo Sacerdozio, per l’Unzione, per l’Asino,
insomma per tutto.
Ovviamente
parlo di coloro che non sanno ancora che il Patto Nuovo proviene dal Dio di
Israele e che rappresenta il Completamento della Tradizione, non una negazione.
Il Profeta Geremia lo vide, sebbene non poteva sapere che cosa ci fosse scritto
in esso. Sapeva, però, che quella Nuova Legge del Nuovo Patto
profetizzato era la Legge della Redenzione Finale che sarebbe stata scritta nel
cuore del Nuovo Israele.
Perciò,
prima di tutto, sbaglia chi vuole contestare il Patto Nuovo Finale senza averlo
studiato. Dato che noi presentiamo il Patto Nuovo Finale nel nome del Patto
Nuovo di Geremia, e noi siamo convinti in questa fede davanti a EL SHADDAI,
nello stesso modo che siamo convinti che Dio si rivelò in Egitto e sul
Sinai, bisognerebbe che gli ebrei tradizionali lo studiassero bene prima di
giudicarlo.
Perché
se è vero ciò che diciamo, allora non sono gli altri che potranno
insegnare al Patto Nuovo ciò che deve essere, ma è il Patto Nuovo
che insegnerà al mondo intero, ebrei, cristiani, mussulmani e chiunque
vuol sapere, che cosa sia il Patto Nuovo Finale.
Il
Patto Nuovo rappresenta una straordinaria novità storica, dato che “non
dovranno più istruire l’un l’altro, per dire “ecco il Signore”;
poiché “tutti Mi conosceranno dal più piccolo al più
grande, parola di Dio” (Geremia, 31: 33). Basta pensare al mondo d’oggi
rapportato a quella beata visione per capire il livello di novità
storica promessa dal Patto Nuovo Completo.
Anche
il Patto Nuovo è Torà, e proviene dalla Torà e dalla
Tradizione della Torà. Ed esso rappresenta il completamento della
Torà e dei Profeti, essendo la continuazione della Torà per la
Grande Israele della Terza Redenzione Finale.
La
Tradizione rabbinica ha i suoi compiti e la nuova tradizione del Patto Nuovo ha
i suoi compiti. L’aderenza a questi compiti deve essere capita bene
perché in verità non esiste alcun conflitto fra la tradizione
della Sinagoga Tradizionale e la nuova tradizione della Casa di Preghiera.
In
primo luogo si deve chiedere per chi è destinata la Sinagoga
Tradizionale e per chi è destinato l'Altare di Giuda o l'Altare di
Efraim nella Casa di Preghiera.
Un
ebreo tradizionale dirà che la Sinagoga Tradizionale è l’unica
vera Sinagoga per tutti gli ebrei, anche per coloro che la frequentano solo
nelle grandi ricorrenze o non la frequentano affatto.
L’ebreo
tradizionale è convinto di avere ragione perché non c’è posto
nella tradizione rabbinica per un’altra sinagoga. Si segue infatti la
tradizione rabbinica della Halachà.
E’
inutile accennare alle grande novità redenzionali, se non si è
pronti a riconoscerle essendo diverse della Tradizione!
La
Sinagoga Tradizionale rimarrà sempre. La grandissima novità,
invece, è che Iddio di Israele, nella Sua grande misericordia, ha
pensato a tutti gli ebrei, non soltanto per quella minoranza che segue la
tradizione halachica.
In
sintesi, l’ebreo tradizionale teme che una Nuova Sinagoga significhi 1) possa
deviare dalla tradizione rabbinica 2) dalla legge della Torà e 3) e
traviare gli ebrei che potrebbero prendere merito nella Sinagoga Tradizionale.
Perciò
rispondiamo che in virtù delle meravigliose notizie della Terza Redenzione
Finale, (per merito dello Tzadik Nascosto, Capo dei 36 Giusti Nascosti della
sua generazione, Haim) sappiamo con assoluta certezza che Dio vuole questa
Nuova Casa di Preghiera e tutti i suoi Altari perché essa ha molti
compiti importanti nella realizzazione della Redenzione Finale.
Qui
verranno ebrei che preferiscono sentire e dire la preghiera nella lingua che
capiscono, qui verranno ebrei che, per vari motivi non riescono a seguire la
tradizione rabbinica, e cioè la grande maggioranza. E' la stessa Casa di
Preghiera, poi, che diventerà il Terzo Tempio a Gerusalemme.
Ora,
sapendo che questa Nuova Casa di Preghiera è voluta da EL SHADDAI e che
essa fa parte del Patto Nuovo Completo promesso da Lui, è ovvio che
l'Altare di Giuda non può essere una replica di quello tradizionale.
Altrimenti, a che servirebbe ed in che modo sarebbe Nuovo?
Inoltre,
la profezia ha detto “Patto che essi hanno violato.” Se la tradizione rabbinica
rappresenta il Patto della Torà, in ogni caso, a causa del Patto violato
Dio manda un Patto Nuovo. E ci sarebbe da dire molto, in modo chiaro e forte,
sul fatto che molti di coloro che hanno veramente violato il Patto, sono
proprio quelli che in apparenza seguono le leggi rabbiniche e nel cuore non
seguono neanche le leggi della Torà!! Che credono nelle false dottrine
dell'Emanazione dello Zohar e nel falso messianismo di Habad, ecc. ecc.
Ma
il Dio di Israele era già a conoscenza del dilemma in cui il popolo di
Israele si sarebbe trovato ai tempi della fine dell’esilio, per cui aveva
preparato il rimedio per la Redenzione Finale.
Le
Chiavi di comprensione possono essere apprese tramite i Nuovi Messaggi dei
Segni Completi Redenzionali e Messianici della Terza Redenzione Finale.
Abbiamo
ricevuto dei Segni in sogni che dimostrano che la Sinagoga Tradizionale sta al
di sopra della Casa di Preghiera, anche se quest’ultima è indipendente
dalla prima.
Un
altro Segno, riportato sopra, dice che un ebreo nella Casa di Preghiera
può compiere tutti i suoi doveri come l'ebreo della Sinagoga Tradizionale.
Ho già riportato sopra il Segno del Goel Haim che dichiara
profeticamente che fra 400 e 500 anni, nella Sinagoga Tradizionale, non si
userà più indossare i Tefillin.
Inoltre,
tutto il Nuovo Patto viene con la Nuova Santità. Tutta la Casa di Preghiera
con il Nuovo Sacerdozio è nel merito e nella responsabilità del
Goel Haim, Giudice Unto del Regno dei Cieli. Tutto ciò proviene da Dio
Altissimo, Benedetto è il Suo nome in eterno. Nessun uomo può
inventare cose del genere.
L’altezza
di questo nuovo Sacerdozio è inimmaginabile ma ancora più lo
è la misericordia di Dio che fa pervenire questi Segni a noi in un modo
comprensibile e senza pericoli o danni.
Il
Profeta Elia, di benedetta menzione, è il promesso Messaggero della
Redenzione Finale. Senza la sua 'corresponsabilità' nella Nuova
Santità della Redenzione Finale non si potrebbero aprire le vie
dell'autorizzazione e della realizzazione della Casa di Preghiera e del Nuovo
Sacerdozio voluto da Dio.
Questa
Nuova Santità è la base per santificare le Nuove Leggi ed il
Nuovo Rito della Casa di Preghiera. La Casa di Preghiera, comunque, sta sotto
la Sinagoga Tradizionale per rispetto alla Santità della Tradizione
collegata al Sacerdozio di Aron e per la Tradizione in genere.
La
Nuova Santità della Casa di Preghiera si distribuisce nel Nuova
Sacerdozio Redenzionale e 'Messianico' per i vari Altari. In questa
distribuzione si compie la Riconciliazione promessa al Profeta Elia, mandato da
Dio per riconciliare i cuori dei padri coi figli ed i cuori dei figli coi
padri. Tale Riconciliazione avviene nella Casa di Preghiera Amata da Dio, di 7
Piani e 13 Altari ed il Tappeto dell'Islam.
Per
ricapitolare, quindi: La Torà e tutta la Tradizione della Torà
entrano nel Patto Nuovo Finale. La Tradizione Sacerdotale di Aaron rimane nella
Sinagoga Tradizionale. La Nuova Tradizione Sacerdotale è
l’eredità della Nuova Casa di Preghiera. Gli ebrei dell'Altare di Giuda
e l'Altare di Efraim seguono la Nuova Legge del Patto Nuovo. Tramite la Nuova
Legge, gli ebrei della Casa di Preghiera possono adempiere tutti i loro doveri,
come gli ebrei della Sinagoga Tradizionale.
La
Rivelazione della Sacra Torà racchiuse Israele entro i limiti della
Legge e gli insegnò a santificarsi in questa Sacra Legge. I comandamenti
riguardanti questa santificazione sono molto severi per la precisione e
l’elevazione con chi essi devono essere compiuti. Per stabilire la
Santità nel mondo, tramite il popolo eletto, fu necessario che la grande
ricompensa per custodire quella Santità fosse controbilanciata dalla
severità delle punizioni in caso di profanazione o trasgressione. Ed il
popolo di Israele ogni qualvolta cadde nel peccato, provò la
severità della mano di Dio.
E’
anche vero che quella severità ha salvato gli ebrei molte volte durante
il suo percorso storico, unico fra tutti i popoli della terra. La Torà,
in effetti, stabilisce un regno di Sacerdoti, di Giudici e di Saggi, con
tribunali che hanno il potere di applicare le leggi e le punizioni.
Ma
i tempi sono passati e sono cambiati. Il regno di splendore del re Salomone
rimase per pochi minuti della storia prima di finire nella discordia, nella
separazione, nell'idolatria e nel caos. E dei figli delle dieci tribù
non si seppe più nulla, se non che una scelta parte di loro si trova
miracolosamente dall’altra parte del fiume Sambation.
Ed
i Tribunali in Israele durante il periodo romano e fino alla distruzione del
Secondo Tempio, non facevano molto, purtroppo, per l’elevazione del popolo.
I
tempi sono cambiati. Esiste la libertà nel mondo. Non si può
più costringere nessuno ad obbedire ai comandamenti della Torà o
ai dettami rabbinici se uno non lo vuole. Se oggi esistesse un Tribunale
religioso basato sulla Legge della Torà che avesse il potere di punire i
peccatori con le punizioni della Torà, quasi tutti riceverebbero o la
lapidazione, o il fuoco, o lo strangolamento, o l’impiccagione o al minimo
un'enorme quantità di frustate, che Dio ci salvi da tutto questo. E lo
Stato di Israele cadrebbe entro un quarto d’ora, se esistesse un tale Tribunale.
Gli
ebrei della Casa di Preghiera sono sotto la Nuova Legge del Patto Nuovo, ma
nessuno è costretto a farne parte. Perciò chi viene, viene con
gioia e con entusiasmo. E con questa volontà e con tale gioia ed
entusiasmo le leggi entrano nella persona e si iscrivono nel suo cuore.
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35) Il
180° Precetto: è la proibizione di mangiare un animale morto: “Non
mangiate nessuna carogna” (Deut. 14, 21)
36) Il
181° Precetto: è la proibizione di mangiare un animale sbranato: “E
carne di animale sbranato nel campo non mangiate” (Esodo 22, 30).
37) Il
182° Precetto: è la proibizione di mangiare un membro di animale
vivo, e cioè di staccare un membro mentre è ancora vivo e
mangiarlo: “E non mangiare la vitalità con la carne” (Deut. 12, 23).
38) Il
183° Precetto: è la proibizione di mangiare il nervo sciatico:
“Perciò non mangino i figli di Israele il nervo sciatico” (Deut. 32,33).
39) Il
184° Precetto: è la proibizione di mangiare il sangue: “E nessun
sangue mangiate” (Levitico, 7, 26).
40) Il
187° Precetto: è la proibizione di mangiare carne con il latte: “Non
cucinare un capretto nel latte di sua madre”(Deut. 34, 26).
Commento
– Non riporto qui le proibizioni che riguardano Kippur, Shabbat e le Feste,
perché nei Precetti Positivi ho riportato le feste, che rientrano nel
Patto Nuovo; le leggi per le feste, e perciò anche le varie proibizioni,
verranno spiegate nella Nuova Legge del Patto Nuovo.
41) Il
234° Precetto: è la proibizione di esigere il pagamento da un
debitore se sappiamo che non ha di che pagare il suo debito: “Non essergli come
un vessatore” (Esodo 22, 24).
42) Il
241° Precetto: è la proibizione di prendere un pegno da una vedova,
sia ricca o povera: “E non prendere in pegno l’abito della vedova” (Deut. 24,
17).
43) Il
244° Precetto: è la proibizione di rubare: “Non rubare” (Levitico
19, 11)
44) Il
245° Precetto: è la proibizione di depredare, cioè di
prendere qualcosa su cui non ci sia diritto, con costrizione e con forza in
modo palese: "Non depredare" (Levitico 19,13).
45) Il
246° Precetto: E la proibizione di spostare il confine del terreno altrui,
delimitato dagli antenati a beneficio del possesso che avrai ricevuto nel paese
che il Signore ti ha assegnato.
46) Il
247° Precetto: è la proibizione di impadronirsi dei debiti che
incombano su di noi, sì da tenerseli e non pagarli: “Non sfruttare il
tuo prossimo e non depredare” (Levitico 19, 13).
47) Il
248° Precetto:
è la proibizione di negare la verità (Levitico 19, 11) e mentire
su questioni che riguardano il denaro.
48) Il
249° Precetto: come la precedente, ribadisce che non bisogna mentire l'uno
verso il suo prossimo, su questioni che riguardano prestiti o depositi di
denaro.
49) Il
250° Precetto: è la proibizione di ingannare e frodare il prossimo
negli affari, nel corso di trattative commerciali.
50) Il
251° Precetto: è la proibizione di opprimere verbalmente il
prossimo, cioè dicendogli parole che lo possano addolorare e offendere:
“E non opprimete l’uno il suo compagno e temerai il tuo Dio” (Levitico 5, 17).
51) Il
252° Precetto: è la proibizione di opprimere verbalmente il
proselita: “Ed il convertito non opprimere” (Esodo 22, 20). E nel Sifrà:
“che non gli si dica: “Ieri sera eri idolatra ed ora sei entrato sotto le ali
della protezione divina.”
....
253 – 255
52) Il
256° Precetto: è la proibizione di esser duri con gli orfani e le
vedove: “Nessuna vedova ed orfano opprimete” (Esodo 22, 21). Non dobbiamo
essere duri con loro né con le parole né con l’azione, ma invece bisogna
parlare con loro con parole tenere al massimo e con calma, e ci si occupi di
loro nel migliore dei modi, e ci si comporti con loro in maniera buona al
massimo e si intenda andare all’estremo in questo precetto. La punizione per
chi trasgredisce questo divieto è: “E la Mia ira si accenderà e
vi ucciderò ecc” (Esodo 22, 23).
.....
257 – 264
53) Il
265° Precetto: è la proibizione di occupare i nostri pensieri con
espedienti su come acquistare la proprietà di altri tra i nostri
fratelli: “Non desiderare la casa del tuo prossimo” (Esodo 20, 17).
54) Il
266° Precetto: è la proibizione di fissare i nostri pensieri nel
desiderio del possesso altrui e nel concupirlo: “Non desiderare la casa del tuo
prossimo” (Deut. 7, 25).
......
267 – 268
57) Il
269° Precetto: è la proibizione di non interessarci di un oggetto
perduto; infatti, dobbiamo aiutare a restituirlo al suo proprietario: “Non
potrai disinteressartene” (Deut. 23, 26).
58) Il
270° Precetto: è la proibizione di abbandonare chi sia rimasto sotto
il suo carico e sia così impedito nel suo cammino; invece dobbiamo
aiutarlo a scaricare da su di lui fino a che sistemi il suo carico, e dobbiamo
sollevare con lui il suo carico o sulla sua schiena o sul suo animale:
“Guardati bene dall'abbandonarlo” (Esodo 23, 5).
59) Il
271° Precetto: è la proibizione di imbrogliare sui pesi e sulle
misure, secondo quanto è scritto (Levitico 19, 35): "Non commettere
iniquità nel giudizio, nelle misure di lunghezza, nelle misure di peso e
nelle misure di capacità".
.....
272
60) Il
273° Precetto: è la proibizione di commettere iniquità.
61) Il
274° Precetto: è la proibizione di accettare un dono corruttivo da
persona che è sotto giudizio.
62) Il
275° Precetto: è la proibizione di non onorare nel giudizio la
persona che è ragguardevole e superiore di grado sociale al giudice
stesso, poiché è scritto (Levitico 19, 15): "Non commettere
iniquità nel giudizio, non onorare il grande".
63) Il
276° Precetto: è la proibizione di temere nel giudizio una persona
malvagia che minaccia di recare danno al giudice, ai suoi familiari o alle sue
proprietà. E' infatti scritto (Deut. 1, 17) : "non abbiate paura
degli uomini".
64) Il
277° Precetto: è la proibizione di favorire, per motivi di
pietà, il povero o il misero nel giudizio rispetto al ricco, secondo
quanto è scritto (Esodo 23, 2): "Non essere parziale a favore del
povero nella sua causa'. E così anche (Levitico 19, 15): "Non
commettere iniquità nel giudizio, non avere riguardo del misero".
65) Il
278° Precetto: è la proibizione di non avere pregiudizi nel trattare
la causa di un pregiudicato, condannato in passato.
66) Il
279° Precetto: è la proibizione rivolta al giudice di avere
pietà di chi ha ucciso involontariamente il proprio compagno o gli ha
procurato un danno fisico o di avere pietà di un povero che ha procurato
un danno fisico e non ha i mezzi per risarcirlo.
67) Il
280° Precetto: è la proibizione rivolta ad un giudice di non
commettere iniquità nel giudizio verso i gherim (convertiti- forestieri)
e gli orfani
68) Il
281° Precetto: è la proibizione rivolta ad un giudice di non
ascoltare una sola delle parti convenute a giudizio, secondo quanto è
scritto "non proferire notizie false" (Esodo 23: 1).
69) Il
282° Precetto: è la proibizione a non seguire la maggioranza per
fare il male, né fare testimonianza in una causa appoggiandosi alla
maggioranza che potrebbe pronunciare un giudizio ingiusto, in modo da torcere
il diritto.
...283
e 284
70) Il
285° Precetto: è la proibizione di non rendere falsa
testimonianza
71) Il
286° Precetto: è la proibizione rivolta ad un giudice di non accettare
la testimonianza di un malvagio e sentenziare in base alla sua sola
testimonianza, in base a quanto è scritto: "non essere complice di
un malvagio prestandoti ad essere teste iniquo' (Esodo 23 : 1).
72) Il
287° Precetto: è la proibizione rivolta ad un giudice di non
accettare la testimonianza di un familiare prossimo, favorevole o contraria
essa sia, secondo quanto è scritto "e non moriranno i padri in base
alla testimonianza dei figli e non moriranno i figli in base alla testimonianza
dei padri"
73) Il
288° Precetto: è la proibizione di non punire o sanzionare una
pena pecunaria in base alla testimonianza di un unico testimone, conformemente a
quanto è scritto: "Non potrà un solo testimone deporre
contro una persona per un qualsiasi peccato o reato commesso' (Deut. 19 : 15)
74) Il
289° Precetto: è la proibizione di uccidere il prossimo: “Non uccidere”
(Esodo 20, 13).
...290
-297
75) Il
298° Precetto: è la proibizione di non lasciare oggetti pericolosi
od ostacoli nelle nostre città e, in particolare, nelle nostre case tali
da causare la morte al prossimo, conformemente a quanto è scritto: "non
sarai causa di spargimento di sangue in casa tua" (Deut. 22: 8).
60) Il
299° Precetto: è la proibizione di far sbagliare il prossimo con
l’espressione di un'opinione; ossia, se uno ti chiede un consiglio su un
argomento che non conosce bene, bisogna fare attenzione a non indurlo in errore
e ad ingannarlo, ma invece bisogna indicargli la cosa che tu pensi sia giusta:
“E davanti al cieco non mettere un inciampo” (Levitico 19, 14).
...300
61) Il
301° Precetto: è la proibizione di sparlare: “Non andare qua e là
a sparlare nel tuo popolo” (Levitico 19, 16). In questo divieto è
compresa la proibizione di fare maldicenza.
62) Il
302° Precetto: è la proibizione di odiarsi a vicenda: “Non odiare il
tuo fratello in cuor tuo” (Levitico 19, 17).
63) Il
303° Precetto: è la proibizione di svergognare il prossimo davanti
ad altri, e questo peccato è quello che si chiama: far impallidire il
prossimo in pubblico.
64) Il
304° Precetto: è la proibizione di vendicarsi l’uno dell’altro: “Non
vendicarti” (Levitico 19, 18). E cosi si esprime il Sifrà: “Fin dove
arriva la forza della vendetta? Uno ha detto ad un altro: Prestami la tua
falce, ma quello non gliel’ ha prestata; all’indomani il secondo ha detto: Non
te la presto come ieri tu non hai voluto prestarmela; perciò è
detto: “Non vendicarti”.
65) Il
305° Precetto: è la proibizione di serbar rancore anche senza
vendicarci, e cioè che serbiamo memoria del peccato che ha fatto un
altro contro di noi e glielo ricordiamo: “Non vendicarti e non serbar rancore”
(Levitico 19, 18). E cosi si esprime il Sifrà: “Fin dove arriva la forza
del rancore? Uno ha detto a un altro: prestami la tua falce, ma quello non
gliel’ha prestata; all’indomani il secondo ha detto: prestami la tua scure, e
quello gli ha detto: Eccotela, non sono come te che non mi hai prestato la tua
falce; perciò è detto: “Non serbar rancore”.
...306
– 312
66) Il
313° Precetto: è la proibizione di non aggiungere alcunché alla
Torà scritta ed orale.
...314
67) Il
315° Precetto: è la proibizione di non maledire il giudice
68) Il
316° Precetto: è la proibizione di non maledire il presidente.
69) Il
317° Precetto: è la proibizione di non dire male di una persona di
Israele, conformemente a quanto è scritto; "non dire male del
sordo" (Levitico 19 : 14).
70) Il
318° Precetto: è la proibizione di non maledire i genitori,
conformemente a quanto è scritto: "chi maledice suo padre e sua
madre sarà messo a morte" (Esodo 21: 17).
71) Il
319° Precetto: è la proibizione di non percuotere i genitori,
conformemente a quanto è scritto: "chi percuote suo padre e sua
madre sarà messo a morte" (Esodo 21: 15).
...320
– 329
67) Dal
330° Precetto in poi vengono trattate le proibizioni nei rapporti
sessuali (Levitico 18, 6-23): di unirsi con la madre; (331°) di unirsi con la
moglie del padre; (332°) di unirsi con la sorella; (333°) di unirsi con la
figlia della moglie del padre, se è sorella di chi si unisce con lei;
(334°) di unirsi con la figlia del figlio; (335°) di unirsi con la figlia della
figlia; (336°) di unirsi con la figlia stessa; (337°) di avere rapporti con una
donna e con sua figlia; (338°) di avere rapporti con una donna e con la figlia
del figlio di lei; (339°) di avere rapporti con il figlio della figlia di lei;
(340°) di unirsi con la zia paterna; (341°) di unirsi con la zia materna;
(342°) di unirsi con la moglie dello zio paterno; (343°) di unirsi con la
nuora; (344°) di unirsi con la cognata; (345°) di unirsi con la sorella della
moglie mentre la moglie è viva; (346°) di unirsi con la donna durante
l'impurità della sua mestruazione (ed anche dopo la mestruazione fino al
bagno rituale); (347°) di unirsi con una donna maritata; (348°) di avere
rapporti con un animale; (349°) alle donne di farsi montare da animali; (350°)
di unirsi con un maschio: “E con un maschio non giacere come si giace con una
donna, è un abominio” (Levitico 18, 22); (351°) di unirsi con il proprio
padre; (352°) di unirsi con lo zio paterno; (353°) di sollazzarsi con qualsiasi
individuo che è oggetto di incesto, anche senza unirsi con lui, ma per
esempio con l’abbraccio ed il bacio e con atti simili, di cui l’uomo gode.