Autore: Peretz Green

Revisione: Davide Levi

 

 

Il Secondo Comandamento

 

Il Secondo Comandamento compare per la prima volta nella Bibbia nel Libro dell’Esodo al capitolo 20 ed ha lo scopo di insegnare il modo preciso di custodire la purezza della fede, base del vero monoteismo.

Nella Bibbia delle Edizioni Paoline rinnovata nel 1968, a cura dal Sac. Fedele Pasquero ed in commercio fino agli anni ottanta, così era tradotto:

“Non avrai altro Dio fuori di Me. Non ti fare nessuna scultura né immagine delle cose che splendono su nel cielo, o sono sulla terra, o nelle acque sotto la terra. Non adorar tali cose, né servir loro, perché io, il Signore Iddio tuo, sono un Dio geloso, che punisco l’iniquità dei padri nei figli fino alla terza o quarta generazione di coloro che Mi odiano; ma uso clemenza fino alla millesima generazione verso coloro che Mi amano e osservano i Miei Comandamenti”.

Prima di entrare nella spiegazione dell’argomento, in conformità con l’Antica Tradizione Orale, è il caso di citare il commento delle Edizioni Paoline, per evidenziare l’incredibile confusione, non disgiunta da malafede, che esiste intorno al Secondo Comandamento: “E’ qui rigidamente inculcato il monoteismo, ossia il culto al solo vero Dio, e detestata l’idolatria, alla quale il popolo ebreo era tanto esposto ed inclinato; per questo si proibisce loro di farsi delle statue e delle immagini. Oggi, che non vi è più questo pericolo, sono permesse perché costituiscono un valido aiuto al culto esterno. Ci aiutano a ricordare i veri servitori di Dio e ci invitano ad imitarne le virtù”.

L’autore di questo commento deve trovare la giustificazione per le statue e le immagini permesse dalla Chiesa, e tutto il suo commento si basa sull’opinione che esse non costituiscano più idolatria. Non perde inoltre l’occasione di palesare una sottile e velenosa forma di antisemitismo: sembra quasi, infatti, che il popolo ebraico fosse più incline all’idolatria di tutte le altre nazioni. In verità, tutti i popoli di allora erano immersi nell’idolatria ben più del popolo ebraico.

In verità il Secondo Comandamento è molto chiaro nel vietare statue ed immagini. Com’è dunque possibile che esse siano diventate permesse? Ma, soprattutto, com’è potuto succedere che dalla più severa proibizione di venerare statue ed immagini si sia passati all’idea che esse siano ora un valido supporto al culto esterno? Solo un pensiero distorto o falso può essere alla base di una tale interpretazione.

Per inoltrarci nello studio del Secondo Comandamento, dobbiamo innanzi tutto ricordare il momento storico, le circostanze e le modalità con le quali furono dati i Comandamenti, ed in particolare i primi due. Tutto questo viene descritto nel libro dell’Esodo; altre informazioni, poi, sono note grazie all’Antica Tradizione orale del popolo ebraico.

Dopo aver citato i Dieci Comandamenti, in Esodo 20, la Bibbia, al verso 18 (sempre secondo la traduzione delle Edizioni Paoline) dice: “Tutto il popolo avvertiva i tuoni e i lampi e il suono della tromba e mirava il monte fumante e a tal vista tremava, né ardiva accostarsi. E disse a Mosé: ‘Parla tu a noi e t’ascolteremo; ma non ci parli Iddio perché non si debba morire’”. Dopo, ancora, al verso 22: “E il Signore disse a Mosé: riferisci questo ai figli d’Israele: voi avete veduto che Io vi ho parlato dal cielo”. E’ chiaro, dunque dalle Scritture che Dio, Benedetto Egli sia, ha parlato con tutto il popolo. Ed è altrettanto chiaro che il popolo ha avuto una così grande paura da dover chiedere a Mosé di fare da intermediario con la Potenza Divina. La Tradizione Orale ci spiega che la Voce dei primi Due Comandamenti fu sentita direttamente da tutto il popolo, esso, però, non riuscendo più a sopportarne il peso, chiese a Mosé di ascoltare le parole di Dio e riferirle. E’ difficile immaginare quanto fosse pesante sopportare la Voce di Dio. Il Talmud spiega che essa giungeva da tutte le direzioni e che non vi era luogo entro il quale non penetrasse. E’ comunque molto significativo che proprio i primi Due Comandamenti furono ascoltati da tutto il popolo. Il primo di essi: “Io sono Iddio, vostro Signore, che vi ho tratto dalla terra d’Egitto, dalla casa della schiavitù” è noto come il Comandamento della Fede; esso, dicendo che si deve lodare ed adorare soltanto l’Unico Vero Dio, afferma la Sua Onnipotenza. Il Secondo, vietando il culto verso tutto ciò che fa parte del creato, esprime la proibizione per ogni forma di idolatria.

La fede è alla base di tutti i Comandamenti, perciò è lecito affermare che tutti i Comandamenti sono inclusi nel primo, mentre tutte le proibizioni derivano dal Secondo.

Era dunque necessario che tutto il popolo sentisse almeno i primi Due Comandamenti perché in essi è contenuta tutta la legge.

Per mantenere la giusta fede in Colui che disse: “Io sono Iddio, vostro Signore”, è necessario attenersi strettamente alle proibizioni del Secondo Comandamento.

Esso comincia con: “Non avrai altro Dio all’infuori di Me”, oppure, “Non avrai altri dei al Mio cospetto”. La seconda versione è più aderente all’ebraico, in quanto ‘elohim aherim’, ‘altri dei’ è plurale: ‘al panai’ significa ‘davanti a Me’ o, letteralmente, ‘davanti al Mio cospetto’.

Nella Bibbia, quando ci sono più versi che trattano lo stesso argomento, quasi sempre viene fornita per prima la regola generale, poi seguono i dettagli. Nel nostro caso la regola generale è ‘non avrai altri dei al Mio cospetto’. Anche l’espressione ‘al Mio cospetto’ richiede una chiarificazione. Se una persona dicesse: “Voglio avere la mia faccia (‘panim’) e non quella di un altro”, potremmo capire la sua intenzione, o almeno uno dei suoi possibili significati. Ma la parola ‘panim’ potrebbe anche essere interpretata come ‘aspetto’, così si potrebbe estendere nell’astratto il significato letterale. Iddio, però, è al di sopra di ogni ‘aspetto’ o ‘faccia’. E’ lui che ha creato tutte le forme e tutti gli aspetti possibili. Ogni oggetto di creazione, dal più materiale al più spirituale, ha un suo ‘aspetto’. Ogni aspetto ha le sue limitazioni. Soltanto Dio, in quanto privo di faccia o aspetto, è Infinito in senso assoluto. Il significato della frase è, dunque, il seguente: “Io vi comando di non avere altri dei al Mio cospetto e, con queste parole vi spiego la regola generale che vi permette di conoscere tutto ciò che io considero altro dio, il cui culto Io vi proibisco”. Pertanto è proibito servire come ‘tuo Dio’ qualsiasi entità del creato, poiché qualsiasi cosa servirai al posto di Dio avrà una sembianza ed un suo aspetto, e Dio non sopporta alcun aspetto o limitazione o attributo al Suo cospetto. E’ come se dicesse: “Se doveste credere in una qualsiasi altra cosa o forma o idea all’infuori di Me, cioè all’infuori della Mia infinita ed assoluta Unicità, sappiate allora che avreste peccato nell’aver posto un altro aspetto davanti al mio!” Questa è l’importante generalità del Secondo Comandamento che comprende l’assoluta proibizione per ogni tipo di idolatria. Tuttavia, una volta stabilito il concetto generale di idolatria, si può ancora cadere in errori soggettivi di pensiero o di interpretazione. Si potrebbe pensare, per esempio, che sia permesso pregare davanti ad una statua purché il pensiero e l’intenzione siano rivolti al Dio Unico ed Infinito… Ecco perché il Comandamento prosegue, eliminando ogni dubbio in proposito: “Non ti fare nessuna scultura, né immagine”. In ebraico “Lo taasè lechà pessel u-kol temunà” “ Non ti fare statua e immagine alcuna” (pessel è la figura scolpita).

Riguardo alla proibizione per altri dei, non si deve pensare che l’intenzione superi gli ostacoli di forma. La proibizione di rendere culto a Dio davanti ad una statua è molto esplicita. Questo divieto così categorico stabilisce che l’intenzione non è sufficiente a giustificare una forma errata. Vorremmo, però, capirne il motivo profondo, con l’aiuto di Colui che ci ha dato i Comandamenti stessi. Abbiamo detto che “non avrai altri dei al mio cospetto” stabilisce un principio generale, secondo il quale farsi un dio da qualsiasi oggetto di creazione oscura la vera fede nel Dio Unico. E’ anche chiaro che tutto ciò che l’uomo conosce appartiene al creato. Perfino le idee ed i concetti che si formano nella mente dell’uomo appartengono al creato. L’uomo non può, quindi, concepire ciò che è al di fuori delle sue esperienze, siano esse mentali o intellettuali, emotive o materiali. L’uomo non può avere un’idea di che cosa sia Dio. Il suo cervello si annullerebbe se concepisse anche solo una parte infinitesimale dell’Essenza di Dio!

D’altra parte non è questo ciò che Dio chiede all’uomo. Dio stesso, infatti, ha comandato: “Sii di spirito semplice con il Signore”. Il Primo Comandamento proclama l’Onnipotenza di Dio, al di sopra della natura, ma non ci chiede di concepirLo, perché ciò è impossibile. Giunge a questo punto, il Secondo Comandamento nella necessaria forma negativa. Non si può sapere cosa sia Dio, si può sapere tutto ciò che non è, cioè tutto quanto è oggetto di creazione.

E’ pertanto necessario che il Secondo Comandamento si occupi anche del pensiero dell’uomo e stabilisca le regole atte a mantenere la purezza della fede nella mente e nel cuore. Esso ci insegna come evitare la forte tendenza ad associare un’altra ‘sembianza’ con quella di Dio.

A tale riguardo, il primo passo è quello di proibire che la fede, la mente, il pensiero, il sentimento e le azioni siano in qualche modo associati ad una figura scolpita o dipinta. Qualsiasi preghiera fatta davanti ad una statua è in diretta contraddizione con la vera fede. Chi prega davanti ad una statua associa, inevitabilmente, la forma che ha davanti a sé con la sua fede. Soltanto Dio è degno di ogni lode e servizio.

Il pensiero dell’uomo è estremamente influenzabile da ciò che sente e, ancor di più, da ciò che vede. Ecco perché chi asserisce che la statua è soltanto un simbolo di Dio, grazie alla quale si concentra meglio, si inganna, perché l’immagine di quella figura rimane impressa. Così l’onore, che dovrebbe essere attribuito a Dio soltanto, viene condiviso con quello attribuito all’immagine, per convincersene basti ricordare l’onore tributato alle statue, durante le processioni, i regali d’oro e d’argento offerti ad esse, i voti fatti in loro nome.

Il Secondo Comandamento, dopo aver esposto la regola generale, per la quale ogni ‘sembianza’ del creato non deve essere interposta fra Dio e l’uomo, continua spiegando che ogni statua o figura scolpita causa nell’uomo un inestricabile attaccamento con un altro ‘aspetto’. Infatti è detto: “Non avrai altri dei davanti a Me, non ti fare alcuna scultura, non adorar tali cose e non servir loro…”

Solitamente, una figura scolpita, rappresenta l’immagine di un uomo, di una donna o di un animale, ecc… Queste ultime potrebbero non essere scolpite, ma solo disegnate o dipinte, per poi diventare oggetto di culto, ecco che per proibire anche questo genere di servizio, giunge subito l’espressione: “né ogni immagine” (kol temunà). L’ebraico ‘temunà’ indica ogni forma recepita visualmente dalla mente (è interessante notare che nell’ebraico moderno ‘temunà’ significa ‘immagine fotografica’).

La Bibbia aggiunge la parola ‘kol’ ‘tutto’, ‘ogni’, e allora, in base alla regola di interpretazione della Tradizione Orale, questa parola vuole aggiungere qualcosa al precetto principale o proibire una categoria in estensione al precetto principale. In ogni caso viene ad allargare la prospettiva del concetto originale. E’ importante, dunque che ogni parola venga interpretata nel modo giusto. Che cosa sarebbe mancato alla nostra comprensione se fosse scritto soltanto “Non ti fare una statua o un’immagine”? Perché il verso deve aggiungere ‘ogni’ ad immagine? La ricerca del vero significato di questa parola aggiunta è resa ancor più necessaria dal fatto che il termine ‘immagine’ è seguito da ulteriori dettagli: non si possono fare immagini “delle cose su nel cielo, o che sono sulla terra, o nelle acque sotto la terra”. Che cosa resta da aggiungere ad una proibizione così dettagliata? Come si è detto, la parola ebraica ‘temunà’ significa qualsiasi forma recepita visualmente dalla mente. Allora, da un lato l’immagine è un disegno, ma in senso più profondo è la forma captata dalla mente. La mente umana ha la capacità di ‘registrare’ le immagini. L’immaginazione è la facoltà della mente di richiamare le immagini già ‘registrate’, oppure di formare immagini mentali nuove e proiettarle nel futuro, come per esempio immaginare ciò che succederà, ecc…

Dopo aver proibito ogni forma di figura scolpita ed ogni immagine delle cose in cielo, sulla terra e nelle acque sotto la terra, arriva, dunque, l’aggiunta dell’aggettivo ‘ogni’, per avvertire che ogni tipo di immagine è proibito, anche quelle semplicemente richiamate dal pensiero.

E’ proibito non solo fare, servire o adorare ogni scultura o immagine, ma anche immaginarle o figurarle mentalmente in associazione col servizio a Dio.

Ecco che l’aggiunta di ‘ogni’ alla parola immagine arriva a proibire l’idolatria del pensiero. Qui c’è la radice biblica della proibizione dell’idolatria di tipo metafisico e/o cosmologico, cioè la dottrina mistica secondo la quale viene immaginata una gerarchia celeste. Ogni livello ideato viene associato con un attributo di Dio (come nella nuova mistica ebraica nata in Spagna nel sedicesimo secolo, secondo la quale una gerarchia divina viene codificata e ogni ‘livello’ viene chiamato con uno dei nomi di Dio). Chi studia tale dottrina si impesta mentalmente con immagini idolatre e con altri dei concettualizzati e alla fine arriva a farsi disegni mentali di un dio immaginario, suddiviso in tanti aspetti e forme diverse, e si allontana così dal Secondo Comandamento.

Ora che il concetto di idolatria si è esteso fino alle immagini idolatre del pensiero, onde evitare ogni possibile dubbio in proposito, è necessario specificare le categorie di immagini proibite. Il Comandamento non lascia dubbi: “Non ti fare alcuna scultura, né (ogni) immagine delle cose su nel cielo, o che sono sulla terra, o nelle acque sotto la terra”. Può forse essere più esplicito di così?

Non si devono fare immagini, servire e onorare entità esistenti nell’universo, dalle creazioni supreme a quelle terrestri, fino a quelle nascoste sotto le acque.

Il Secondo Comandamento insegna l’Unità di Dio nell’unico modo possibile, quello negativo. Non esiste una parola che possa descrivere Dio, perché ciò lo limiterebbe; si possono dire molte cose su ciò che Egli non è. Questa spiegazione è confermata da Maimonide. Maimonide, la Grande Aquila di tutta la tradizione rabbinica, nel suo libro filosofico ‘ Morè Nebuchim’ (Guida ai perplessi), sviluppa, in uno stile conforme alle esigenze del suo tempo, la sua spiegazione. Egli sostiene che bisogna negare ogni attributo riferito a Dio. Questa dottrina ‘in negativo’, se vogliamo, non è altro che la vera spiegazione, esplicita anche nella Bibbia, del Secondo Comandamento.

Il Secondo Comandamento afferma e chiarisce la vera dottrina della fede. Per questo motivo la sua severità è assolutamente necessaria, giacché così sentenziando garantisce la vera e pura fede nel Dio Unico. Una minima leggerezza comprometterebbe l’essenza del Comandamento stesso.

Dopo aver proibito ogni forma di idolatria, dalla più bassa alla più elevata, dalla più rozza alla più sofisticata, il Secondo Comandamento continua col chiarire “Non adorar tali cose, e non servire loro, perché Io, il Signore Iddio tuo, sono un Dio Geloso”. In ebraico letteralmente è detto: “Non ti inchinerai ad essi e non servirai loro”.

(Per capire bene perché viene proibito ‘l’inchino’, azione oramai fuori moda, si deve far riferimento agli antichi adoratori delle stelle. Costoro conoscevano molti segreti dello studio degli astri. Sapevano, per esempio, quali servizi erano dovuti ad una stella per propiziarsene gli influssi. Era una scienza molto precisa che richiedeva lunghe preparazioni. Se colui che prestava il culto sbagliava qualcosa, poteva mettere in pericolo perfino la propria vita. Ora, parte di quel servizio consisteva nell’inchinarsi alla stella, e l’inchino dell’intera testa comportava il servizio completo di tutta la persona).

Da quanto detto precedentemente si potrebbe pensare che tutte le proibizioni consistano nell’associare il nome di Dio a qualsiasi cosa del creato. Forse si potrebbe, per esempio, servire qualsiasi cosa senza che essa venga chiamata col nome di Dio. Ma sta scritto “non ti inchinerai ad essi e non servirai loro”. Se ne deduce che ogni tipo di inchino e di servizio reso ad ogni oggetto di creazione è proibito, perché sfocia nell’idolatria. Per attualizzare il concetto, si può dire che è vietato ‘inchinarsi’ cioè prostrarsi, essere sudditi, di qualsiasi persona o cosa.

Il principio generale “non avrai altri dei al Mio cospetto”, si è sviluppato in quattro principi particolari: “non ti fare alcuna scultura (1), né ogni immagine (2), non inchinarti ad esse (3) e non servir loro (4)”, principi che avranno una corrispondenza nelle quattro generazioni odiate.

Qui si conclude la parte proibitiva del Secondo Comandamento ed inizia la spiegazione del motivo della proibizione stessa: “poiché Io sono Iddio, Vostro Signore, un Dio Geloso”. L’assoluta severità della proibizione richiede un ‘poiché’.

L’inizio del Primo Comandamento è “Io sono Iddio, Vostro Signore”; questa affermazione viene ripresa alla fine della parte proibitiva del Secondo Comandamento: “poiché Io sono Iddio, Vostro Signore”. E’ come se Dio ci dicesse:

Dopo che avete visto tutta la misericordia che ho usato con voi, miracoli visibili a tutti, la Redenzione del popolo, ecc., sappiate che sono lo stesso Dio che vi ha comandato tutta la severità di questa legge. Vi ho tratto dalla terra d’Egitto, nella quale l’idolatria era più forte che in qualsiasi altra nazione del mondo, e avete visto quanto essa sia da Me odiata. Perciò ve la proibisco categoricamente. Ed ora che avete visto la Mia vendetta contro l’idolatria, vi svelo il Mio Nome, ‘Dio Geloso’ (EL KANAH nel testo ebraico), il quale non sopporta altri dei. Vi ho liberati dalla schiavitù di tutte le idee idolatre egiziane; ho usato grande misericordia per la vostra salvezza, mentre ho combattuto contro tutte le divinità d’Egitto, poiché il peccato di idolatria contrasta direttamente con il Mio Essere e la Mia Verità. E la verità non tollera ciò che la falsifica, per cui alla fine l’idolatria verrà distrutta. Vi avverto pertanto di non sottovalutare questo Comandamento, perché anche la più piccola leggerezza commessa dai padri, si ripercuoterà sui figli, fino alla terza e quarta generazione.

Fermiamoci qui per esaminare l’espressione “punisco il peccato dei padri nei figli, fino alla terza e quarta generazione”.

Dopo averci insegnato che Dio è un Dio Geloso, il Secondo Comandamento afferma che El Kanah punisce questo peccato fino alla Quarta Generazione. Perché fino alla quarta, non una di più e non una di meno?

La chiave per comprendere ciò si trova nelle quattro categorie delle proibizioni già specificate; in queste quattro categorie possiamo rilevare una sequenza di causa ed effetto:

·           la figura scolpita genera l’immagine, alla quale dapprima ci si inchina e alla fine si presta un servizio totale; parallelamente un’idea formata nella mente si associa ad un’immagine che le corrisponde e di cui il pensiero diventa suddito;

·           se i padri permettono una figura scolpita, anche con una giusta intenzione verso il vero Dio, i figli cresceranno con l’immagine di questa figura, e così si allontaneranno dalla giusta intenzione;

·           i nipoti non sapranno neppure che esisteva la giusta intenzione, e si inchineranno all’immagine come se fosse un dio;

·           la quarta generazione porterà a termine ogni intenzione idolatra dei suoi predecessori, prestando a quella immagine scolpita ogni culto idolatra possibile.

L’intenzione sbagliata dei padri si concretizza nelle pratiche idolatre e nei culti più spregevoli, proprio durante la Quarta Generazione.

Perciò la parola ebraica ‘le sonai’ ‘a coloro che mi odiano’ compare immediatamente dopo il riferimento alla Quarta Generazione, nella quale si scatena pienamente l’odio divino contro l’idolatria.

La catena dei padri, figli, terza e quarta generazione è anche una catena di quattro categorie e quattro livelli di pensiero sbagliato. La cosa importante da capire è che la radice dell’idolatria è sempre un pensiero che è già uscito dalla vera fede.

Ed ecco che dopo tremila e cinquecento anni da quando fu data la Legge dei Dieci Comandamenti sul monte Sinai dobbiamo sentirci dire: “Oggi, che non vi è più tale pericolo, (statue e immagini) sono permesse perché costituiscono un valido aiuto al culto esterno”! Anche se si volesse ‘nascondersi’ da tutte le altre leggi della Bibbia, non si può farlo nei confronti dei primi Due Comandamenti che insegnano l’unica vera fede monoteistica.

Ma subito dopo la menzione dell’ira contro coloro che odiano Dio, è promessa la Redenzione, nella quale Egli usa clemenza fino alla millesima generazione. Quattro generazioni sono molto poche nei confronti di mille. Così anche la ricompensa per aver custodito la vera fede nel Dio Unico è senza limiti nei confronti dei falsi ‘benefici’ derivanti dall’idolatria. Bisogna avere timore di questo Comandamento.

In più occasioni i Profeti hanno predetto che nel periodo della Redenzione tutte le nazioni riconosceranno e loderanno il Dio Unico e che alla fine tutte le forme di idolatria saranno distrutte. Quindi è importante sapere quanto l’idolatria sia odiata da Dio e come ci si debba rivolgere sempre a Lui direttamente, poiché Egli ascolta la preghiera di ogni singola creatura.

Dio ha detto che la Sua Legge sarà luce per tutte le nazioni. Questa luce deriva essenzialmente dai primi Due Comandamenti. E sebbene gli ebrei abbiano ricevuto questi Comandamenti direttamente da Dio e siano perciò comandati a custodirli, la verità e il beneficio hanno il potere di guidare tutti gli uomini che desiderano farne sorgente della loro fede.