Autore: Peretz Green
Traduzione: Davide Levi
Messaggio dell'Arcangelo Gabriele
Voi non capite cos'è un buon
cuore
Voi non capite cos'è un buon
cuore perché i filatteri della mano non vi hanno istruito bene. È
colpa vostra e non del 'tefillin' che avete pompato di kedushà ignorando
però le condizioni di quella santità. Un cuore buono è un
prerequisito per la santità del 'tefillin shel yad' (il filattere della
mano e del braccio), come lo è per ogni atto che richiede
kedushà. La bilancia di Aba Shaul non vi ha convinto della giustezza
dell'affermazione di Elazar ben Arach (Avot, 2: 11). Anche Aba Shaul aveva
capito che non avreste compreso l'equilibrio della scelta di Ben Arach. Per
questo spiegò il valore fondamentale ed essenziale del cuore buono
(ibid: 9). Il cuore buono, secondo Ben Arach, avrebbe fatto pendere il piatto
della bilancia a suo favore superando così tutti i Saggi di Israele. Fu
certamente per questo motivo che non fu accettata la sua posizione. A nessun
saggio piace essere superato in saggezza.
I Saggi si facevano forti del fatto di
essere uniti mentre Ben Arach era una voce a parte. Essi dicevano:
"Possiamo insegnare ad avere un occhio benevolo, a cercare un buon amico o
persino a prevedere le conseguenze di un'azione, ma non possiamo insegnare ad
avere un cuore buono, perché questo è al di fuori del nostro
controllo".
Eppure, diciamo noi, un cuore buono
supera tutti i dettagli, perché è il meglio del meglio che genera
solo bene.
Tuttavia, non possiamo sottovalutare
gli insegnamenti dei nostri Saggi, di benedetta memoria, che ci esortano a
compiere azioni tali da attivare il cuore alla bontà. Ma è pur
vero che non si può comandare il cuore di un altro a provare un
determinato sentimento. L'uomo non dev'essere responsabile dei propri
sentimenti, quanto delle proprie azioni perché ha il potere di
controllarle.
Perciò insegniamo a fare
mitzvot, ribadiscono i Saggi, che se accompagnate dal Dono Divino di un cuore
buono, aumentano la benedizione. Ma se uno compie le giuste azioni senza
accompagnarle con un cuore amorevole, perché è costretto a farlo,
tali azioni gli saranno comunque ascritte a merito, dal momento che è
riuscito a sconfiggere l'inclinazione al male del suo cuore. Non dobbiamo
aspettarci da tutti una spontaneità di buoni sentimenti che potrebbe non
arrivare.
Qualcuno ha detto nel suo linguaggio
da Asino che la qualità più sorprendente dei Saggi di Israele, di
benedetta memoria, è che avevano ragione anche quando avevano torto. Ma
adesso, egregi Saggi, date ascolto ogni tanto alle parole dell'Asino sempre
vigile, poiché io uso i miei poteri angelici per scrivere quello che mi
detta. La Shoà è finita, grazie a Dio, sebbene l'antisemitismo
nel mondo abbia tuttora una forza rilevante che va combattuta costantemente. La
terra di Cana'an è tornata al popolo d'Israele è il Goel Finale
è stato scelto. Il mondo è già entrato nei "Giorni
Messianici" della Quarta Generazione. In questa lunga generazione di 65
anni, un cuore buono è estremamente importante nel Giudizio, per questo
il grande parametro del giudizio universale al tempo della Redenzione Finale
è dettato da Rahamana liba baw’ei, il Misericordioso che ama il cuore.
Il giudizio della Quarta Generazione
è per tutto il mondo ed in tutto il mondo. Il privilegio di Israele
è che le punizioni della sua particolare Quarta Generazione sono
terminate con la Shoà, dopo la quale è iniziato il periodo della
sua Gheulà o Redenzione. Adesso, in generale, è il mondo che è
entrato nella fase della sua Quarta Generazione e il suono dello Shofar del
Signore diventa sempre più forte, fino al Grande e Terribile Giorno del
Giudizio. O egregi Rabbini, potete pure lamentarvi al Muro del pianto, ma non
esiste più un Sinedrio che implementi i comandamenti della
Torà.
Quando il Nuovo Patto della Redenzione
Finale arriva, il fatto che manchi la vera Torà tra gli accampamenti di
Israele, è triste e deplorevole, ragione per cui nella sua profezia
Geremia dichiara che "ha brit ha hadashà", il Nuovo Patto,
viene per sostituire quello Antico ormai invalidato (Geremia, 31, 31-39): (31)
"Ecco, i giorni stanno per arrivare, dice l'Eterno, quando Io farò
un nuovo patto con la Casa d'Israele e con la Casa di Giuda; (32) non come il
patto che stipulai con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per
portarli fuori dalla terra d'Egitto; patto che essi violarono, benché Io
fossi il loro Signore, dice l'Eterno. (33) Ma questo è il patto che
farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni, dice l'Eterno; Io metterò
la Mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore; e Io
sarò per loro Dio, ed essi saranno per Me popolo. (34) E non
insegneranno più ciascuno il suo compagno e ciascuno il suo fratello,
dicendo: "Conoscete l'Eterno!", poiché tutti Mi conosceranno,
dal più piccolo al più grande, dice l'Eterno, poiché Io
perdonerò la loro malvagità e non Mi ricorderò più
del loro peccato. (35) Così parla l'Eterno, che ha dato il sole come
luce del giorno, e le leggi alla luna e alle stelle affinché siano luce
alla notte; che agita il mare sì che ne muggiscano le onde; Colui che ha
nome Adonai Tzevaot, Dio delle Schiere. (36) Se quelle leggi venissero a
mancare davanti a Me, dice l'Eterno, allora anche la discendenza d'Israele
cesserebbe d'essere in perpetuo una nazione al Mio cospetto".
Perché Il Santo Benedetto
afferma che la discendenza d'Israele non cesserà mai di essere una
nazione davanti a Lui? Non ci sono abbastanza promesse per questo nella
Torà e nei Profeti? Tuttavia, qui è necessario ribadirlo per ristabilire
la comprensione della Torà alla fine della Quarta Generazione,
poiché in quel periodo il Patto della Torà è stato violato
e viene stabilito il Nuovo Patto della Redenzione Finale. Onde evitare che si
possa pensare che questa Nuova Alleanza venga per annullare l'Antica Alleanza o
che un "nuovo popolo" sostituisca il popolo di Israele, ecco che
l'impegno dell'Eterno viene per annullare una tale eventualità,
definendo il legame con Israele perpetuo e ininterrotto.
Il Nuovo Patto della Redenzione Finale
è universale e la stessa Torà "si universalizza" suo
tramite.
Il Morè Haim mi raccontò
più di una volta questa storia riguardante il re Salomone: avvenne che
Shlomo Ha Melech era estremamente soddisfatto per le molte cose che aveva
realizzato. Era stato unto re. Dio gli aveva parlato in un sogno. Aveva
stabilito il regno più grande e più pacifico mai conosciuto in
Israele. E, soprattutto, aveva costruito, per il Signore e per il popolo, il
grande Tempio di Gerusalemme e le leggi sacerdotali della Santa Torà
erano finalmente messe in pratica nella Casa del Signore.
Il Re meditava sulla sua grande
fortuna e sul grande merito che aveva avuto. Nel suo profondo entusiasmo,
desiderava sapere quale grande posto avrebbe guadagnato la sua anima nell'altro
mondo, e nella sua preghiera personale chiese al Signore che gli fosse mostrato
in un sogno. E così fu; vide quella notte nel sonno una meravigliosa
visione in uno scenario incredibile di piaceri spirituali, diverso da qualsiasi
altra cosa al mondo. Notò, tuttavia, nel suo sogno che c'era un altro
luogo al di sopra del suo, con piaceri meravigliosi maggiori. E mentre guardava
quel regno elevato sopra di lui, gli fu mostrata l'anima benedetta di una donna
anziana, la cui anima aveva meritato tanta gloria. Quando il re Salomone si
svegliò, sebbene fosse grato per quella visione straordinaria, era
palesemente turbato dal suo desiderio di sapere chi fosse quell'anziana donna
che aveva meritato nel mondo una così alta ricompensa. Che cosa aveva
fatto per meritare di stare in un luogo davanti a Dio ancor più elevato
del re, che aveva costruito il santo Tempio per il Dio di Israele? Pregò il Signore chiedendoGli di esaudire la sua curiosità. Quella notte gli fu nuovamente
mostrata una visione in cui quella donna anziana gli spiegava che lei, nella vita,
era stata estremamente povera. Accadde una volta che notò che una sua
vicina, una poverissima anziana vedova, tremava dal freddo e non aveva di che
coprirsi. E anche se lei era priva di mezzi, riuscì a trovare ferri da
maglia e della lana e ricamò in poche ore una calda veste per la sua
vicina. Questo atto di solidarietà e amore trovò così
tanto favore agli occhi del Signore, che le destinò, dopo la sua morte,
un posto meraviglioso in quel paradiso ancora più elevato di quello del
re Salomone. Tale è l'incommensurabile amore di Dio per la compassione
di una persona dal cuore buono.