Autore: Peretz Green

Traduzione dall'ebraico: Davide Levi

 

30 passi sulla questione di Atzilut - "Creatore e Distruttore di mondi"

 

Iniziato il 1 agosto 1994 – 24 Menahem Av tav-shin-nun-dalet.

Sombrero, Italia.

 

Primo passo: I detrattori cabalisti affermano che la BETH di Bereshit allude ad Aba ed Ema di Atzilut (Padre e Madre del mondo di Emanazione), con il Cielo e la Terra rappresentati da Zeir Anpin e Nukve; ma noi diciamo che tutte le speculazioni che riguardano ciò che avvenne prima della creazione ex nihilo, con numeri e divisioni, livelli (dargot) e aspetti (partzufim) sono vietati, poiché si tratta di idolatria e di altri dèi (elohim aherim), negazione (kifrut) e maledizione. È' assolutamente proibito parlare del Santo Benedetto riguardo ai tempi che precedettero l'Incipit di Bereshit.

Secondo passo: E anche tutte le argomentazioni sulle 10 Sefirot (Emanazioni divine) che hanno fatto navigare e deviare dalla rotta tutti i cabalisti non sono solo un grave errore, ma un peccato di idolatria che non ha niente a che fare con la vera fede monoteista di Israele.

Il segreto delle 10 Sefirot ex nihilo (Eser Sefirot bli ma) (concetto che viene menzionato anche nel Sefer ha Yetzirà, il Libro della Creazione) appartiene a chi lo detiene. Non esistono libri che rivelano questo segreto, dato che chi lo fa li profana, ma esse non sono affatto le 10 Sefirot Emanate del Libro dello Zohar.

Racconta il Talmud che allorquando i Saggi chiesero al Signore che cosa facesse prima della Creazione del mondo, ricevettero dall'Alto una risposta univoca: il Santo Benedetto prima di creare questo mondo creava e distruggeva mondi (Bereshit Rabbà 3: 7; Ecclesiaste Rabbà 3: 11). È necessario capire lo sfondo e lo scopo per i quali i Saggi formularono una simile domanda, dettata non certo da curiosità, ma da ben altri motivi.

Terzo passo: Chiesero altresì quale fosse il lavoro del Signore e dove si svolgesse. Dio Benedetto rispose loro dicendo che se avessero voluto trovarLo sarebbero dovuti andare dai poveri e che il Suo lavoro era quello di accoppiare le sue creature (Vaikrà Rabbà, 8, 1).

I Saggi usarono queste parole per contrastare le argomentazioni dei miscredenti, dato che i filosofi dell'antica Grecia denigravano la Torà e dicevano che aveva un'origine recente, di soli 4000 anni, mentre gli dèi che avevano creato il mondo erano al di sopra del mondo ed erano illimitati nel tempo come l'infinito, e quindi si chiedevano che cosa avesse fatto questo loro dio prima di creare il mondo.

Quarto passo: I Saggi discussero il tema poiché non sapevano cosa rispondere ai detrattori della Torà. Alla fine, dopo aver temporeggiato, conclusero di non avere una risposta pertinente e che la vera risposta si trovava nel testo di Bereshit, per cui stabilirono che la questione andava sottoposta al Santo Benedetto.

Anche sulla questione dell'opera del Santo Benedetto i Saggi preferivano non pronunciarsi, tuttavia decisero di domandarglielo. Dato che la creazione è trattata in Bereshit, potevano permettersi di chiedere di che cosa si occupasse il Santo Benedetto dopo aver creato il mondo.

Questo perché i detrattori dicevano che dopo aver terminato l'opera della creazione di sabato, il Dio degli Ebrei aveva smesso di occuparsene ed era rimasto inoperoso, dal momento che la creazione andava avanti in modo autonomo. E dopo l'atto della Genesi, si chiedevano, di che cosa si occupava questo loro Dio?

Quinto passo: Se i Saggi avessero risposto loro che il Signore rinnovava ogni giorno l'atto della creazione, i miscredenti avrebbero argomentato che questo non è un "lavoro" dato che Dio aveva già creato il tutto e il rinnovamento quotidiano non era da considerare un'opera a sé. I Saggi, d'altro canto, non trovavano nella tradizione una risposta pertinente che soddisfacesse i loro detrattori fino a quando non ricevettero quella mandata dal Signore, che rivelò loro che il Suo lavoro consisteva nel fare incontrare le coppie, nel farle innamorare e unire in matrimonio.

In questo modo, Dio chiuse la bocca ai miscredenti, che, dal canto loro, rispondevano che la creazione del mondo non aveva niente a che fare con le questioni d'amore, considerato il fatto che una volta terminata la creazione del mondo, Dio aveva delegato ai suoi ministri, chiamati Elohim, il potere di cambiare i destini degli esseri umani secondo gli influssi stellari. Secondo la loro concezione, i ministri divini si dilettavano a cambiare le sorti degli esseri umani secondo i loro desideri e piaceri, ed era questo il motivo per cui c'erano sempre guerre e conflitti fra di loro. Per questo, lodavano gli dèi dell'amore e i loro ministri, come Cupido le cui frecce colpivano i cuori degli innamorati.

Sesto passo: Con la loro risposta, i Saggi resero invalide le opinioni e le credenze dei detrattori; il lavoro del Santo Benedetto era quello di assortire le coppie e di favorire i matrimoni. Non esiste lavoro più importante di questo per tenere in esistenza la creazione. Di conseguenza, Cupido cadeva e il suo cuore veniva trafitto dalla sua freccia mentre Narciso si isolava innamorato dalla sua bellezza riflessa.

Settimo passo: Ma i filosofi che schernivano la Torà dicevano anche che il Dio degli Ebrei aveva distrutto il Santuario del suo popolo, per cui non aveva più un posto dove risiedere e perciò si era ritirato e se ne era andato in altri mondi.

Se i Saggi avessero risposto che dopo la distruzione del Santuario, il desco dell'ebreo aveva sostituito il luogo dove si espiavano con i sacrifici i suoi peccati o che dopo la distruzione del Santuario all'ebreo non rimanevano che le quattro mura della Halachà, i detrattori avrebbero loro risposto: che senso ha un desco senza una casa o la Halachà senza il Santuario?

E se i Saggi avessero menzionato il verso "e dimorerò fra di loro", ossia all'interno di ogni singolo, i miscredenti avrebbero replicato che per tutto il tempo che gli ebrei amavano il loro Dio, Egli aveva dimorato nel loro Santuario e risieduto fra di loro, ma una volta che Lo avevano abbandonato e avevano disobbedito alla Sua volontà, Egli li aveva cacciati e aveva decretato la distruzione della Sua sede. Pertanto, questo loro Dio non risiedeva più né nella sua casa né, tanto meno, fra di loro.

E per quanto riguarda il desco o le quattro pareti della Halachà, i miscredenti argomentavano che se questo il Dio degli Ebrei avesse desiderato il loro desco o la loro Halachà non avrebbe certamente distrutto il luogo della Sua benedizione, la Sua tavola e il Suo Sancta Sanctorum (Kodesh ha Kodashim). Se il loro Dio si accontentava del desco del fedele e della Halachà e della Shehinà al loro interno, perché aveva raso al suolo la sua residenza?

Ottavo passo: I Saggi erano in difficoltà e non sapevano cosa rispondere ai detrattori. Quindi formularono le domande e il Signore rispose loro che dovevano cercarLo tra i poveri. I Gentili temevano questo tipo di risposta dal momento che anche loro avevano paura dei poveri e della loro collera. Essi, infatti, erano convinti che i ricchi fossero amati dai ministri celesti mentre gli dèi, che erano al di sopra dei ministri, avevano tutt'altra propensionem ed amavano i poveri. Per questo, si spaventarono e tacquero quando sentirono dai Saggi ebrei che il loro Dio si trovava fra i poveri e chi voleva cercarLo, Lo avrebbe trovato da loro. 

Nono passo: Ma come mai i Saggi d'Israele osarono formulare una simile domanda che, in apparenza, metteva in dubbio l'operato dell'Onnipotente? Possiamo rispondere che i Saggi furono costretti a farlo, perché dopo aver discusso la questione e aver constatato che erano in difficoltà a rispondere ai miscredenti, sarebbero stati oggetto di scherno da parte loro. I detrattori, gli schernitori e gli odiatori avrebbero infatti dileggiato la loro saggezza ed i loro insegnamenti, causando danni spirituali irreparabili al popolo di Israele.

Decimo passo: D'altro canto, potremmo anche domandarci: perché i nostri Saggi si preoccupavano più di tanto delle opinioni di persone che nella loro arroganza e nella loro convinzioni distorte, erano comunque prevenute ed ostili nei confronti della Torà? Quelle stesse persone erano in ogni circostanza disposte a diffamare e ad argomentare su ciò che avvenne prima della creazione. Eppoi, i nostri Saggi avrebbero potuto dire: "Ma che ce ne importa dei miscredenti? Che vadano al diavolo e sia pace ad Israele!". Tuttavia, non a caso la Mishnà di Avot (Massime dei Padri, 2: 4) ci insegna: "Sappi cosa rispondere al miscredente". Non dobbiamo pensare che se il nostro interlocutore è un malvagio (rashà) o volgare o miscredente od odiatore di Israele, siamo esentati dal replicare. Anzi, anche se ha tutte le caratteristiche summenzionate, dobbiamo sapere cosa rispondergli. Non per il suo bene, ma per il bene di Israele, affinché non venga danneggiato dalle sue argomentazioni.

Undicesimo passo: Riguardo alla domanda su cosa Dio facesse prima di creare il mondo, i Saggi non sapevano come rispondere in modo univoco e arrivarono, come detto, alla risposta che prima della creazione il Santo Benedetto costruiva e distruggeva mondi. Si tratta di una risposta che i nostri Saggi ricevettero dall'Alto, ma il cui significato è a dir poco enigmatico. Infatti, che relazione c'è tra quei mondi che costruì e distrusse e questo nostro, che lasciò in esistenza? C'è forse una relazione fra le due azioni?

Possiamo qui aggiungere che il Santo Benedetto non è limitato nelle Sue Scelte, per noi imperscrutabili ed Egli può scegliere ciò che vuole e chi vuole senza che sia forzato a farlo. Il Santo Benedetto tra le creature ha scelto l'essere umano, tra i popoli ha scelto il popolo di Israele, tra i paesi ha scelto la Terra di Israele e nella Terra di Israele ha scelto Gerusalemme.

Dodicesimo passo: I Greci replicavano che gli Ebrei si sbagliavano di grosso a credersi il popolo eletto, dal momento che l'umanità intera era come un atomo nell'universo. E per quanto riguardava questo mondo, come potevano affermare che era quello scelto se paragonato all'immensità del firmamento e del cosmo? Essi, del resto, negavano che Dio potesse agire secondo la sua volontà.

Pertanto, i nostri Saggi risposero loro che Dio aveva costruito e distrutto mondi; innanzi tutto, per ribadire che il nostro universo con tutto ciò che contiene è volutamente tenuto in esistenza da Dio; per quanto riguarda gli altri mondi creati, invece, era stato Dio stesso a volerli distruggere. 

Tredicesimo passo: Perché i Saggi non poterono arrivare a questa risposta da soli? Poiché non esiste nella tradizione manifesta o nella tradizione segreta alcunché che tratta l'operato del Santo Benedetto prima della creazione del mondo. E' noto, infatti, che la saggezza della Torà comincia da "In principio Dio creò i cieli e la terra" e non prima! La Torà inizia da Bereshit e tutto ciò che era prima di Bereshit o ciò che era al di sopra di Bereshit non ha alcun nome o particolare. I Saggi parlarono del Santo Benedetto solo sulla base dei nomi rivelati nelle Scritture e nella tradizione, come "Ha Shem Baruch Hu" (Dio Benedetto Egli sia) o "Ha Rachman" (il Misericordioso).

Quattordicesimo passo: In altre parole, quando parliamo della creazione di Dio, intendiamo quella ex nihilo e tutto ciò che è racchiuso nella saggezza umana e riguarda le vie di Dio nel mondo proviene solo da Bereshit in poi e non prima. Anche i segreti della Torà che riguardano due categorie generali, ossia i segreti di Bereshit e i segreti del Carro (Merkavà) non considerano quanto avvenne prima della creazione del mondo!

Quindicesimo passo: I nostri Saggi erano umili e non osarono indagare sull'operato del Santo Benedetto prima della creazione, ma furono costretti, loro malgrado, a rispondere ai miscredenti. Ed il Signore rivelò loro che prima della creazione di questo mondo aveva fatto e disfatto altri mondi. Spiegò loro che aveva costruito più mondi, e per motivi a noi inspiegabili e imperscrutabili, li aveva distrutti per poi arrivare alla creazione dei cieli e della terra e del mondo attuale che decise di tenere in esistenza.

La risposta del Signore intendeva anche scoraggiare chiunque volesse speculare sui mondi che precedettero la creazione, dato che non esistevano più e non aveva senso e logica considerarli come entità da investigare. Pertanto, chiunque si ostina a speculare sui mondi preesistenti con tanto di concezioni ed interpretazioni, non fa altro che occuparsi di cose vane ed inutili e le conclusioni alle quali arriverà saranno insensate, perché non hanno fondamenta vere, oltre al fatto che sono invise al Santo Benedetto.

Sedicesimo passo: Questa è la conclusione alla quale i nostri Saggi arrivarono: non è dato e non ha senso indagare sulle cose che rigurdano i mondi prima della creazione del mondo: sia perché non esistono più, sia perché si tratta di argomenti che vanno oltre la comprensione umana.

Lo scopo di questa nostra dissertazione è dimostrare come una verità così chiara sia stata distorta e sviata dagli zoharisti e dai movimenti hassidici-messianici (come Habad). Il nostro scopo è quello di chiarire in modo assoluto come distinguere la vera Kabalà da quella corrotta e deviante.

Vorrei spiegarvi, ad esempio, come lo Zohar e Habad interpretano il tema dei mondi distrutti prima della creazione del mondo. Essi sostengono che tali mondi, prima della creazione, non hanno nulla a che fare con la dimensione del tempo bensì con il livello di Dio; in altre parole, Dio, ad un suo derterminato livello, li costruì e li distrusse secondo la sua volontà.

Con l'idea che Dio avesse più livelli di emanazione, costruirono un piano dopo l'altro e non si resero conto che l'edificio da loro eretto era traballante e inconsistente.

Diciassettesimo passo: Ed essi dicono che il mondo del caos è al di sopra di ogni correzione (tikun). A che pro sostenere una tale sciocchezza? Cos'hanno fatto? Sono usciti da un mondo corretto per entrare in un mondo confuso e caotico?

E il fatto che il Signore abbia creato i cieli e la terra ex nihilo non confonde abbastanza la mente che essi vogliono sostenere cosa c'era prima e investigare sull'operato di Dio ?! Semplicemente non capiscono quello che stanno dicendo e non si rendono conto della gravità delle loro affermazioni.

Le inutili costruzioni "cabalistiche" che hanno eretto hanno avuto l'effetto di confondere i fedeli con argomentazioni che sembrano elevate e spirituali, e chi è stato irretito ad inoltrarsi in esse ne è rimasto intrappolato. Ebbene, noi non abbiamo raggiunto i livelli superiori ma sappiamo esattamente come stanno le cose in Alto, perché ci sono quelli che le conoscono e noi ci fidiamo di loro, poiché sono santi e sanno quello che dicono.

Diciottesimo passo: Noi sosteniamo che non esiste santità che esuli dalla verità o dalla fede nell'unità assoluta di Dio; purtroppo, però, ci sono molti livelli nei mondi della Sitra Ahra (la parte opposta della Santità). Essa esiste e non c'è limite ai suoi mondi perversi che originano da coloro che li hanno creati con i loro discorsi partoriti da una fervida e malsana immaginazione. Tanti nel mondo sono gli "uomini del mistero" che emergono dalla contemplazione e dalla meditazione, dalla stregoneria, dalla magia, dai giuramenti fatti con le entità della menzogna, illuminati dalle false luci degli angeli della distruzione di ogni tipo.

La vera Kabalà ci insegna che da ogni nostro discorso nasce un angelo, per cui nel mondo sono infinite le entità angeliche che si formano ad ogni istante. È non solo da semplici discorsi, ma ancor più dai discorsi che intendono trattare le cose spirituali dell'Alto e a maggior ragione se pronunciate da ebrei comandati nella Torà e nella purezza della fede. Dagli ebrei che credono nello Zohar vengono creati angeli che favoriscono la formazione di edifici e mondi spirituali che si diffondono nel mondo e creano falsi concetti astratti che attecchiscono nelle menti dei malcapitati. Anche il Dalai Lama tibetano opera allo stesso modo e riesce a uscire dal corpo e raggiungere i suoi angeli che lui stesso ha generato; pertanto, non sorprende che i commentatori della Torà che la interpretano secondo i "segreti" della mistica zoharistica riescano a muoversi giorno e notte nei mondi partoriti dalle loro menti. Le parole della Torà manipolate dal sistema mistico della falsa Kabalà, che è simile ad una prostituta straniera, generano dei figli bastardi che non dovrebbero avere il permesso di far parte del popolo di Dio.

Diciannovesimo passo: Vi ho aperto una porta che vi permette di distinguere fra giorno e notte. L'uomo può creare secondo la sua parola e nel suo giudizio non troverà nient'altro se non ciò che lui stesso ha creato.

Tutta la loro Kabalà è una recente creazione opera di Moshe de Leon partorita dall'uomo e dalla sua mente. I rabbini furono sedotti e caddero negli incantesimi del mondo di Atzilut dolci come il miele al palato e rinfrescanti come acqua alla gola assetata.

Chi osa dire che Dio "si è ridotto" per dare spazio ai mondi ?! Cosa ne sanno loro di ciò che Dio fece o non fece e chi sono loro per farne un resoconto dettagliato? Se si tratta di "segreti", come possono, tramite il linguaggio, sbarazzarsi del peso del segreto ?!

Ventesimo passo: Bereshit non bastò loro e vollero oltrepassarlo. Non c'è peggior iniquità di questa e a loro va riferito il verso:"Parlano tutti la stessa lingua e hanno cominciato a fare questo! Niente impedirà loro di fare tutto ciò che si proporranno" (Genesi, 11: 6).

Venite, cari lettori, e osservate l'accampamento di Habad: guardate come si danno da fare per mettere in atto tutto ciò che hanno programmato di fare, città e torre, mentre Nimrod, ribellatosi al Creatore dei cieli e della terra, si avventura nei mondi delle Emanazioni divine. Zeir Anpin è il loro piccolo dio che risiede in cima alla torre e intorno a lui i pazzi messianisti illudono le loro menti con il mondo di Atzilut che non è stato mai creato né è mai esistito.

Ventunesimo passo: Gioirò con voi riportando un insegnamento di verità che ho ricevuto direttamente dal Morè Haim. Molti ai nostri tempi sono confusi dai clamori della Scienza che ha rivoluzionato il sapere umano con nuove teorie che trattano le evoluzioni della specie lungo periodi di milioni di anni. Ma, in effetti, anche nella Torà si parla di innumerevoli periodi passati culminati con la decisione del Santo Benedetto di creare il mondo, i cieli e la terra come li conosciamo oggi.

Dopotutto, è scritto in Genesi (1, 2) che la Terra "era (haità)". E perché il verbo è al passato mentre poi il verso continua al presente ("E lo spirito di Dio aleggia sulla superficie delle acque")? Questo perché la Terra esisteva da prima, da un tempo a noi sconosciuto.

Questo è il ragionamento dei nostri Saggi quando fu a loro richiesto di che cosa si occupasse il Santo Benedetto prima di creare questo mondo. Quando è scritto che la Terra "era", si intende prima delle disposizioni volute da Dio riguardanti i sistemi del sole, della luna, degli astri, ecc. (l'anno solare di 365 giorni, le fasi lunari, ecc.). E se la Terra "era", così lo "erano" anche i cieli, poiché non esisterebbe la Terra se non esistessero anche i Cieli creati allo stesso tempo. Pertanto, i cieli e la terra esistevano già in un tempo che noi non siamo in grado di calcolare.

Ventiduesimo passo: Tornando alla domanda dei miscredenti, il Signore rispose che dopo aver creato i cieli e la terra, dispose e ordinò il creato secondo la Sua volontà.

Se parliamo della Terra, è impossibile sapere da quanti milioni di anni sia in esistenza, perché la dimensione del tempo è riferita ad un sistema di calcolo che ha alla base il sole e la luna secondo la loro disposizione attuale e, in ogni caso, sappiate che prima di questo mondo su cui viviamo esistevano altri mondi prima di noi, che vennero poi distrutti dal Santo Benedetto. Possiamo affermare che il Signore sembra volerci dire: Io ho creato e ho scelto questo mondo e lo stesso mondo riconosce Me e la Mia creazione.

Ventitreesimo passo: Dio non rispose loro affinché il popolo della Torà non si occupasse dei mondi distrutti, ma si deliziasse di questo mondo destinato al bene degli esseri umani. Il Signore fece anche loro intendere di evitare di indagare sulle cose trascendentali, ossia sui mondi prima della creazione, partorendo con i loro pensieri e i loro discorsi entità prive di una vera esistenza. Il Santo Benedetto, infatti, non gradisce tali formazioni immaginarie; Egli ha creato il mondo apposta per beneficiare l'essere umano, e venendo a mancare lo scopo desiderato, potrebbe distruggerlo creando nuovi ordini nell'universo secondo la Sua volontà.

Ma se costoro osarono indagare e immaginare altri mondi prima della creazione mediante discorsi caotici, ecco che il caos stesso li inghiottirà in abissi profondi e maleodoranti, per cui non sapranno più in che mondo si trovano. Sappiano costoro che torneranno nel mondo del caos in cui regnano confusione e disordine. La profondità degli abissi è il messianesimo di Habad e il fondo puzzolente dello Sceol Tahtit (i "gironi infernali") è il vero contenuto del libro dello Zohar.

E qui incontreranno Zeir Anpin e Atika Kadisha e tutta la loro famiglia per risiedervi per diverse generazioni fino a quando non sarà compreso in che trappola sono caduti e in quale falsa, squallida e disgustosa landa si è venuto a trovare, per colpa loro, il popolo d'Israele alla fine dei giorni.

Ventiquattresimo passo: Seguendo ciò che è stato scritto finora, inizieremo notando una serie di regole che appartengono al nostro scopo nel Libro delle Cinque Tavole: stabilire norme in grado di distinguere fra la loro falsa Kabalà e la vera Kabalà della Tradizione.

In tutte le concezioni degli Zoharisti le idee escono dal buon senso e non hanno alcun significato reale, perché sono prive di fondamenta.

Considerate poi le nostre parole e vedrete che hanno una base vera di Torà. Il commento che ho qui sopra riportato sulla frase dei nostri Saggi "Costruì mondi e li distrusse" è vera Kabalà che ho ricevuto dallo Tzadik Nistar, Capo dei 36 Giusti Nascosti, che conosceva le cose nella loro verità e al livello della loro segretezza. Non c'è dubbio che ciò non proviene dalla mente umana e non è un'ipotesi mentale ma è un dato reale che origina dalla Verità. Per quanto riguarda la questione del "Creatore e Distruttore di mondi", sebbene sia un segreto che riguarda il mondo creato dal Santo Benedetto, ho avuto il permesso dal Goel Haim di scrivere e spiegare entro i limiti della comprensione umana. Ciò per dare una chiave di lettura alla questione dell'età del mondo e alla controversia esistente tra Scienza e Tradizione. In realtà, non esiste contraddizione. La Torà non parla di ere ma dice soltanto che "in principio" Dio creò i cieli e la Terra senza specificare dei termini temporali.

Venticinquesimo passo: La Tradizione ci informa che il mondo ha circa 6000 anni (Talmud, Sanhedrin, 16: 1). I nostri Saggi, di benedetta memoria, si riferivano a questo mondo (alma) e non alla creazione in generale. Ciò significa che il mondo fu costruito sulla base del numero 6, come una casa, che ha 4 pareti, 1 pavimento e 1 soffitto. Il mondo divenne tale dopo che fu costruito sui suoi 6 angoli, e una volta in esistenza, il suo ordine si basa sul numero 6. Raggiunti i 6000 anni, il mondo si completa nella sua costruzione e questo è il sesto giorno, che è il giorno che completa la costruzione del mondo. E il Sabato non entra nel computo dei sei giorni di Bereshit.

Ventiseiesimo passo: Quando il Santo Benedetto volle creare il mondo sui suoi 6 angoli, creò prima i cieli e la terra e solo dopo dispose i 6 ordini del mondo. Già nella Genesi, si accenna in realtà alla completezza del mondo (in termini di raggiunta perfezione), perché solo alla fine si completa la sua costruzione.

L'affermazione dei nostri Saggi "Costruttore e Distruttore di mondi" significava che per tutti gli altri mondi creati, una volta completati nei loro 6 ordini, Dio li distrusse e iniziò a costruirne dei nuovi, e così via fino a quando non creò questo mondo e scelse di dargli il suo sabato. (Genesi 1, 31- e 2, 1-2) "Dio vide che tutto quello che aveva fatto era molto buono. Fu sera e fu mattino, il sesto giorno. Il cielo e la terra e tutto il loro esercito erano ormai completi. Nel settimo giorno Dio aveva completato l'opera Sua che aveva fatto, così nel settimo giorno cessò da tutta la Sua opera che aveva compiuto". Questa è la novità tra gli altri mondi e questo mondo, che ai primi non fu aggiunto loro il settimo giorno e non fu accordato loro il riposo desiderato dal Signore. In ogni caso, erano chiamati "mondi" perché erano stati costruiti con 6 ordini di grandezza.

Ventisettesimo passo: E questo è "il sesto giorno" con l'articolo determinativo, poiché tutto è racchiuso in Barà- shishit (costruì con il 6), dato che solo il sesto giorno della Torà fu completato nella sua costruzione e non fu distrutto, cosicché al termine della sua costruzione il mondo era in esistenza ed entrava nel suo sabato.

Ribadiamo il concetto che nella creazione dei cieli e della terra ex nihilo, il mondo non era ancora chiamato con questo nome, mentre l'opera della Creazione ci erudisce su come Dio dispose i sistemi celesti e realizzò gli ordini terrestri, in modo che solo dopo aver compiuto e terminato la Sua opera nel sesto giorno, il mondo diventava tale.

Non si tratta di un errore, anche se alcuni esegeti della Torà ritengono che i 6 giorni corrispondano a 6 lunghi periodi. Come accennato in precedenza, l'opera della Creazione (Ma'assè Bereshit) non va determinata in termini di tempo, dal momento che il mondo ha dei suoi ordini e 6 disposizioni nello spazio, e come la Torà ci ha spiegato gli ordini del nostro mondo, allo stesso modo possiamo ipotizzare che sussistano 6 ordini generali. Questa ipotesi è accettabile quando si tratta di estendere il pensiero all'onnipotenza del Santo Benedetto, quantunque, in ogni caso, si tratta di un'ipotesi mentale e non bisogna costruire su di essa altre ipotesi inutili. Il Signore spiegò a Mosè che la terra "esisteva" da tempo inimmaginabile e che tutto ciò che era esistito da allora fino al nuovo ordine di questo mondo era chiamato nel suo insieme "caos" (tohu va-vohu). Pertanto, dopo la creazione dei cieli e della terra dal nulla, al di fuori di quei sistemi e ordini della terra, Dio aveva fatto e disfatto mondi, perché erano anch'essi inclusi nella definizione di "caos" se rapportati alla volontà del Signore di creare questo mondo con il suo sabato. Perciò è scritto "Venerdì, e furono completati....e riposò", in altre parole, il Signore accoppiò il Venerdì al Sabato, in modo che non ci fosse un momento di separazione, perché se ci fosse stato tra il Venerdì e il Sabato, il mondo sarebbe stato distrutto e sarebbe tornato al caos come il resto dei mondi distrutti alla fine del loro "sesto giorno".

Ventottesimo passo: Per questo motivo, il Santo Benedetto chiarì ai nostri Saggi che era inutile cercare di calcolare i tempi di esistenza della Terra prima della creazione di questo mondo. Chi potrebbe calcolare quante volte il Santo Benedetto, nella Sua imperscrutabile volontà, creò mondi e dispose nuovi ordini nell'universo infinito? Come potremmo noi, esseri umani, oggetti di creazione, indagare e investigare sul Fattore di tutto il creato? E a noi noto, dalla Tradizione, che il Signore spiegò a Moshe Rabbenu, alav ha shalom, che "in principio" è be-reshit, dove Reshit sta per "reshit hochmà hi yira't Ha Shem" ossia "il principio della saggezza è il timore di Dio", cioè se vogliamo compenetrare nella saggezza della Torà, dobbiamo temere il Santo Benedetto e non cercare di andare oltre i limiti del pensiero umano, poiché ciò che era prima di questo mondo è fuori dalla nostra portata. Pertanto, si dice: "I cieli appartengono al Signore;mentre la Terra (Dio) l'ha data agli esseri umani (Salmi 195, 16), ossia la realtà dei cieli, che appartengono al Signore, non è simile a quella della terra, che è stata destinata agli essere umani.

Ventinovesimo passo: Pertanto il be-reshit rappresenta la saggezza con la quale il Santo Benedetto creò i cieli e diede forma con la Sua parola alla terra. E come potremmo capirlo noi con la nostra intelligenza limitata? La Torà ci avverte che non possiamo indagare sulle cose che esistevano prima di questo mondo e non possiamo formulare delle idee di fondo, perché non esistevano ancora le condizioni e gli ordini delle cose che seguirono dopo la parola di Dio: "Yehì or" (sia luce) (Genesi 1: 3).

Pertanto, anche se uno desidera occuparsi della saggezza dei cieli o della saggezza della terra, non avrà i mezzi per poterlo fare, date le recinzioni che circondano tali saggezze. Esse, infatti, non permettono alla mente umana di inoltrarsi nei preziosi tesori di Ha Shem, per cui a noi non resta che rispettare la trascendenza con il vero timore e con il silenzio, evitando ogni discorso scritto o orale su ciò che non ci compete.

La Torà ci spiega che in principio "le tenebre erano sulla faccia dell'abisso" (ibid. 2) e da questa frase nulla si può capire, perché nelle tenebre non c'è luce e quando l'oscurità è sopra un abisso, non c'è spazio per fare entrare la luce. "E lo Spirito di Dio si librava sulla superficie delle acque" (ibid. 2), perché nessuna mente può comprendere nulla da ciò che è solo nella sua mente. Quindi, se volete sapere da dove inizia la vostra saggezza per comprendere la Torà, prima di tutto non indagate sul caos che esisteva prima della creazione poiché la nostra mente è impossibilitata a farlo.

Trentesimo passo: Con ciò potrete distinguere fra vera Kabalà e falsa Kabalà che deriva dal caos e ritornerà nel caos dopo la grande correzione compiuta dalla Luce sulle tenebre dell'abisso. La falsa luce dello Zohar dà al suo fedele la sensazione di compenetrare gli strati del caos primordiale facendogli credere di essere entrato nei livelli segreti della Torà. Chi studia la falsa Kabalà è convinto di capire le cose occulte e di trovarsi a livelli superiori. Ma la tentazione al peccato è nelle cose dolci come il miele che portano il cabalista ad esaltarsi nello spirito e a credersi uno tzadik che capisce le intenzioni dello Zohar con tutti i suoi commenti, diventando esperto nella saggezza dei quattro mondi.

La verità è che quei cabalisti non si elevano affatto ma sono invasi da uno spirito impuro che li fa entrare in un mondo di false luci che li allontana dalla comprensione delle cose vere. Pertanto, la punizione che spetta loro è di essere pervasi da uno spirito che genera pensieri e discorsi falsi e illusori, uno spirito che aleggia su di loro dall'esterno e ride e deride la loro follia, dal momento che costruiscono una città sul Tohu e una torre sul Bohu, tenebre sulla faccia dell'abisso dei loro pensieri che li fanno salire in mondi di false realtà invece di farli risiedere su questa terra destinata agli esseri umani.