Autore:
Peretz Green
Revisione:
Davide Levi
Contro
l'abominio del concetto di Atzilut nel Libro dello Zohar e contro la falsa
Kabalà creata sulla sua scia
Digiuno di
Ghedaliyà, 2014, Beer Sheva
In sinagoga, sono
rimasto sorpreso e amareggiato nel sentire che il rabbino, un buon ebreo,
erudito e profondo conoscitore della Halachà e del Talmud, prima di
suonare lo shofar, nel primo giorno di Rosh Ha Shanà, ha recitato le
"intenzioni" (kavanot) con la formula kabalistica: "e secondo
tutte le intenzioni di Moshe Rabbenu e tutte le intenzioni di Rashbi (Rav
Shimon bar Yochai)".
Com'è
possibile che siate caduti in un tale errore, o figli d'Israele ?! Così
facendo, voi falsate e manipolate la Torà senza rendervene conto. E
anche se tutto il popolo viene perdonato per un peccato involontario (sh'gagà),
che è nascosto agli occhi della comunità, la cosa fa male e
indigna non poco. Così in basso siete caduti che paragonate le
intenzioni di Mosè nella Torà Manifesta con quelle di Rashbi, a
cui avete falsamente attribuito la dottrina mistica del Libro dello Zohar e di
tutta la successiva Kabalà ? Dio ci salvi! Questa cosa è
insopportabile e non mi resta che ribadire la verità per placare il mio
sdegno. Il rabbino Shimon bar Yochai non scrisse, né vide, né
sognò mai questo testo impuro, Sefer ha Zohar, che fu scritto in Spagna nel
XIII secolo da Moshe de Leon.
E mi rivolgo a chi
di voi, o figli d'Israele, ha ancora una mente aperta e libera da questo
terribile errore, e non ha ancora assimilato questo peccato che fa parte di Aharit
Ha Yamim (Fine dei Giorni). Ci sono prove inconfutabili su quanto sto qui
scrivendo. Spogliate la vostra mente dalle farneticazioni mistiche e ricordate
che la Torà non è in cielo e non è al di là del
mare. Shimon ben Yochai non salì in cielo per portare giù una
Torà nascosta. "Le cose occulte appartengono al Signore, nostro
Dio, e le cose manifeste appartengono a noi e ai nostri figli". E se di
segreti (sodot) si parla, essi sono conosciuti soltanto dai veri Giusti
Nascosti e non sono scritti nei libri, perché è proibito
rivelarli per iscritto, e chi pretende di farlo crea solo confusione nelle
menti e provoca, alla fin fine, della vera e propria idolatria. Guardate cosa
è successo: esiste un libro, Sefer Ha Yetzirà (Libro della
Creazione), che viene attribuito al nostro progenitore Abramo, in cui è
scritto "esser sefirot bli ma" (dieci emanazioni senza nulla). E i
commentatori spiegano che "bli ma" significa senza essenza o sostanza
ma anche "frena la tua bocca dal parlare di esse". E ciò è
vero e non viene spiegato in alcun commento dell'epoca che si tratta di "dieci
sefirot emanate"; tale spiegazione è il parto della mente
fantasiosa di Moshe de Leon, che ideò il sistema di Atzilut (Emanazione)
nel Libro dello Zohar. Con questa sua invenzione pagana, il rabbino spagnolo
è riuscito a confondere le menti di intere generazioni, fino a quella
dell'Aharit ha Yamim. E sebbene si tratti di un argomento che è
conosciuto a chi detiene i veri segreti della Torà, ecco che è
severamente proibito trattarlo o "aprirlo" al pubblico, per cui la
bocca deve stare zitta. E se si tratta di una decina di "mondi"
speciali e nascosti, in ogni caso essi furono creati e non già emanati
dall'Ein Sof (Infinito).
Il termine
"Infinito" non è della Sacra Torà né della
Mishnà o del Talmud o dei Poskim. Non è un termine che può
essere utilizzato, perché il suo stesso significato è trascendente.
Se si parla di Dio Infinito, cosa c'entriamo noi, che siamo esseri finiti e
limitati? La speculazione sull'Infinito conduce soltanto a pensieri profani, idolatri,
come lo fu nella generazione di Enosh, in cui si credeva che Dio, che aveva
creato il tutto, era trascendente ed invisibile, per cui era inutile che i
mortali si rivolgessero a lui; meglio avrebbero fatto a rivolgersi ad un ente fisico,
visibile, da poter servire e venerare. E così, i sapienti dell'epoca,
che avevano cognizioni di astronomia, giunsero alla conclusione che gli astri,
creati da questo Dio Trascendente, ne erano i ministri ed erano delegati a governare
il mondo, per cui andavano serviti secondo il loro influsso. Fu allora che si
aggiunse alle stelle il suffisso "el" (dio) e come racconta la
Torà (Genesi, 4, 26) "e si iniziò a chiamare il nome di Dio".
E i commentatori, di benedetta memoria, spiegano che il verso può anche
essere letto "e si cominciò a profanare il nome di Dio". Ecco
la radice dell'idolatria; considerare che l'Eterno sia trascendente e al di
sopra di ogni servizio, per cui è bene cercare delle sue
"emanazioni", che derivano dai suoi poteri e sono degne di
venerazione. Una radice analoga si trova nella Generazione della Scissione (Dor
haplagà) o di Babele, come spiegato dai nostri Saggi, di benedetta
memoria, nella Tradizione orale riguardo al verso (Gen. 11, 2): "vayehì
benas'seam mi-kedem" (e avvenne quando partirono dall'oriente o anche
dalla Causa Prima). Ossia quando si allontanarono dalla Causa Prima
(kadmonò shel ha olam) per rivolgersi ad entità emanate.
E l'errore del
concetto di Atzilut del Libro dello Zohar è analogo al peccato dei
nostri antenati, che lo chiamavano Ein Sof, ma, ribadiamolo, l'Infinito non ha
alcuna correlazione con le creature; si tratta di una falsa concezione, per la
quale l'Ein Sof, per dar vita ai mondi sottostanti, "si è
contratto" in innumerevoli contrazioni (tzimtzumim) e successive
emanazioni, che sono pertanto di origine divina e sono oggetto di servizio e
adorazione. Questa è, cari lettori, la radice del concetto idolatra di
Atzilut anche ai giorni nostri; un'idea pagana che è riuscita, Dio ci
perdoni, a convincere rabbini e studiosi di Torà che credono, in buona e
stupida fede, che ciò provenga dalla penna di Rabbi Shimon bar Yochai, che
a Lag ba Omer viene festeggiato perché "ha svelato" al popolo
i segreti della Torà, Dio ci perdoni.
Considerate, cari
lettori, come tutto ciò non appartenga affatto alla nostra fede. Noi ebrei
non possiamo credere nel mondo di Atzilut, né ai Partzufim (facce,
volti) di Adam Kedma, Arich Anpin, Aba, Ema, Zeir Anpin, Nukve, considerati emanazioni
divine. Questa non è la Torà di Moshe Rabbenu che ci ha
insegnato: (Deut. 30, 14) "Questa cosa ti è molto vicina; è
nella tua bocca, è nel tuo cuore perché tu possa metterla in
atto" e anche (ibid. 12): "non è nel cielo e neppure al di
là del mare". Si tratta di leggi e norme, di saggezza e comprensione
delle cose, di moralità e di paura di peccare. E il Signore ci comandò
(Deut. 18, 13): "Sii semplice di cuore con il Signore, tuo Dio". E la
Mishnà (Mishnà Haghigà, 2, 1) ci avvertì:
"Chiunque specula su quattro cose, meglio se non fosse venuto al mondo, su
ciò che è in alto, ciò che è in basso, ciò
che è davanti e ciò che è dietro". Ma i cosiddetti "mekubalim"
(kabalisti) hanno fatto esattamente il contrario! I buddisti credono nelle
emanazioni del Buddha, ma noi siamo figli di Israele e non buddisti!
Chi ha un minimo di buon senso può forse affermare
che il Creatore, sia lodato il Suo nome, si è contratto? Chi ha
l'impudenza di dire una cosa simile? Di chi stiamo parlando e di cosa stiamo
parlando? E può forse la mente umana conoscere chi è Colui che ha
creato l'universo intero? Tuttavia, la Kabalà che si rifà allo
Zohar, si vanta di conoscere e di spiegare, dall'alto della sua arroganza intellettuale,
"l'essenza" di Dio! Stupidi e tracotanti, che non si rendono conto di
nominare il Nome di Dio invano, credendo, invece, di trattare "divrei
Torà (cose di Torà)"! Dicono stupidaggini e si deliziano
delle vanità in esse contenute; e anche chi non le capisce esalta le
loro conoscenze e onora più del dovuto chi perde il proprio tempo in
inutili speculazioni che vaneggiano sui quattro mondi, contrazioni, emanazioni,
gusci (klipot), vasi rotti e via di seguito. La fede che abbiamo ricevuto da Abraham
Avinu, da Moshè Rabbenu, dai Profeti e dai Saggi di benedetta memoria non
tratta affatto tali vanità, per cui sarebbe bene che a Lag ba Omer si
facesse un bel falò con tutti i libri della falsa kabalà dello
Zohar e di Luria e del Tanya, pieni di menzogne e di idolatria! I Rabbini,
responsabili della vita spirituale del popolo, sono in errore e dovranno
pentirsi ed essere purificati da questo grave peccato prima che la
Gheulà Shlemà possa insediarsi nel mondo.
In ogni caso, il Santo Benedetto è indulgente,
dato che Egli sa che questo terribile errore non è stato commesso con cattiva
intenzione. E grandi leader spirituali in questi ultimi quattro secoli, che
hanno vissuto in santità, come Haim Vital o il Gaon di Vilna, hanno
creduto in buona fede che il Libro dello Zohar fosse stato veramente scritto
dal santo Tanà, Shimon ben Yochai, per cui sono caduti nel peccato dell'Albero
della Conoscenza del Bene e del Male, irretiti dalla sua bellezza, e ne hanno
mangiato il frutto malefico pensando che fosse gustoso e aprisse la conoscenza.
E sono caduti anche nel peccato della Generazione di Enosh, perché
credevano che l'Ein Sof, che è al di sopra di tutte le cose reali, si fosse
contratto, per così dire, su se stesso emanandosi in più aspetti;
ed hanno ignorato il monito del Secondo Comandamento "non avrai altri
dèi al Mio cospetto" (Esodo: 20: 2). Chiediamoci allora: non era
sufficiente il verso: "Non avrai altri dèi"? Perché la
Torà aggiunge "al Mio cospetto" (al panai)? Appunto
perché l'idolatria può presentarsi anche in una forma sofisticata,
persino divina, come lo sono le Dieci Sefirot della dottrina di Atzilut dello
Zohar.
Abbiamo prima scritto che "e avvenne che quando
partirono dall'oriente o dalla Causa Prima", significa che nella
Generazione della Torre non volevano servire Dio, considerato trascendente, bensì
le sue creazioni astrali. Ebbene, anche coloro che credono nello Zohar ritengono
che le dieci emanazioni divine influiscano sulle creazioni terrene. Dimenticano
però che la mente umana non è in grado di compenetrare la
creazione ex nihilo. Come possiamo noi, esseri umani, oggetti di creazione, sapere
come ha operato Colui che ci ha creati ?! È un grave errore di
presunzione intellettuale e nessuno dovrebbe cercare di approfondire la
questione della creazione ex nihilo, inventandosi teorie bislacche di
contrazioni ed emanazioni, Dio abbia pietà del Suo popolo Israele!
Il periodo di Aharit Hayamim per Israele è durato
400 anni e l'Olocausto ne ha segnato la fine. E negli ultimi quattro secoli il
Libro dello Zohar e tutta la sua falsa Kabalà si sono radicati, sono
fioriti e hanno fruttificato nel campo ebraico, dai cabalisti di Tzfat ai
gruppi chassidici di Russia e Polonia, impigliandosi nelle vischiosità
del misticismo e ignorando l'abominio idolatra ivi presente. Il Libro dello
Zohar è oggi erroneamente considerato un testo sacro, e il mainstream
rabbinico crede che la Torà abbia rivelato le cose manifeste, mentre
lo Zohar racchiude le cose occulte, ma questa concezione è menzognera e
tutto il sistema di Atzilut è contrario alla fede insegnata dalla Torà
e dalla Tradizione. Ultimamente, solo il Saggio yemenita, Yehye ben Shlomo Kapah
di Sana'a, soprannominato dai suoi estimatori "Ha Pattish" (il
Martello), nel suo libro "Milhamot Ha Shem" (le Guerre del Signore)
ha spiegato in modo chiaro e dettagliato, basandosi sulla Torà, sul
Talmud e sulla Tradizione, l'idolatria presente nello Zohar e nella dottrina di
Atzilut. Tuttavia, quando uscì il suo libro a Gerusalemme, nel 1931, i
rabbini dell'epoca misero all'indice l'opera tacciandola di eresia, Dio ci
perdoni. Noi siamo fiduciosi che in un prossimo futuro, il libro sarà
studiato e si capirà che chi si inoltra nello studio della falsa
Kabalà perde il proprio tempo in "divrei hevel"
(vanità). Il verso della Torà "tamim tihiyè im Ha
Shem Eloeha" (sii semplice di cuore con il Signore tuo Dio)
informerà il pensiero di ogni ebreo di fede.
E c'è un altro aspetto da considerare nel peccato
di Aharit Hayamim: la dottrina di Atzilut era già presente nell'antico
Egitto e il peccato del Vitello d'oro, come ci spiega la Tradizione, fu promosso
dalla "moltitudine mista' (erev rav) che si era aggregata ai figli
d'Israele. Anche allora il peccato di idolatria era sottile e sofisticato e Aharon
ne ignorò la gravità, a tal punto che pensava che l'idolo fuso
potesse essere incluso nel servizio a Dio, per cui rabbonì la massa
esaltata (che aveva ucciso Hur che si era opposto alla sua fabbricazione)
dicendo "domani sarà festa per il Signore" (ibid: 32: 5).
Altrove abbiamo spiegato che l'idea di Emanazione era già presente
nell'erev rav, che considerava Mosè la manifestazione divina in terra;
quando videro che Mosè non tornava pensarono che fosse rimasto in cielo,
per cui pretesero da Aharon un idolo che lo sostituisse. Abbiamo spiegato anche
il motivo per il quale Mosè ruppe le Tavole. In breve, diciamo che se
non lo avesse fatto, il popolo avrebbe considerato le Tavole, scritte "dalla
mano di Dio", un oggetto di culto idolatra; pertanto Mosè le
spezzò per impedire al popolo di cadere nel peccato di idolatria. Abbiamo
anche spiegato che nell'antico Egitto, il popolo credeva che esistesse un pantheon
con nove dèi e il Faraone fosse la decima divinità che governava il
tutto. Secondo la teologia egizia, Athom era il Dio che aveva creato
l'universo, ma, essendo trascendente, si era emanato in dieci divinità e
aveva delegato il suo rappresentante in terra, il dio Faraone, a governare il
mondo. Ebbene, Moshe Rabbenu, la pace sia su di lui, era cresciuto alla corte
del Faraone e aveva frequentato la scuola dei Hartumim, per cui conosceva bene
il culto egizio. Suo fratello Aharon, il sommo sacerdote, invece, lo ignorava, poiché
aveva sempre vissuto nella terra di Goshen. E in ogni caso, anche se Aharon
peccò, lo fece senza intenzione, convinto di poter incanalare l'atto
idolatra al servizio di Ha Shem. Bisogna capire questa cosa, soprattutto ora,
perché i rabbini che considerano lo Zohar un testo sacro che racchiude i
"segreti" della Torà, sono inconsapevoli del peccato di
idolatria che commettono. Dopo tutto, se Aharon avesse commesso intenzionalmente
un atto di idolatria, avrebbe perso subito dopo il diritto di fungere da Cohen
Gadol (sommo sacerdote); il fatto che il Signore lo lasciò nel suo ruolo
testimonia che egli agì in buona fede e al servizio di Ha Shem. Analogo
è il peccato dei rabbini nei 400 anni di Aharit Hayamim, che prosegue fino
ad oggi. Alla fine, il peccato idolatra dovrà essere chiarito e rimosso affinché
Israele possa raggiungere Beth El. Amen veken yehì ratzon. Allora anche
l'azione di Moshe Rabbenu di rompere le Tavole diventerà chiara, e tutto
Israele tornerà alla semplice fede del "sii semplice di cuore con
il Signore tuo Dio". Amen e così sia.